ROAD TO MVP: Isaiah Thomas, il folletto che ha fatto innamorare Boston

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Isaiah Thomas - © 2017 twitter.com/celtics
Isaiah Thomas – © 2017 twitter.com/celtics
Un vecchio spot di un noto marchio sportivo citava “impossible is nothing” come aforisma per sponsorizzare i suoi prodotti. Se questa frase dovesse essere traslata nella NBA moderna, nessuno meglio di Isaiah Thomas potrebbe incarnarne il significato. Tenacia, caparbietà, volontà in ogni allenamento sono la ricetta che ha reso un ragazzo di Seattle, partito dalla sessantesima scelta al Draft e con una statura medio-bassa, fra i giocatori più forti e decisivi attualmente presenti in NBA.

Eppure le stigmate del campione si sono notate fin dai primi passi mossi nella Lega maestra, quando, arrivato a Sacramento come “scalda panchina”, si è guadagnato il rispetto di ambiente e spogliatoio grazie a prestazioni che lo hanno reso due volte rookie del mese e selezionato nell’All Rookie Second Team, diventando tra l’altro il giocatore scelto più in basso nella storia ad entrare in tale quintetto. Tuttavia, dopo solo tre anni, la dirigenza Kings decide di spedirlo a Phoenix in cambio di un pugno di mosche. Scelta apparsa piuttosto incomprensibile viste le prestazioni fornite dal ragazzo in quel di Sacramento, se non fosse che l’artefice dell’operazione: sia stato quel Vlade Divac che ha appena spedito il suo miglior giocatore a New Orleans per una manciata di role player. Pochi mesi ai Suns e poi la trade che gli cambia la vita: i Boston Celtics, squadra giovane e con scarse ambizioni, guidata sorprendentemente fino al primo turno di playoff. Al terzo anno in Massachusetts, Isaiah Thomas ha portato già due volte la squadra alla post season, ha giocato due volte l’All Star Game, si candida ad essere l’MVP della Lega, ma soprattutto punta al bersaglio grosso: il Larry O’Brien Trophy.

Boston è fra le squadre più forti, e al tempo stesso, in forma dell’intera Lega. 37-20 il record complessivo, 8-2 nelle ultime 10, i ragazzi di Stevens, non solo puntano ad assicurarsi il secondo posto nella Eastern Conference, ma addirittura hanno messo nel mirino la vetta, distante per ora soltanto 3 partite, candidandosi dunque ad essere la più pericolosa antagonista di Cleveland nella prossima post-season. Le straordinarie prestazioni di Thomas non bastano a spiegare i passi in avanti compiuti dalla franchigia. Rispetto alle due annate precedenti, infatti, c’è un Al Horford che assicura qualità ed esperienza in pitturato; c’è un Avery Bradley che, mai come in questa stagione, sta garantendo tanti punti e tanta aggressività in fase difensiva; c’è un Jae Crowder cresciuto a vista d’occhio e diventato fra i migliori all around della Lega. La ciliegina sulla torta potrebbe arrivare a conclusione della trade deadline: sono stati fatti nomi importanti come Paul George, Jimmy Butler, Carmelo Anthony, Blake Griffin. Ainge è ben consapevole, però, che l’arrivo di una star non debba compromettere l’ossatura solida di una squadra che, così com’è, forse non è ancora da titolo, ma può puntare di diritto ad una prestigiosa finale di Conference.

La guest star di Boston, infatti, non può che essere il folletto con il numero 4, autore per il momento di una superlativa stagione da 29.9 punti, 6.3 assist, 2.7 rimbalzi di media a partita. Thomas è entrato di prepotenza nella storia della gloriosa franchigia bianco-verde, abbattendo qualsiasi record possibile: è diventato, infatti, il primo giocatore di Boston a mettere a referto almeno 20 punti per 41 partite consecutive, lasciandosi dietro tali Havlicek e Bird; inoltre è il primo giocatore dei C’s come media realizzativa fino all’ASG (29.9 punti). La sua caratteristica principale, però, è la superiorità mostrata nel quarto periodo, diventato ormai suo terreno di conquista. Con 10.7 punti di media nel solo ultimo quarto (12.2 nel 2017), è il giocatore che realizza più punti nei 12 minuti conclusivi, mettendo nel mirino i 9.5 che Kobe Bryant riuscì a realizzare mediamente per tutta la stagione 2005/2006.

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Il coronamento personale di una stagione straordinaria come quella condotta da IT in questi mesi non può che essere il trofeo da MVP della Regular Season. Senza rivali nella sua metà geografica, la Eastern Conference, la concorrenza è ben più nutrita ad Ovest, dove i vari Harden, Westbrook e Leonard appaiono per il momento un gradino più in alto. Tuttavia, si sa, il momento clou della stagione prenderà il via dopo la pausa dell’All Star Game, e un’eventuale ulteriore crescita delle prestazioni di Thomas potrebbe seriamente candidarlo per la statuetta di miglior giocatore.