I protagonisti della settimana NBA: Hawks in picchiata sotto il 50%, Gallinari e i Nuggets sempre più a fondo

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Dwight Howard - © 2016 twitter.com/ATLHawks
Dwight Howard – © 2016 twitter.com/ATLHawks
Dopo 11 partite gli Hawks sembravano lanciati verso una regular season in scioltezza, in cui proporsi come vera alternativa ai Cavaliers insieme con i Raptors. I fasti delle 60 vittorie di due anni fa come obiettivo da raggiungere e provare ad insidiare, con l’aiuto di un Dwight Howard pronto ad indossare nuovamente il mantello tra le strade di casa. Tutto (o quasi) cancellato dalle successive 11 sfide, in cui Atlanta è uscita sconfitta per ben dieci volte. Oggi, dopo il terribile KO subito contro i Magic, la squadra resta ai margini della zona playoff in Eastern Conference e, dopo quel 9-2 iniziale, è scesa sotto il muro del 50%, con 12 vittorie e 13 sconfitte. I motivi sono molteplici, a partire da un attacco che produce poco e sigla appena 100.5 punti ogni 100 possessi, pur nell’assurdità di essere la quarta miglior squadra in NBA per assist a partita, ben 24.1. La difesa resta solida, come dimostrano i 101.5 punti subiti ogni 100 possessi, ma le amnesie che colgono la squadra in certe partite restano preoccupanti, come dimostrano i 128 punti lasciati a Toronto, ma soprattutto i 131 subiti dalla non eccezionale Orlando, di cui 72 nel solo primo tempo.

Paul Millsap resta il cuore della franchigia ed un giocatore a cui affidarsi in ogni situazione. Nonostante il net rating di squadra sia di -1, il suo personale dice +5.1 (102.2-97.1) ed esprime al meglio quanto sia decisivo per questi Hawks sui due lati del campo. Howard non ha peggiorato granché le proprie prestazioni da inizio anno e si stanza su 13.8 punti, 12.5 rimbalzi e 1.6 stoppate a partita, garantendo un apporto comunque consistente, per quanto lontano dai fasti passati, soprattutto in termini di efficacia offensiva. A condurre le operazioni in attacco dovrebbe essere Dennis Schroeder, eletto primo timoniere dopo la partenza di Jeff Teague in estate. I 16.5 punti e 6.3 assist raccolti finora sono un buon bottino, ma il suo offensive rating si ferma a 100.4 punti ogni 100 possessi e, paragonato al pessimo 104 di defensive, mostra un quadro non completamente positivo per il giovane talento tedesco. Gli anni passano e Kyle Korver ha smesso di essere un fattore. Nella mezz’ora scarsa di media che trascorre sul parquet la squadra è in negativo di 6.2 punti ogni 100 possessi ed i suoi 8.2 punti di media, abbinati a una difesa sempre più soft, non bastano. Delude anche Kent Bazemore, confermato per 4 anni e 70 milioni di dollari, ma in calo di prestazioni, soprattutto in fase difensiva.

Non se la passano per nulla meglio i Nuggets, anzi giacciono tra le delusioni della Western Conference con sole 9 vittorie nelle prime 25 partite giocate. Partiamo dalle questioni di casa nostra: Danilo Gallinari sta vivendo la stagione più difficile della propria carriera. Lo dicono i numeri, prima di tutto. I 16.2 punti a partita non sono il career-low, ma la percentuale reale al tiro (47.2%) lo è, così come offensive (101.8) e defensive (107.4) rating, percentuale di rimbalzi raccolti rispetto a quelli a disposizione (7.1%) ed anche gli assist di media (2) non sono migliorati rispetto al passato. Non si può dare la colpa interamente alle alterne fortune di squadra e soprattutto l’atteso salto di qualità per legittimarsi leader di Mile High non è arrivato. La discontinuità del Gallo potrebbe presto trasformarsi in sconforto. Per questo hanno già iniziato a rimbalzare voci che lo vorrebbero ai Cavaliers insieme a Kenneth Faried in cambio di Tristan Thompson ed Iman Shumpert, o ancora richiesto da Celtics e Clippers. Per ora il nostro connazionale, però, deve provare a ripartire, mentalmente e sul parquet.

Danilo Gallinari - © 2016 twitter.com/nuggets
Danilo Gallinari – © 2016 twitter.com/nuggets

Non è solo Gallinari, però, il problema di questi Nuggets. Nell’ultima settimana sono arrivate tre sconfitte clamorose. Nell’ordine, contro i Nets pur segnando 111 punti, contro i Wizards combinando 44 falli, 48 palle perse ed il 25.5% da tre punti insieme con gli avversari e contro i Mavericks, che detengono il peggior record della Lega insieme con i Sixers. Denver segna tanto, stanziandosi come decimo miglior attacco a quota 105.6 punti a partita, va a rimbalzo meglio di tutti in NBA, ben 49.2 di media, ma produce appena 21.5 assist e, soprattutto, non riesce a chiudere la porta in difesa, subendo la bellezza di 107.4 punti ogni 100 possessi. Le note più liete sono rappresentante dal rientro ad alti livelli di Wilson Chandler, issatosi a 17.2 punti e 7.3 rimbalzi a partita, e dal buon inserimento nelle gerarchie di squadra del rookie Jamal Murray, quasi 10 punti in 22 minuti di media. Al contrario, Emmanuel Mudiay non si smosso di molto dal livello dell’anno passato, segna 12.9 punti con un pessimo 35% al tiro ed un ancor peggiore 28% da oltre l’arco, aggiungendo pochi più assist (3.7) di quante siano le palle perse (3). I Nuggets hanno necessità di un leader che salvi la franchigia. Al più presto.