I numeri delle Finals NBA: three-peat da brividi, tra Cavaliers e Warriors ci sarà da divertirsi

0
1358
LeBron James - © 2017 twitter.com/NBA
LeBron James – © 2017 twitter.com/NBA

Alla Vigilia

In ogni caso, la storia è già stata scritta. Per la prima volta arrivano alle Finals per tre anni consecutivi le stesse due squadre, i Cavaliers, campioni l’anno scorso, e gli Warriors, che hanno esultato nel 2015. Il 24-1 nei playoff con cui si presentano all’atto finale, macchiato soltanto dall’orgoglio dei Celtics in gara 3 delle finali di Eastern Conference, non era mai stato raggiunto prima d’ora. Due squadre ai massimi livelli e in eccellenti condizioni atletiche, con Golden State a dominare dal primo (fate secondo) giorno di regular season, mentre Cleveland ha cambiato marcia quando si è trattato di post-season. Quanto fatto da LeBron James e compagni offensivamente, 120.7 punti ogni 100 possessi, non ha eguali nella storia dei playoff, ma incredibilmente il miglior net rating appartiene ai californiani (+16.8), soprattutto grazie a una difesa da urlo, che stampa un assurdo 99.1 alla voce defensive rating. Dopo la rimonta da 1-3 dell’anno scorso, i Cavaliers si presentano con una tenuta mentale d’acciaio, mentre ad aver tutto da dimostrare sono gli Warriors, che vogliono conquistare il secondo anello per legittimare definitivamente un dominio assoluto nelle ultime tre stagioni. Nel primo re-match dopo le Finals 2016, Golden State è letteralmente crollata mentalmente nella notte di Natale e ha lasciato la vittoria in rimonta agli avversari, ma il +35 inflitto il successivo 16 gennaio ha marchiato la peggior sconfitta di Cleveland quest’anno.

Match-Up e Uomini Chiave

E’ quindi evidente quanto il fattore mentale sia fondamentale in una serie simile, anche per i singoli. Kevin Durant è alle seconde Finals in carriera, dopo aver perso con i Thunder contro gli Heat di James nel 2012, e un eventuale fallimento comprometterebbe la sua eredità ai posteri. Lo stesso vale per Steph Curry, primo MVP unanime della storia NBA un anno fa, ma demolito psicologicamente con l’andare delle sette partite della successiva serie per il titolo. Il Re, al contrario, si presenta all’atto finale per il settimo anno consecutivo, avendo superato Michael Jordan da miglior marcatore di sempre nella storia dei playoff, con 5.995 punti in totale. Toccherà soprattutto ad Andre Iguodala, MVP nella vittoria del 2016, provare a contenerlo, anche a costo di continuare a deludere in termini di produzione offensiva, essendo il peggior tiratore da tre punti di questi playoff, con un delirante 3/27 finora (11%). Anche Klay Thompson è stato in ombra finora, ridotto ad appena 14.4 punti con il 36% scarso da oltre l’arco, e avrà il complicato compito di dover contenere Kyrie Irving, scopertosi sempre più meraviglioso protagonista quando il pallone è di quelli decisivi. I 28.6 punti di media finora in post-season di Steph Curry, con un atomico 43% da tre punti, fanno ben sperare, ma è soprattutto Draymond Green l’arma in più quando si parla di Golden State. Facciamo 13.9 punti, 8.7 rimbalzi, 7.2 assist, 1.9 palle rubate e 2.1 stoppate in questa post-season, così ci capiamo meglio? Cleveland prova a rispondere con un Kevin Love d’annata e spaventoso nel proprio 124 di offensive rating finora. I protagonisti, insomma, di certo non mancano. Ci sarà da divertirsi.

Draymond Green - © 2017 twitter.com/warriors
Draymond Green – © 2017 twitter.com/warriors

Pronostico

4-2 WARRIORS

Compito quanto mai complesso quello di azzardare un pronostico di fronte a Finals almeno in apparenza tanto equilibrate e scoppiettanti. Vogliamo credere che la rabbia degli Warriors e di ogni singolo protagonista sul loro lato del parquet sia più forte di qualsiasi avversario, anche di un James che, con tutta probabilità, sfiorerà di nuovo livelli di onnipotenza cestistica. Most Valuable Player? Green, simbolo della cattiveria agonistica e della qualità di Golden State. Attenzione, però, a far tornare i Cavaliers in Ohio con una vittoria in tasca. La fame di Cleveland è ben lontana dall’essersi attenuata. Vincere, dopo decenni nel dimenticatoio, non è mai abbastanza. La possibilità di repeat c’è ed è concreta. Agli Warriors non resta che tornare sul trono.