Il protagonista della settimana NBA: Joel Embiid è pronto a dominare la Lega?

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Joel Embiid - © 2017 twitter.com/Sixers
Joel Embiid – © 2017 twitter.com/Sixers

Il record complessivo dei Sixers nelle ultime tre regular season e mezzo parla di 56 vittorie e 223 sconfitte. La permanenza tra le ultime delle classe sembra essere ormai un’abitudine, ma la situazione è in moderata crescita, se si pensa che mancano soltanto due successi per far meglio della tragica scorsa stagione da 10-72. Le scelte tragicomiche dell’ex general manager Sam Hinkie, motivo per cui al momento c’è un Nerlens Noel (6° scelta Draft 2013) con le valigie pronte ed un Jahlil Okafor (3° scelta Draft 2015) assolutamente impossibile da combinare con il protagonista dell’articolo, hanno deteriorato in maniera indelebile la franchigia. Il suo sostituto, Bryan Colangelo, in un’estate non ha potuto far miracoli, ma ha dato un senso alla squadra affidandola al talento di Sergio Rodriguez, chiamando Dario Saric al salto oltreoceano, aggiungendo in Gerald Henderson un tiratore esperto e portando poi Ersan Ilyasova in città per aumentare il potenziale offensivo di squadra. Soprattutto, però, Philadelphia ha trovato pronto per l’uso Joel Embiid, la terza scelta assoluta del Draft 2014, riguardo il quale le voci si sono sprecate nei due anni di inattività. Il nativo del Camerun era atteso ad un process che lo trasformasse da fenomeno social a protagonista sui parquet NBA. Per non lasciare completamente incompiuta l’eredità di Hinkie, che tanto ha creduto in lui. Per riportare i Sixers fuori dal baratro.

Ed Embiid non sta deludendo le attese: in 25 minuti di utilizzo medio, limitati per non affaticare eccessivamente il piede destro di cristallo, mette insieme la bellezza di 19.2 punti, 7.3 rimbalzi e 2.4 stoppate, con un PIE di 15.6 ben più alto della media NBA. Diciamo che, se i minuti fossero 36, ipotizziamo un rendimento spaziale da 27.5 punti, 10.6 rimbalzi e 3.4 stoppate, con 10 viaggi in lunetta e 7.7 liberi segnati di media. Qualcosa che lo avvicinerebbe più ad un titolo di MVP, in una squadra competitiva, rispetto a quello di Rookie of the Year, che, a meno di sconvolgimenti, dovrebbe conquistare senza troppe difficoltà quest’anno. Il prodotto di Kansas offensivamente sa far tutto, dai fenomenali movimenti in post, che peraltro gli fruttano tanti falli subiti, al tiro da oltre l’arco, con il 38.6% su 3 tentativi esatti a partita, dalle qualità di ball handling, considerando la stazza da 2 metri e 13, alla visione di gioco, come dimostrano i quasi 2 assist in quei 25 minuti. Inoltre, è fantastico in protezione del ferro ed è abbastanza atletico per difendere contro qualsiasi tipo di avversario se necessario. I suoi margini di miglioramento sembrano ancora molto ampi e l’unica incognita su un futuro da All-Star resta la sua tenuta fisica. Di certo, non smetterà mai di stupire con i suoi spettacolari tweet.

Dopo la striscia di otto sconfitte consecutive a cavallo tra novembre e dicembre, i Sixers hanno raccolto cinque vittorie nelle successive undici partite giocate, non a caso con Embiid laureatosi Rookie of the Month nell’ultimo mese del 2016, grazie a prestazioni quali i 33 punti con 10 rimbalzi e 3 stoppate nel successo sui Nets, oppure i 23 punti, 6 rimbalzi, 5 assist, 3 stoppate e 2 palle rubate nella gioia contro i Nuggets. Philadelphia, però, resta una squadra incompiuta, come dimostra la prima uscita di questo 2017. Avanti di 26 punti contro i T-Wolves nel secondo tempo, si è fatta recuperare tutto il vantaggio, prima che Robert Covington, sfruttando la double coverage sul compagno con il numero 21, decidesse la sfida con una magia allo scadere. Non resta che sperare che il futuro sia dei più rosei per uno dei sei giocatori nella storia NBA dal 1983/84 con almeno 18.4 punti, 7.4 rimbalzi e 2.4 stoppate di media nelle prime 20 partite nella Lega. La compagnia è da Hall of Fame, con Shaquile O’Neal, Dikembe Mutombo, David Robinson, Hakeem Olajuwon e Ralph Sampson. I suoi predecessori, però, avevano impiegato almeno 658 minuti sul parquet, mentre a Embiid ne sono bastati 489. Non resta che aver fiducia, trust the process. E con questi numeri e queste qualità di certo non vien difficile.