Irving, James, il futuro dei Cavs: un’estate bollente in Ohio

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La notizia arrivata qualche giorno fa è stata senza dubbio una di quelle capaci di scuotere l’intera NBA: Kyrie Irving ha richiesto ai Cleveland Cavaliers di essere ceduto. All’inizio in molti hanno pensato ad una specie di scherzo, perché pensare che il secondo miglior giocatore della franchigia possa chiedere la cessione, poco dopo aver giocato una Finale NBA, faceva veramente strano. Invece la notizia era verissima ed anzi, la richiesta sarebbe arrivata ancora prima del Draft NBA, quindi veramente pochi giorni dopo gara 5 delle Finals vinte dai Warriors.

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Sui motivi che hanno spinto Uncle Drew a chiedere ai Cavs di cederlo ad un’altra squadra, in questi giorni, se ne sono letti moltissimi. Probabilmente il motivo non è solamente uno ma una somma di cose che non nascono dall’oggi al domani ma che si sono protratte nel tempo.
Di sicuro l’esplosione avuta da Irving nei playoff di due anni fa culminati con la vittoria del titolo NBA ha portato il playmaker a credere di poter essere l’uomo di punta ed il leader di una franchigia, una cosa che ai Cavaliers delle ultime stagioni e anche di quella che inizierà a fine ottobre, non può succedere, per la presenza di LeBron James. Ecco che quindi fare da spalla a LBJ va un po’ stretto a Irving che un titolo l’ha già vinto e quindi potrebbe avere voglia di tentare di accrescere la sua gloria personale, dando così pace al suo ego.
Tra le voci uscite c’è stata anche quella di una volontà di Irving di non giocare più con James per degli screzi avuti, ma pare piuttosto infondata e anche piuttosto immatura come motivazione, viste l’età e gli obiettivi dei due.

Un’altra possibile motivazione, che potrebbe trovare maggiore accoglimento è invece quella che Irving vorrebbe “abbandonare la barca” prima che questa affondi (presumibilmente nell’estate 2018): i Cavaliers infatti la prossima estate si troveranno in una situazione poco piacevole, ovvero con James in scadenza di contratto e probabilmente interessato a guardarsi attorno nel mercato dei free agent, per provare, magari, a vincere da qualche altra parte dopo esserci già riuscito prima a Miami e poi proprio a Cleveland. L’eventuale addio di LBJ metterebbe non poco in ginocchio una franchigia che deve tutto al Re, almeno negli anni recenti, e che senza di lui si troverebbe in una situazione davvero complicata e con un salary cap piuttosto intasato con i contratti pesanti di Love, Thompson e Irving.
Andarsene chiedendo una cessione quest’anno, con ancora due anni di contratto attivi, quindi, mette il playmaker in una situazione di forza sapendo che uno scambio quando si è in scadenza non è mai facile. Dall’altra parte, però, si espone alla volontà dei Cavs, che possono cederlo a chi vogliono senza che lui possa decidere il suo futuro (almeno quello più a breve termine).

Kyrie avrebbe fatto capire alla dirigenza Cavs che la sua destinazione preferita sarebbe New York. Si tratta però di una possibilità non così semplice da esplorare visto che i Knicks hanno poco o niente da mettere sul piatto per una trade, e non è sicuramente Carmelo Anthony il giocatore che interessa alla franchigia dell’Ohio, alla ricerca più di giocatori giovani futuribili e scelte al Draft piuttosto che di un All-Star agli ultimi anni di carriera.

Secondo le ultime indiscrezioni sarebbe 20 le squadre che hanno chiamato il proprietario Dan Gilbert e il nuovo General Manager Koby Altman, ma solamente 6 avrebbero presentato una bozza di scambio: San Antonio Spurs, LA Clippers, Phoenix Suns, Minnesota Timberwolves, New York Knicks e Miami Heat. Di queste, però, solamente Heat e Suns avrebbero il materiale che interessa ai Cavs: Devin Booker, Tyler Ulis, Marquese Chriss, Dragan Bender e due prime scelte sarebbe l’offerta di Phoenix, ma tutto sarebbe stato bloccato dall’incedibilità di Josh Jackson, #4 assoluta all’ultimo Draft. Goran Dragic e Justise Winslow invece sarebbe l’offerta di Miami (smentita però dalla franchigia della Florida), ma anche questa non sembrerebbe attirare più di tanto i Cavs.

E quindi? Al momento Irving resta a Cleveland che può farsi forza dei 2 anni di contratto restanti e quindi può avere pazienza ed aspettare l’offerta migliore possibile per cedere il suo All-Star. Chi potrebbe essere la squadra che cambia il futuro? I Boston Celtics! Danny Ainge non ha formulato nessuna offerta e al momento pare guardare la situazione da lontano, ben sapendo che se i Cavs dovessero cedere Irving si indebolirebbero sicuramente e di questo potrebbero trarne beneficio i Celtics, che potrebbero puntare a guidare ancora l’Est arrivando alla finale NBA. Mai Ainge sa anche di essere l’unico di tutta la Lega ad avere in mano quello che Cleveland vuole: giocatori giovani in crescita (Jayson Tatum, Jaylen Brown, Terry Rozier, Marcus Smart e Jae Crowder) oltre a scelte al Draft (la prima dei Nets e la prima dei Lakers). E in più nel pacchetto potrebbe decidere di inserire anche Isaiah Thomas, in scadenza di contratto (max contract la richiesta sicuramente) e che lascia qualche dubbio, soprattutto difensivo, per puntare al Titolo NBA, ma resta un giocatore importante da affiancare a James.

Un’estate bollente in Ohio e a Cleveland, che sa di essere ad un bivio importante: riuscire a convincere Irving a restare almeno quest’anno e magari diventare il futuro leader della franchigia se James la prossima estate decidesse si andare via, oppure cederlo per cercare di ricostruire, e in questo caso l’addio di LBJ sarebbe pressoché sicuro. Una decisione importantissima, perché passare dalla possibile Finale NBA (sarebbe la quarta consecutiva) a ritrovarsi senza James e Irving potrebbe essere un dramma per una franchigia che nell’ultima decade è stata sulla mappa NBA solamente grazie alla presenza del Re. Avere almeno Irving su cui ripartire e ricostruire potrebbe essere un’ancora di salvataggio per non rischiare di ritornare nell’oblio.