Orlando is not magic: Ibaka già pronto a partire?

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Ancora una volta gli Orlando Magic hanno mancato l’appuntamento con la svolta, restando per l’ennesima stagione un’eterna incompiuta. Gli importanti arrivi estivi di Serge Ibaka da OKC, Bismack Biyombo da Toronto, Jeff Green da Memphis, oltre che l’esperto coach Frank Vogel, uniti alle alte speranze di crescita dei numerosi giovani che compongono il roster, avevano fatto propendere critica e mass-media verso un atteggiamento positivo nei confronti della franchigia della Florida, considerata fra le possibili contender per un posto ai playoff.

Soltanto qualche mese dopo, invece, ci si ritrova ad osservare un team nel quale i nuovi arrivati non sono riusciti ad integrarsi come voluto, Hezonja, Payton, Gordon e Vucevic si sono dimostrati nient’altro che discreti role player, non in grado però di cambiare le sorti della squadra, con un coach non in grado di imprimere la svolta tecnica tanto attesa. In questo contesto, come è ovvio che fosse, Orlando si ritrova, per l’ennesima stagione, a navigare nuovamente in acque torbide, destinata al tanking più sfrenato, in attesa di capire quale possa essere il prospetto più interessante da acquisire al prossimo Draft, e ricominciare ancora una volta da zero.

Con il senno del poi, quello che appariva un roster ben assortito, si è rivelato essere una costruzione errata, senza fondamenta e coesione di squadra. Gli arrivi di Ibaka, Biyombo e di coach Vogel erano stati pensati come apporto di compattezza, mentalità vincente e capacità difensive ad un nucleo di giovani ancora inesperto ed incompiuto. Le due star arrivate da Oklahoma City e Toronto, invece, anziché integrarsi ed erigersi a guide del team, sono apparsi due pesci fuor d’acqua al di fuori di un contesto competitivo come quello che li vedeva protagonisti in passato. Di conseguenza la difesa, annoso problema che affligge i Magic dal post Howard, ha continuato a funzionare ad intermittenza, nonostante in panchina ci fosse uno specialista come Vogel, che ai tempi di Indiana faceva girare i suoi ampiamente sotto i 100 punti concessi di media.

Tuttavia, se la fase difensiva continua a rappresentare un’incognita (106 punti subiti di media), la situazione nell’altra metà campo può essere considerata altrettanto critica, se non addirittura peggiore. Con appena 100 punti di media realizzati, infatti, Orlando si posiziona al ventinovesimo posto per prolificità del proprio attacco, meglio solo di Dallas nell’intera Lega. Povera di fluidità e intesa, la fase offensiva si è caratterizzata più per gli isolamenti in post di Ibaka e Vucevic, le penetrazioni di Payton e Heznoja, i tiri dalla distanza di Fournier e Meeks, unici ad avere discrete percentuali al tiro; poco, molto poco, per una squadra che ai nastri di partenza veniva descritta come una possibile outsider. Di conseguenza, la differenza fra punteggio realizzato e punteggio concesso (-6) vede la franchigia della Florida al ventisettesimo posto, meglio solo di Phoenix e Brooklyn, che però, a differenza dei Magic, erano partiti con ambizioni molto modeste. Con 5 vittorie negli ultimi 21 match disputati, inoltre, Orlando detiene uno dei peggiori record del 2017, destinato, molto probabilmente, a peggiorare ulteriormente, considerando anche la contemporanea rinascita di Philadelphia e Miami, che rischia di far sprofondare i Magic nei più profondi confini della Eastern Conference.

L’obiettivo playoff, paventato da dirigenza e mass-media ad inizio stagione, è pian piano diventato una chimera. Gli Orlando Magic, dunque, sono ad un punto di non ritorno: continuare, inopportunamente, ad insistere su questo roster, sperando che prima o poi arrivi una certa continuità di risultati; oppure provare a cedere quelle pedine che possano assicurare, quantomeno, un ritorno in termini di giocatori e/o scelte future. Primo fra tutti, sicuramente, Serge Ibaka, arrivato ad Orlando con un contratto da unrestricted free agent che, di conseguenza, lascerà i Magic a bocca asciutta a fine stagione. Per evitare di disperdere nel nulla il capitale che assicura il lungo congolese, la dirigenza di Orlando sta cercando di piazzarlo in qualche contender, per ottenere in cambio scelte future e giovani promesse. Fra le franchigie interessate alle prestazioni dell’ex OKC potrebbe esserci Toronto, alla perenne ricerca di un’ala grande che possa completare un quintetto forte ma non abbastanza per competere con altre corazzate.

I rumors delle ultime ore, per quanto poco attendibili possano essere, vociferano di una trade che porterebbe il congolese in Canada e, in Florida, uno tra Corey Joseph e Terrence Ross più un paio di scelte al prossimo Draft. Non solo i Raptors, però, perchè alla corsa per il lungo dei Magic pare esserci iscritta anche Miami, che vorrebbe prolungare il proprio momento speciale, affiancando un giocatore di grosso calibro a Whiteside e Dragic.
Tuttavia, Ibaka non è certo l’unico sul piede di partenza: come lui, anche i vari Biyombo, Green e lo stesso Vucevic, potrebbero finire nel mirino di altre contender. L’unico incedibile pare essere Aaron Gordon, ma da qui al 23 febbraio lo scenario potrebbe arricchirsi di nuove sorprese.