Un salto di qualità che non arriva mai. Cosa fare a questo punto TWolves?

0
1116

11-26 di record, ultima posizione nella Western Conference, playoff ancora una volta un miraggio e stagione che se non è già da buttare, poco ci manca. Di sicuro non era cominciata con questi auspici la stagione dei Minnesota Timberwolves. Dopo tanti anni di delusioni e anonimato (12 anni senza andare ai playoff), dopo tanti allenatori cambiati, Thibodeau è l’ottavo negli ultimi 13 anni, dopo tante promesse e speranze, la situazione è la stessa dell’anno scorso e degli anni passati.

LE ASPETTATIVE

La morte di Flip Saunders che negli ultimi 20 anni era stato la colonna della franchigia ha sicuramente intaccato tutto l’ambiente, ed è per questo che in estate è stato scelto Tom Thibodeau per ricominciare, dandogli non solo la panchina ma anche il ruolo di presidente (un po’ alla Popovich e alla Rivers) con pieni poteri anche sul mercato per poter costruire un roster ed una mentalità vincente, che manca dai tempi del primo Kevin Garnett. La situazione non era di certo semplice visto l’eredità tecnica che gli è stata lasciata in mano, ma di sicuro ci si aspettava qualcosa in più, almeno nella metà campo difensiva dove Thibs è considerato il migliore dell’intera NBA.

NUMERI E ROSTER

12esimo attacco della Lega con 105.9 punti su 100 possessi, 24esima peggior difesa con 107.9 punti concessi agli avversari sempre su 100 possessi. 25esimo Pace (96.73), 12esimo offensive rating (105.9) e 24esimo defensive rating (107.9). Numeri in totale controtendenza rispetto alle abitudini di Thibodeau ma facilmente spiegabili con le caratteristiche tecniche dei giocatori presenti nel roster, che sembrano poco adatti alla visione del gioco del coach ex Bulls.
Da una parte c’è un gruppo di giovani (giovanissimi), Brandon Rush con 8 stagioni in NBA è quello con maggiore esperienza e gioca 10 minuti a partita, dotati di grande atletismo, non grande tiro da tre punti, scarsa attitudine difensiva, ma amanti della corsa e delle azioni in transizione. Dall’altra un coach che è sempre stato abituato a lavorare con giocatori abbastanza esperti e che predilige una difesa aggressiva e molto strutturata (quindi non così semplice da meccanizzare) ed il gioco più ragionato a metà campo.

Andrew Wiggins (22.1 punti di media), Karl-Anthony Towns (21.4 e 11.6 rimbalzi) e Zach LaVine (20.8) sono il presente e il futuro di questa franchigia che però, a parte loro tre, anche offensivamente ha veramente poco. Dieng è il quarto miglior realizzatore con 10 punti di media, mentre a 7 c’è Ricky Rubio, vero dilemma che i Timberwolves dovranno cercare di risolvere nel più breve tempo possibile. Vista anche la crescita di Kris Dunn preso all’ultimo Draft, è sempre più probabile una sua cessione, magari per un 4 perimetrale pericoloso fuori dalla linea dei tre punti che possa fare coppia con Towns così da avere Dieng e la sua presenza difensiva dalla panchina.

FUTURO

I tre leader della squadra però sembrano veramente poco adatti alla idee di Thibodeau (un po’ come i Bulls con Hoiberg, e paradossalmente uno scambio di allenatori, o delle loro caratteristiche, potrebbe essere perfetto per entrambe le franchigie anche se Thibodeau non tornerebbe di certo a Chicago) e finora i risultati lo stanno dicendo chiaro e tondo. Che fare quindi? Il coach ha firmato un triennale e l’idea della franchigia è stata quella di affidargli le chiavi per tornare in alto dopo tanti anni, forse la decisione è stata presa guardando la grande esperienza e i risultati ottenuti da Thibs, senza però dare anche uno sguardo ai giocatori che avrebbe dovuto allenare.
Minnesota è destinata ad un’altra stagione deludente che permetterà di avere un’altra buona scelta al Draft, anche se non così alta da riuscire a trovare un giocatore in grado di dare un grosso contributo. Ecco che quindi la scelta potrebbe anche essere sacrificata, insieme magari proprio al playmaker spagnolo, per arrivare ad un giocatore di esperienza che possa dare un supporto all’idea di gioco di Thibodeau. Le altre squadre però sanno bene che i TWolves vogliono cedere, e quindi non faranno di certo sconti.

Thibodeau dovrà quindi riuscire a lavorare su più fronti: in campo per cercare di formare un’identità solida ed un gruppo che possa migliorare di partita in partita; fuori dal campo per cercare di migliorare un roster che come detto esclusi i primi 5-6 giocatori è davvero povero di talento e senza grandi specialisti.
Tutt’altro che facile, ma il coach ex campione NBA da assistente con i Celtics è abituato ad affrontare momenti difficili. Se dovesse riuscire nel suo intento i Timberwolves potrebbero diventare davvero pericolosi, ma per il momento il traguardo è davvero lontano e i condizionali ad ogni inizio di stagione ormai troppi, così come le delusioni, anche per un tifo appassionato come quello di Minneapolis.