Euroleague playoff: here we are

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Playoff Euroleague 2017La nuova Euroleague entra nel momento più caldo della stagione, inaugurando la prima edizione di playoff della nuova era voluta da Bertomeu. Dopo una Regular Season che ha impegnato i team in trenta match in sei mesi, volando da Kazan a Bamberg, da Istanbul a Madrid, le otto superstiti si sfideranno in serie al meglio delle cinque per determinare chi si giocherà il trofeo a maggio nelle Final Four in Turchia. Le otto invitate al ballo dei playoff hanno dimostrato il rendimento e il talento necessari per far la differenza in regular season ma ad Istanbul c’è posto solo per quattro di loro.

REAL MADRID (1) – DARUSSAFAKA ISTANBUL (8)

La prima della classe, il Real Madrid, ha l’obiettivo di conquistare il pass per le Final Four dopo la delusione dello scorso anno, con la lezione rimediata contro il Fenerbahce che archiviò la pratica in tre partite. Gli spagnoli hanno chiuso la Regular Season con 23 vittorie e 7 sconfitte, di gran lunga il miglior bilancio del vecchio continente. La compagine di Laso vive un momento magico, culminato in un record di quattordici successi e solo due stop con cui ha chiuso la regular season. Il Madrid segna in media 86 pt, tirando con il 57% da due e il 37% da tre punti.
Oltre ai numeri pazzeschi, gli spagnoli, impressionano per la solidità di un roster capace di alternare con sapienza e qualità le proprie pedine. Laso vanta solo due uomini in doppia cifra per punti (Llull e Randolph) ma ha costruito un ingranaggio perfetto che coinvolge con continuità dodici uomini, con il solo Nocioni che con sei minuti di media non raggiunge la doppia cifra. Sergio Llull (16 punti, 6 assist e 2.5 rimbalzi) sta vivendo la miglior stagione della carriera, dimostrando che la scelta di restare a Madrid rifiutando le avance di Houston è stata corretta. Le prestazioni ai playoff risulteranno decisive per conferire a Lull quel premio di MVP che ora lo vede in pole position nel confronto con De Colo. Al suo fianco ha ben figurato la stellina, classe 1999, Luka Doncic, probabile Rising Star della stagione. Lo sloveno è ormai una star a tutto tondo capace di segnare 8.8 punti e catturare 4.4 rimbalzi a partita, ritirando l’eredità di Sergio Rodriguez, volato a Philadelphia. Il pacchetto guardie, Fernandez, Nocioni, Carrol, non è più giovanissimo, ma certamente affidabile e solido, qualità fondamentali in questi palcoscenici. È però il reparto lunghi il fiore all’occhiello di Laso che può alternare sotto le plance Ayon (9.4 pt e 5 rimbalzi), Hunter (8 pt e 4.8 rimbalzi), Reyes (5.8 pt e 3 rimbalzi) e il tutto fare Randolph (10.4 pt e 6 rimbalzi) ormai pienamente inserito negli schemi degli spagnoli.

Sulla carta l’impresa del Darussafaka Istanbul sembra proibitiva poiché significherebbe violare un parquet in cui quest’anno è passato solo il Baskonia. Coach Blatt è riuscito a portare i turchi alla prima qualificazione di playoff, ma lo step successivo risulta in partenza insormontabile. Brad Wanamaker (16 pt con il 47% da due) sta disputando una stagione monstre, ben supportato da Wilbekin (12 pt) e Clyburn (13 pt). Le rotazioni di Blatt tuttavia sono troppo corte e tirate per aspirare a un successo, anche se il momento di grazie vissuto dai turchi potrebbe annullare il gap tecnico. La serie tra due dei migliori allenatori in circolazione (entrambi vincitori di una Euroleague) potrebbe regalare sorprese solo se il Darussafaka riuscirà a contenere la velocità del Madrid, concedendo solo ottanta punti a una formazione che in casa supera regolarmente quota novanta.

CSKA MOSCA (2) – BASKONIA (7)

I campioni in carica del Cska Mosca conquistano la seconda posizione in griglia, chiudendo la Regular Season con 22 vittorie e 8 sconfitte. Un cammino positivo per la formazione di Itoudis, rovinato leggermente dalle troppe assenze accusate nel mezzo della stagione. De Colo si è confermato uno dei giocatori più importanti d’Europa, chiudendo con 20 punti, 4.4 assist e 3.4 rimbalzi a partita. La corsa per il bis al premio di MVP lo vede dietro a Lull solo a causa delle sette partite saltate per infortunio. Teodosic stava giocando divinamente durante l’assenza del francese, con i 34 punti di Vitoria e i 31 con il Bamberg, prima di essere vittima di un infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo per sei match. Cory Higgins (9.1 pt) si è dimostrato utile nelle rotazioni di Itoudis, mentre un po’ discontinui sono apparsi Kurbanov (6.3 pt) e Vorontsevich (7.8 pt). Azzeccato è risultato l’acquisto di James Augustine (6 pt e 5 rimabalzi) e sotto le plance Hines (8.3 pt) e Khryapa (4 pt) sono lunghi esperti e solidi. Se dovessimo trovare un difetto alla macchina di Itoudis risiede proprio nei lunghi, che pagano centimetri e chili in un ipotetico (ma possibile) confronto con il Real in finale. Freeland con i suoi 210 cm risulterebbe prezioso in un confronto con Ayon-Hunter-Reyes, ma l’inglese, tormentato dagli infortuni, è finito in fondo alle rotazioni dei russi.

In casa Baskonia, la sconfitta casalinga contro l’ormai appagato Zalgaris, ha regalato un accoppiamento proibitivo. Gli spagnoli, dopo aver condotto un’ottima prima parte di Euroleague, si sono un po’ smarriti, salvo poi riprendersi nel finale. Coach Alonso sta svolgendo un ottimo lavoro, facendo ben presto dimenticare Bourussis&Perasovic, artefici del miracolo dello scorso anno. Shane Larkin (13 pt e 6 assist) ha trovato a Victoria la perfetta dimensione per dimenticare le difficoltà avute in NBA e Adam Hanga (11 pt con il 57% dal campo) impressiona per costanza e continuità. Voigtman (10 pt e 7 rimbalzi), Shengelia (10 pt) e Beaubois (11 pt) completano un roster molto equilibrato. Andrea Bargnani aveva cominciato la stagione in maniera molto positiva (26 pt contro l’Efes, 17 contro lo Zalgaris) prima di smarrirsi nella voragine di infortuni e acciacchi che lo perseguitano negli anni. Sulla carta l’ostacolo CSKA sembra insormontabile, poiché troppo ampia è la differenza tecnica e di esperienza tra i russi e gli spagnoli. Tuttavia occorre sottolineare come Vitoria in questa stagione ha già sconfitto l’armata rossa tra le mura amiche, oltre a essere l’unica squadra passata a Madrid.

OLYMPIAKOS PIREO (3) – EFES ISTANBUL (6)

I greci di coach Sfairopoulos continuano a stupire piazzandosi al terzo posto della Regular Season. Nonostante un organico non più giovanissimo, i pesanti infortuni accusati in stagione (Hackett out da novembre) e le difficoltà economiche sempre persistenti, l’Olympiakos si dimostra una formazione molto solida e quadrata. Spanoulis (11.8 pt e 6 assist) ha mostrato i primi segni di un declino inevitabile a trentacinque anni, cedendo la leadership a Georgios Printezis (13 pt e 5 rimbalzi), reduce dalla miglior regular season in carriera. Papanikolaou (8.2 pt e 4.5 rimbalzi) è tornato quello della prima era al Pireo, dimenticando le cattive esperienze di Barcellona e Houston e Denver, e Lojeski (9.9) si è confermato una delle guardie più interessanti d’Europa. La squadra di coach Sfairopoulos segna poco rispetto alle altre qualificante, circa 77 punti di media, ma ha la capacità di tenere gli avversari costantemente sotto gli ottanta punti.

L’Anadolu Efes dovrà riuscire a sfatare questo tabù, consapevole che l’attacco resta la specialità della formazione turca. Coach Perasovic, richiamato in Turchia dopo il miracolo Baskonia, ha chiesto tempo per assemblare una squadra che ha chiuso la regular season con 8 vittorie nelle ultime 10 uscite. Il coach croato è riuscito a valorizzare il talento di Huertel (13 pt), Granger (9.4 pt) e Honeycutt (9 pt) amalgamandoli in un contesto reso equilibrato dalla presenza di Derrick Brown (13 pt e 6 rimbalzi) e Bryan Dunston (10.7 pt e 6.4 pt). L’Efes di Perasovic resta però una macchina non ancora finita e collaudata, che necessita il recupero di Osman, ancora troppo discontinuo per aspirare alla definitiva consacrazione.
L’Olympiakos è una squadra atipica, capace di superare le difficoltà tecniche attingendo a un orgoglio e uno spirito di sacrificio che ha regalato ai greci due Euroleague e una finalissima. L’Efes dovrà arginare questi sentimenti ed imporsi al Pireo dove il pubblico è sempre pronto a spingere Spanoulis e compagni.

PANATHINAIKOS (4) – FENERBAHCE ULKER (5)

È probabilmente il quarto di finale più bello e incerto, che potrebbe trascinarsi sino a gara cinque. La copertina della sfida, più che i giocatori, se la prendono i due allenatori, entrambi già vincitori dell’Euroleague, che con le loro scelte decideranno la sfida ancor di più delle star presenti sul parquet. Greci e turchi vivono momenti opposti, poiché se il Panathinaikos ha chiuso la regular season con 5 vittorie consecutive il Fenerbahce è caduto 3 volte di fila prima dell’affermazione casalinga contro il Barcellona che ha di fatto evitato il revival della finalissima dello scorso anno contro il Cska Mosca. La cura Pasqual, chiamato a ottobre a risollevare il morale dei greci, sembra funzionare, e il Panathinaikos ha guadagnato il fattore campo in uno scontro che si preannuncia pirotecnico. L’ex coach di Barcellona, è riuscito a dare un’anima e una precisa connotazione a un team che a inizio stagione faticava a valorizzare il talento presente nel roster. Bourousis, lontano parente di quello ammirato a Vitoria, sta crescendo, chiudendo con 8.1 pt e 5 rimbalzi, formando una coppia interessante con il rientrante Gist (9.5 pt e 5 rimbalzi). Nick Calathes è il fedelissimo di Pasqual che non ha mai rinunciato a un playmaker tanto geniale quanto discontinuo che produce 10 pt e distribuisce oltre 5 assist di media. Le guardie Feldeine e Rivers canno ad aggiungere pericolosità dalla panchina dando manforte ai titolari James (13 pt con il 60% da due) e Singleton (12 pt). In stagione Pasqual è riuscito a superare Real e Cska ma il bottino ottenuto lontano da Oaka ha prodotto ben nove sconfitte delle undici rimediate in stagione.

In casa Fenerbahce i dubbi superano le certezze, e l’incubo settimo posto ha lasciato un profondo segno all’interno del roster turco. Coach Obradovic è apparso inerme e disarmato di fronte alle difficoltà che hanno colpito una squadra che lo scorso anno arrivò a un tap-in dal titolo. Le attenuanti riguardano i numerosi infortuni che hanno colpito il Fenerbahce, privandolo frequentemente di Sloukas, Datome, Bogdanovic e Udoh. Vesely (10 pt), Dixon (11.3 pt) e Kalinic (6.7 pt) sono gli unici ad aver giocato con continuità, mentre Nunnally (6 pt in 18 minuti) e Bennett (1.5 pt in 8 minuti) stanno attraversando notevoli difficoltà di ambientamento, finendo ai margini delle rotazioni di Obradovic. In regular season in casa Fener non ha funzionato niente, dando l’impressione, a volte, che il ciclo sia giunto al capolinea. Ma attenzione a sottovalutare la grinta e il cuore di Obradovic, che per i playoff ha recuperato tutti gli elementi del roster. La prospettiva di una finale ad Istanbul può rappresentare quello stimolo necessario per ribaltare il fattore campo e conquistare la terza Final Four consecutiva.