I protagonisti della settimana NBA: l’alfiere KD ed i nuovi Warriors, sarà scatto matto al Re?

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Un anno fa, a metà stagione, già si iniziava a credere nella possibilità che gli Warriors potessero fare l’impensabile, battendo il record di 72-10 dei Bulls del 1995/96. Il miracolo è effettivamente avvenuto, ma Golden State ha poi lasciato per strada il titolo NBA e in estate è arrivato niente meno che Kevin Durant ad aggiungersi ad un meccanismo già pressoché perfetto. Tanto si è detto e tanto si è visto: come sono state le prime 40 partite dei nuovi Warriors?

Kevin Durant - © 2017 twitter.com/warriors
Kevin Durant – © 2017 twitter.com/warriors

Il record di squadra parla di 34 vittorie ed appena 6 sconfitte, con un cambio di marcia ad inizio dicembre che ha portato a 14 successi nelle ultime 16 partite giocate. Sono proprio le due sconfitte occorse nel mentre, però, ad aver gettato ombre sinistre su un rendimento altrimenti indiscutibile. I californiani al momento hanno totalizzato 5 KO senza alcuna gioia nei match contro Spurs, Rockets, Cavaliers e Grizzlies, ovvero le due avversarie dirette al momento in Western Conference, una squadra che, a meno di colpi di scena, dovrebbe volare ai playoff e potrebbe finire in una serie contro Golden State e coloro che, con tutta probabilità, dovrebbero essere gli antagonisti finali nella strada verso il titolo. Non bastasse, gli Warriors hanno mal digerito le festività, facendosi recuperare un vantaggio colossale tanto da Cleveland a Natale, quanto soprattutto da Memphis all’Epifania. Andando a terminare l’analisi dei punti critici, ecco che Durant ha vissuto i maggiori problemi finora nella Baia proprio quando la squadra distanziava gli avversari con un margine entro i cinque punti nei cinque minuti finali, fermandosi ad un negativo 7/25 al tiro, tragico pensando all’1/11 da oltre l’arco, con appena un assist in 46 minuti totali. Ora che abbiamo visitato l’abisso, la strada è tutta in salita.

Come dimenticare i 26 punti di media del numero 35, con la percentuale reale al tiro più alta in carriera (65%), career-high per rimbalzi (8.6) e stoppate (1.7), oltre alla percentuale più bassa di palle perse (8.5%). Durant tiene gli avversari al 47% nei pressi del ferro, un dato migliore persino di big men affermati quali Marc Gasol, Anthony Davis o Andre Drummond. La sua ulteriore crescita è stata accompagnata da una flessione nelle performance di Steph Curry. Il compagno è un grande creatore del gioco e toglie spazio all’MVP in carica, che ha spesso attirato raddoppi altissimi e ha perso quasi tre tentativi al tiro a partita, cinque punti di media (24.7 attualmente) ed è sotto al 40% da oltre l’arco per la prima volta in carriera. I 4.3 rimbalzi e 5.9 assist non bastano a garantirgli un posto tra le principali realtà di quest’anno, ma il miglioramento complessivo di squadra passa anche da questi cambiamenti. Klay Thompson, allo stesso modo, ha subito un calo delle proprie prestazioni, con 21.3 punti a partita ed il 39% da oltre l’arco, frutto soprattutto di quelle occasioni, oltre dieci, in cui ha tirato più volte rispetto ai punti messi a referto. La sua presenza in campo, però, è fondamentale tanto per Durant quanto per Curry per implementare la percentuale al tiro di ben 7 punti.

Draymond Green + Steph Curry - © 2017 twitter.com/warriors
Draymond Green + Steph Curry – © 2017 twitter.com/warriors

Gli Warriors possiedono il miglior net rating della Lega (+11.6), frutto di un offensive rating pazzesco (113.3 punti ogni 100 possessi), figlio della miglior percentuale reale in NBA (60.2%), della miglior percentuale effettiva (56.6%) e di una percentuale di assistenze atomica (71.6%). I due giocatori più importanti per la squadra sui due lati del campo sono Draymond Green e, dalla panchina, Andre Iguodala. Il primo è sulla buona strada per diventare uno dei quattro giocatori di sempre con medie di almeno 10 punti (10.7), 8 rimbalzi (8.6), sette assist (7.7), due palle recuperate (2.1) ed una stoppata (1.2). Superstar difensiva, ma anche fulcro imprescindibile in attacco, dunque. Iggy, invece, sta vivendo una stagione più complessa del previsto, in cui scrive appena 5.7 punti di media in un utilizzo di appena 25 minuti, raccoglie un career-low di 3.6 rimbalzi ed un defensive rating da quasi 103 punti, il più basso dal 2009/10. Ciò che ha perso atleticamente, Iguodala continua, però, a dimostrarlo con la sua meravigliosa intelligenza cestistica, dimostrata, ad esempio, dai 4.8 assist per ogni palla persa, il dato migliore nella Lega. Sotto canestro Zaza Pachulia, dal net rating strepitoso (+17.1), Javale McGee, al momento in quota da career-high al tiro (64.8%), e David West, magistrale autore di 6.4 assist per 36 minuti e capace del 54.7% al tiro, tengono la situazione ampiamente sotto controllo.

E ci sarebbero ancora da citare Shaun Livingston, che tira con un pazzesco 57.2%, Ian Clark, 51.4% dal campo e 40.8% da tre punti, e della sorpresa Kevon Looney, che, se giocasse così per 36 minuti, metterebbe a referto 10.5 rimbalzi e 2 stoppate di media. Gli Warriors sono costruiti per vincere e devono aver paura soltanto di loro stessi, degli anomali cali che spesso li assalgono e dei momenti in cui il pallone trema tra le mani. Altrimenti, il ritorno alla conquista dell’anello potrebbe essere questione di qualche mese.