Leonard, Aldridge, Parker e la suggestione Chris Paul: il futuro degli Spurs passa da qui!

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San Antonio Spurs - © livescore.it
San Antonio Spurs – © livescore.it
I San Antonio Spurs hanno da poche settimane chiuso l’ennesima stagione positiva della loro storia, tanto che vederli ai playoff è diventata ormai una consuetudine ventennale. 61 vittorie, secondo posto ad Ovest, ventesima stagione consecutiva in post-season, playoff conclusi solo alle Finali di Conference contro i ben più quotati Golden State Warriors: l’annata di San Antonio sarebbe considerata estremamente positiva in gran parte delle franchigie che compongono la NBA. Se però ti chiami San Antonio Spurs e sei guidato da un coach leggendario come Gregg Popovich, l’unica strada da perseguire è la vittoria finale, nient’altro.

Ad Alamo City nessuno ha mandato giù la cocente eliminazione rifilata dai ragazzi della Baia: ecco perché dirigenza e coaching staff hanno già iniziato a porre le basi per il futuro, tanto nel breve che nel lungo periodo, nel tentativo di colmare il gap con Curry e compagni. Proprio sul futuro della squadra, poco dopo gara 4 delle finali di Conference, si è espresso Popovich:

“Questo è un gran gruppo di giovani, abbiamo avuto 7 nuovi giocatori che hanno condotto una grande stagione. Penso che ci aspettano anni luminosi!”

Kawhi Leonard resta saldamente al timone dei nero-argento. Candidato alla statuetta di MVP della regular season (oltre che a quella di Miglior difensore), dopo una stagione straordinaria chiusa a 25.5 punti, 3.5 assist, 6 rimbalzi e 1.8 rubate, con il dubbio che senza il suo infortunio la serie contro Golden State sarebbe potuta essere diversa, il 25enne californiano è l’uomo franchigia, il perfetto prosecutore dell’era Duncan. Leader silenzioso, cresciuto esponenzialmente in fase offensiva, strepitoso per applicazione difensiva: l’esterno di Los Angeles, nonostante abbia ancora tre anni di contratto, potrebbe essere presto blindato con un prolungamento milionario.

Alle sue spalle restano per il momento intoccabili Danny Green e i giovani Dejounte Murray e Kyle Anderson. Resta da valutare, invece, il resto del roster, a cominciare da Lamarcus Aldridge e tutto il pacchetto lunghi. Il lungo ex Portland è reduce da una stagione in chiaroscuro, vittima di infortuni e poco adattamento agli schemi di Popovich. Difficile imbastire una trade che lo coinvolga, sarà probabile vederlo sempre più spesso impegnato da centro, proprio come è avvenuto nella serie contro i Warriors. Discorso simile per Pau Gasol, disponente di una player option da 16 milioni di dollari che difficilmente rinuncerà ad esercitare, visto il ridotto numero di pretendenti alle prestazioni del lungo iberico. Saluta la compagnia Dewayne Dedmon (non eserciterà la player option da 3 milioni), dovrebbero seguirlo e testare la free agency anche Davide Lee e lo stesso Jonathon Simmons, sulle cui prestazioni restano grossi dubbi da parte della dirigenza texana.

Grosse incertezze permangono anche sul backcourt. Tony Parker è reduce da un grave infortunio che lo ha messo KO nella serie di playoff contro Houston, e tornerà disponibile solo nel 2018; Patty Mills è free agent e ha schiere di pretendenti pronte ad offrigli contratti più vantaggiosi. Poi c’è da attendere la decisione di Manu Ginobili, che poco prima di gara 4 contro Golden State aveva lasciato parecchie incognite sul suo futuro:

Non importa se alla fine dovessi vincere il titolo, o finire la mia ultima partita con 0 o 20 punti. Sarà una decisione ponderata. Lascerò passare un pò di tempo per valutare come mi sono sentito in questi 9 mesi e poi deciderò”.

In questo contesto, il giornalista di ESPN, Zach Lowe, ha lasciato trapelare il vivo interesse di San Antonio per Chris Paul. Il talentuoso playmaker sembra essere giunto ormai al capolinea della sua esperienza ai Los Angeles Clippers: a 32 anni gli Spurs potrebbero rappresentare l’ultima speranza per inseguire quell’anello diventato quasi un’ossessione. CP3 ha una player option da circa 21 milioni di dollari per il prossimo anno, che sembra intenzionato a non esercitare. Tuttavia sul piatto, oltre alle diverse ambizioni dei due team, ballano pure una cinquantina di milioni di dollari di differenza: da una parte il quinquennale da 200 milioni di dollari che la dirigenza losangelina è pronta ad offrirgli, dall’altra i 150 milioni oltre i quali gli Spurs non possono spingersi a causa del diverso salary cap. Dovesse andare in porto l’operazione CP3, gli Spurs acquisirebbero un giocatore in grado di ridurre notevolmente il gap con i Warriors: per ora, comunque, resta esclusivamente una piacevole suggestione.