Melo e D-Rose: leader o grattacapi dei Knicks?

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Dopo un avvio di stagione confortante che li aveva portati ben oltre il 50% di vittorie, i New York Knicks hanno imboccato un trend fortemente negativo che li ha portati a perdere 16 degli ultimi 21 match disputati. Certo, i newyorchesi possono vantare un discreto credito con la dea bendata, visto che fra le sconfitte considerate 2 sono arrivate all’overtime (Atlanta e Phoenix), 3 subendo un buzzer beater (Atlanta, Philadelphia, Milwaukee), e altre 4 dopo una volata punto a punto. Detto ciò, a preoccupare maggiormente sono stati alcuni match dai quali i Knicks sono usciti sconfitti in maniera ingloriosa, talvolta per la caratura non eccezionale degli avversari, oltretutto affrontati fra le mura amiche (Orlando, New Orleans, Phoenix), altre volte per il modo in cui la partita è stata condotta (-34 subito dai Raptors dopo soli tre quarti di gioco).

I Knicks attuali sono notevolmente migliorati sotto l’aspetto tecnico rispetto alle stagioni precedenti, confermato dal fatto che la media dei punti segnati si attesta oltre i 105 a partita, sufficienti a fare della squadra della Big Apple il quarto attacco della Eastern Conference dopo quello di Toronto, Cleveland e Boston. Le difficoltà principali, dunque, non provengono dalla staticità ed inefficienza della fase offensiva, trend che aveva caratterizzato i Knicks delle precedenti annate, bensì dalla transizione nella propria metà campo, dalla concentrazione nel proteggersi dagli attacchi avversari, più in generale da una fase difensiva fra le peggiori dell’intera Lega (108.2 punti subiti di media). Il dato preoccupante è che la squadra blu-arancio ha fatto estrema fatica a tenere i propri avversari sotto quota 100 punti tanto nelle sconfitte quanto nelle vittorie, subendo, talvolta, delle rimonte nei minuti finali che hanno compromesso l’andamento positivo del match. A rendere ancor più intricata la situazione è il fatto che il roster di New York, almeno in apparenza, non sia per nulla carente di discreti difensori: Noah, seppur lontano dal rendimento che gli permise di diventare Defensive Player of the Year nel 2014, resta un giocatore che fa dell’aggressività, della tenacia e della costanza difensiva il proprio marchio di fabbrica; Porzingis, nonostante la giovane età, si può considerare tra i migliori rim protector del campionato vista la stazza; Lee è da sempre specialista nel contenimento dei portatori di palla, oltre che modesto difensore perimetrale; il secondo quintetto, dal canto suo, sembra essere ben assortito.
La problematica, allora, persiste non tanto nelle singole capacità dei giocatori, quanto in fattori mentali che limitano l’applicazione nella fase di copertura. A testimoniare quanto detto, intervengono, tra l’altro, le dichiarazioni che ha rilasciato qualche giorno fa Derrick Rose:

“Ho detto al coach di essere più duro con noi. E’ colpa di un mix di cose che dobbiamo migliorare: impegno, schemi, decision-making, comunicazione.”

 
Tuttavia, convenevoli e dichiarazioni a parte, gran parte delle problematiche maggiori che affliggono i Knicks nella propria metà campo, risiedono proprio nella scarsa applicazione difensiva che hanno mostrato fin qui l’ex play dei Chicago Bulls e Carmelo Anthony, entrambi leader di un gruppo di ragazzi che può migliorare esclusivamente se sospinto da un atteggiamento positivo dei propri fari. Invece, le ultime settimane sono state caratterizzate da news, riguardanti i due giocatori in questione, che non hanno fatto altro che compromettere l’unità e la stabilità di uno spogliatoio di per sé fragile. La no-trade clause inserita nel ricco contratto percepito da Carmelo Anthony, impedisce alla dirigenza di coinvolgerlo in una trade senza la sua volontà. Nonostante ciò, dopo la pesante sconfitta subita dai Raptors, Charley Rosen, editorialista molto vicino al GM Phil Jackson, ha sostenuto che il tempo e l’utilità di Melo nella squadra della Grande Mela fossero ormai esauriti, provocando, di conseguenza, la piccata reazione del giocatore in questione, che ha tuonato in conferenza stampa:

“Se qualcuno pensa che il mio tempo qui sia finito, credo sia venuto il momento di parlarne.”

Tutto faceva presagire un’imminente trade, invece l’incontro avvenuto fra Melo e Jackson ha portato una temporanea tregua che tiene l’ex giocatore dei Nuggets ben saldo alla guida della Knicksnation, obbligato, però, a ben altro atteggiamento se non vuole sperperare l’etichetta di superstar che si è guadagnato durante la sua carriera.

D’altra parte c’è stato, invece, un Derrick Rose che è mancato, senza nessun preavviso, poche ore prima del match casalingo contro i Pelicans, per poi giustificare la sua assenza per gravi motivi familiari. Incassata una multa da 200mila dollari, ha zittito i rumors che minacciavano un suo probabile addio alla pallacanestro, cercando di recuperare il rapporto con i fans newyorchesi.

Nonostante una situazione di difficile interpretazione, New York è ancora pienamente in corsa per un posto playoff distante solo due vittorie: Washington, Indiana, Charlotte, Chicago, Milwaukee, Detroit non sono certo corazzate. Se imboccassero il percorso giusto, i Knicks avrebbero tutte le carte in regola per concludere la stagione al di sopra delle squadra appena citate. Se solo volessero…