ROAD TO MVP: Leonard sulle orme di Robinson e Duncan

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Kawhi Leonard e i San Antonio Spurs: un binomio che tende a diventare sempre più forte; un binomio frutto della visione e della sapienza di R.C. Buford e di Greg Popovich, rispettivamente GM e coach dei texani, che nel 2011 decisero clamorosamente di dirottare George Hill ai Pacers in cambio di un ragazzo draftato alla quindicesima scelta proprio dalla franchigia di Indianapolis. Nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo che quel giovane poco più che ventenne, poco dotato tecnicamente e molto timido, sarebbe potuto diventare, nel giro di pochi anni, l’MVP delle Finals del 2014, il due volte miglior difensore della NBA e, oggi, uno degli aspiranti candidati al riconoscimento di MVP della regular season. Elegante, letale, tenace, aggressivo, sempre concentrato: Kawhi Leonard rappresenta il prototipo dello Spurs per eccellenza, la giusta prosecuzione dell’eredità che è stata di Robinson prima e Duncan poi, senza dimenticare Parker e Ginobili. Decisivo e dominante sul parquet, sfuggente e riservato nella vita privata, Kawhi ama il basket più di qualsiasi altra cosa al mondo, getta in campo sempre il 100% di sé stesso, è motivato a migliorare costantemente la propria tecnica.

Per forza di cose, Leonard ha dovuto raccogliere, quest’anno, il pesante fardello di traghettare la franchigia texana fuori dalla vincente epopea Duncan, evitando di far rimpiangere il caraibico dal punto di vista tecnico e carismatico. Soprattutto, Leonard ha la responsabilità di guidare un team di per sé completo e competitivo, per dimostrare a tutti i detrattori che il collettivo Spurs è ancora in grado di puntare al bersaglio grosso, nonostante la cocente e inaspettata eliminazione subita dagli Oklahoma City Thunder negli scorsi playoff. Al suo fianco, oltre alla superstar Lamarcus Aldridge, è arrivato Pau Gasol, sostituto naturale di Duncan nel ruolo di centro, e ancora voglioso di dire la sua in una contender. Lo spagnolo, rispetto al caraibico, assicura meno carisma, meno fisicità, ma più precisione di tiro dalla distanza, fattore che garantisce a Popovich un più ampio ventaglio di scelte offensive. Rispetto allo scorso anno è cambiato notevolmente la panchina, da sempre punto di forza degli speroni, apparsa negli scorsi playoff non in grado di garantire più un apporto significativo. Simmons, Dedmon, Murray, Lee assicurano esplosività, fisicità, dinamismo, fattori essenziali che vanno ad aggiungersi ad una panchina già ricca del talento di Patty Mills e Manu Ginobili. La regular season, per il momento, procede senza particolari intoppi; il secondo posto, Rockets permettendo, dovrebbe essere una pratica non troppo difficile da chiudere per i nero-argento. Dunque, il banco di prova giungerà in post-season, quando gli Spurs dovranno dimostrare di valere di più degli stessi Rockets, dei Clippers, dei Thunder e, perchè no, degli apparentemente imbattibili Warriors.

La stagione di Kawhi Leonard, come quella del suo team, procede a gonfie vele, mantenendo le alte aspettative della vigilia. 25.5 punti, 3.2 assist, 5.7 rimbalzi, 1.8 rubate: sono medie che fanno dell’esterno di Riverside (California) uno dei giocatori più completi e decisivi della NBA. Già nota la sua notevole applicazione in fase difensiva, discreta la sua capacità di colpire in penetrazione, ha migliorato esponenzialmente la sua tecnica di tiro, risultando oggi fra i più precisi sia nella statistica generale (49%), che da oltre l’arco da 3 punti (41%). Di rigetto, ovviamente, sono aumentate le sue responsabilità: Popovich ha fatto di lui la principale bocca da fuoco della squadra, il giocatore incaricato di prendere i possessi decisivi nei minuti finali, l’unico dotato della facoltà di prendere isolamenti quando la squadra è in difficoltà. Silenzioso e riservato, probabilmente, per essere leader a tutto tondo di questa squadra dovrà imparare a parlare con i compagni, a guidarli non solo dal punto di vista tecnico ma anche morale, a infondere in loro motivazione e fiducia.

Nonostante sia poco propenso a giocare per i numeri o per i trofei personali, Kawhi Leonard, per quanto detto finora, rientra di diritto nella corsa all’MVP della regular season 2016/2017; una corsa che lo vede partire svantaggiato rispetto, soprattutto, a due fenomeni che, partita dopo partita, stanno smontando qualsiasi record segnato in precedenza: James Harden e Russell Westbrook. Tuttavia, l’esterno degli Spurs ha dalla sua una continuità di prestazioni che, unita alle alte performance della sua squadra, gli concede ancora qualche chance di competizione. Dimentichiamoci, però, di vedere questo fuoriclasse appena 25enne giocare esclusivamente per le statistiche. Kawhi Leonard gioca per vincere, per rivincere