I protagonisti della settimana NBA: le eterne incompiute, Magic e Kings alla ricerca di gloria

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Ci sono squadre che, una volta entrate in un’aura di mediocrità data dalla combinazione di record negativo e conseguente assenza ai playoff, faticano ad uscirne per anni o, nel peggiore dei casi, addirittura un decennio. L’uno è il caso dei Magic che, dopo aver sognato alle Finals NBA del 2009 ed aver cavalcato l’onda Dwight Howard ancora per un paio d’anni, sono entrati nel vortice da quattro stagioni ad oggi, toccando al massimo quota 35 vittorie nel 2015/16. L’altro è, invece, il tremendo decorso dei Kings, squadra da brividi a cavallo del secolo, che dal 2006/07 ad oggi non ha collezionato altro che annate sotto i 40 successi (38 al massimo) e cocenti delusioni a ripetizioni.
Questo poteva (doveva, forse?) essere l’anno del riscatto, tanto ad Orlando, che così ferocemente si è mossa in offseason, per raccogliere pezzi utili ad una riscossa, quanto soprattutto a Sacramento, in cui il talento sopraffino di DeMarcus Cousins dà sempre l’idea di andare sprecato. Eppure, a metà stagione inoltrata, il record ci parla di 18 vittorie a testa, con 29 sconfitte da una parte e 27 dall’altra. Stranamente la post-season è più lontana ad Est (5 partite dai Bulls) che ad Ovest (2 partite dai Nuggets), ma difficilmente, anche se dovesse arrivare un record più vicino al 50%, si festeggerà un posto sul treno playoff, tanto in Florida, quanto in California.

Ora che si avvicina la trade deadline, le questioni sui Magic riguardano i loro giovani di prospettiva, soprattutto Aaron Gordon, Elfrid Payton e Nikola Vucevic. Non sembra aver senso scambiarli per ottenere una pedina di valore che possa condurli subito a risultati migliori. L’obiettivo a lungo termine dovrà essere tornare in post-season ed essere una contender reale, come sta accadendo ai Celtics. Gordon sta migliorando sensibilmente dal punto di vista offensivo, arrivando a 11.6 punti e 2 assist di media, che portano il suo offensive rating a 103.5 punti ogni 100 possessi, ben più alto del 100.9 complessivo, il penultimo in NBA. Vucevic, pur essendo un giocatore da 14.8 di PIE, è stato criticato a inizio anno, ma a gennaio ha alzato l’asticella a 13.9 punti, 8.4 rimbalzi, 3.1 assist e 1.1 stoppate a partita. Quella che doveva essere una delle migliori difese della Lega si stanzia al 21° posto con 106.4 punti subiti ogni 100 possessi e le qualità del montenegrino, leader tra chi ha giocato almeno 40 partite con 103.9 di defensive rating, sono fondamentali per continuare a sperare. Payton, invece, è stata la più dolce sorpresa per i Magic, che stanno giovando a pieno dei suoi 12.5 punti, 3.9 rimbalzi e 6 assist a uscita, alzatisi a 14.7+4.2+6.8+1.2 palle rubate di media nel mese corrente. Sono Serge Ibaka e Bismack Biyombo a non aver portato ad Orlando la crescita auspicata in estate. Lo spagnolo diventerà free agent, quindi una trade potrebbe essere la soluzione migliore per ottenere qualcosa in cambio. L’ex Raptors, autore di appena 6.3 punti e 7.7 rimbalzi in 25 minuti scarsi sul parquet, invece, porta con sé un pesante quadriennale da 72 milioni di dollari. Gli infortuni occorsi ad Evan Fournier, leader di squadra con 17 punti di media, e Jodie Meeks hanno vistosamente peggiorato la situazione di un backcourt in cui Mario Hezonja è stato messo ai margini e C.J. Watson non dà alcuna garanzia. Troppi interrogativi per una squadra che ha fretta di tornare grande.

Ad aggiungere un’ulteriore tegola alla già complessa stagione dei Kings ci ha pensato la rottura al tendine d’Achille per Rudy Gay. I suoi 18.7 punti, 6.3 rimbalzi, 2.8 assist e 1.5 palle perse, con il miglior plus/minus di squadra a +2.3, mancheranno fino al termine della stagione, dunque, lasciando Cousins senza la propria spalla offensiva più efficace. Boogie, fresco di convocazione da riserva per l’All-Star Game, ha ulteriormente incrementato le proprie statistiche a 28 punti, 10.3 rimbalzi, 4.4 assist, 1.5 palle rubate e 1.4 stoppate di media, dimostrando la propria efficacia all-around. Il suo problema è che Sacramento è una squadra incompleta tanto in attacco (17° con 104.7 punti ogni 100 possessi) quanto soprattutto in difesa (26° con 108.6 punti subiti ogni 100 possessi), e sembra avere pochi margini di miglioramento. L’undrafted girovago della Lega Garrett Tample ha messo insieme numeri incredibili (7.9 punti e 2.8 rimbalzi), superiori tra gli altri a quelli del deludente Aaron Afflalo (-6.1 di net rating). Chi ha interrotto tragicamente la propria crescita è Ben McLemore, che segna 5.2 punti a partita con il 48% di percentuale reale e praticamente non sa difendere, come dimostrano i 110.2 punti subiti ogni 100 possessi con lui in campo. Se anche un difensore riconosciuto come Matt Barnes, però, stampa un -111.4 di defensive rating e gioca quasi 25 minuti a partita, però, qualcosa proprio non funziona. Ty Lawson è tornato a produrre basket, autore di 8.9 punti e 4.3 assist di media, Darren Collison ce la mette tutta ed almeno tocca quota 12.6 punti a partita, ma per il resto è buio completo. Delle tre scelte al primo giro dello scorso Draft, la numero 13, Georgios Papagiannis, e la numero 28, Skal Labissiere, sono già stati spediti in D-League, mentre la numero 22, Malachi Richardson, vede il parquet per meno di 8 minuti a partita e, di conseguenza, non può essere in alcun modo decisivo. Nulla di buono all’orizzonte per i Kings, soprattutto se Cousins, free agent nel 2018, si stancherà della situazione.