La risalita dei Kings: Draft da urlo e veterani di qualità, dove possono arrivare?

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Il 20 febbraio scorso, i Kings sembravano aver toccato il fondo. DeMarcus Cousins spedito ai Pelicans e squadra privata dell’unica stella di valore assoluto che l’abbia toccata nel passato recente. Franchigia allo sbando, senza idee su cosa e come fare per tornare ai quei maledetti playoff che mancano dalla bellezza di 11 stagioni consecutive? Con tutta probabilità, la post-season resterà un miraggio ancora per qualche anno a venire, ma Sacramento, contro ogni pronostico, ha un progetto definito. E questa post-season, quanto mai soddisfacente e ricca di aspetti positivi per un movimento allo sbaraglio, lo ha dimostrato.

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Il mix di talento, derivante dall’arrivo di tanti giovani di buon livello in città, ed esperienza, con tre ottimi veterani approdati in free agency, fa ben sperare. Partiamo da ciò che ha portato la trade per Cousins. Buddy Hield, sesta scelta assoluta al Draft 2016, aveva deluso le attese a New Orleans, mentre a Sacramento ha alzato notevolmente il proprio rendimento, con 15 punti a partita tirando con il 48% dal campo e, soprattutto, con il 42% da oltre l’arco. L’assenza di un centro tanto straordinario quanto accentratore di attenzioni ed energie ha consentito anche di conoscere meglio giovani prospetti come Willie Cauley-Stein, salito a 12.9 punti e 8.2 rimbalzi dopo l’All-Star break, e Skal Labissiere. Soprattutto, però, i Kings hanno ottenuto un’altra, utilissima prima scelta al Draft, finendo per avere in mano la quinta e la decima assoluta.

Con la prima è arrivato il colpo da Kentucky. In città sono convinti che De’Aaron Fox sia la point guard più talentuosa dell’intero lotto. Non lo è per un solo motivo, su cui però potrà (e dovrà) lavorare: il tiro da oltre l’arco, che lo ha frenato a un pessimo 24% l’anno passato. Per il resto ha un atletismo sconfinato, ha mani veloci e capaci dal punto di vista difensivo, oltre a un primo passo mortifero quando attacca il canestro. La decima scelta è stata spedita a Portland in cambio della 15 e della 20, con risultati eccellenti. Justin Jackson, ala grande da North Carolina, ha un’intelligenza rara sul parquet e raramente prende un tiro forzato o commette una palla persa. Peccato per un atletismo sotto la media e per i 23 già compiuti nell’anno da rookie, ma è già NBA-ready e a Sacramento serve esattamente questo. Alla 20, un possibile steal: Harry Giles, big man da Duke, era un prospetto da primissime scelte, non fosse stato per i continui problemi fisici che lo hanno colpito. Dagli Stati Uniti sparano un paragone con Kevin Garnett, ma tutto dipenderà dagli infortuni.

Carter+Z-Bo+Hill - © 2017 twitter.com/SacramentoKings
Carter+Z-Bo+Hill – © 2017 twitter.com/SacramentoKings

Per regalare l’esperienza giusta a guidare il giovane roster, ecco tre colpi splendidi tra i veterani in offseason: George Hill, che ha firmato un triennale da 57 milioni di dollari, sarà il mentore di Fox, aiutandolo a migliorare ulteriormente in difesa oltre che a coprire le sue lacune da tre punti, in cui l’ex Jazz ha stampato un fantastico 40.3% l’anno passato. Ecco poi Zach Randolph dai Grizzlies con un biennale da 24 milioni di dollari. Z-Bo, a 35 anni suonati, ha dato un contributo da 14.1 punti e 8.2 rimbalzi a Memphis e nulla vieta che possa ripetersi a Sacramento, aiutando i tanti giovani big men a seguirlo nel proprio processo di crescita.

Stesso percorso da Memphis a Sacramento fatto da Vince Carter che ha firmato un contratto annuale da 8 milioni, giocatore di enorme esperienza che non si tira mai indietro e può sempre farsi sentire, tanto sul parquet quanto in spogliatoio. Infine, ecco Bogdan Bogdanovic, campione d’Europa con il Fenerbahce, con un triennale da 30 milioni di dollari. Tanti soldi, forse troppi, ma il serbo ha qualità da vendere e può far bene anche oltreoceano.

Il sogno di raggiungere le 40 vittorie stagionali, toccate per l’ultima volta nel lontano 2006, resterà tale. Occhio ai Kings, però. Il futuro è dalla loro parte.