La rivoluzione estiva dei Timberwolves

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Il nuovo motto della franchigia del Minnesota recita “New era, new Wolves” e questa estate è stato preso veramente alla lettera. Una nuova era è iniziata a Minneapolis, dopo tante stagioni negative, con coach Tom Thibodeau alla guida tecnica e manageriale. Se qualche dubbio permaneva con l’arrivo via trade di Jimmy Butler dai Chicago Bulls poche ore prima dell’inizio del Draft NBA 2017, le successive mosse sono servite a chiarire maggiormente l’idea societaria, con la cessione di Ricky Rubio e l’arrivo di Jeff Teague e Taj Gibson dalla free agency.

La prima mossa dell’estate dei Timberwolves è stata quella di rinunciare a Zach Lavine, Kris Dunn e alla loro settima scelta al Draft (materializzata nel lungo finlandese Laui Markkanen) per portare nel roster uno dei migliori giocatori attacco/difesa delle ultime stagioni NBA, nonché uno dei favoriti di coach Thibs, che l’ha letteralmente cresciuto e lanciato ai Bulls: Jimmy Butler.
Una trade piuttosto controversa per Minnesota, vista la riluttanza di completarla a sia la scorsa estate che a febbraio (in una forma quasi uguale a questa), lasciando andare uno dei loro giovani in rampa di lancio, Lavine (che però tornerà da un grave infortunio) e il giocatore scelto allo scorso Draft e che nella mente dei dirigenti sarebbe dovuto diventare il playmaker titolare di questa squadra al posto del chiacchieratissimo Ricky Rubio.

 

L’arrivo di Butler porta ulteriore pericolosità in attacco a una squadra che aveva già alcune bocche da fuoco notevoli in Towns e Wiggins. Ma l’ex Bulls porta in dote soprattutto grande intensità e mentalità difensiva e attitudine al sacrificio, due cose che nelle ultime stagioni ai TWolves sono totalmente mancate, con alcune partite perse nei finali proprio per questa mancanza di “durezza” mentale e per passaggi a vuoto in difesa piuttosto preoccupanti. L’allenatore spera di poter ricreare anche a Minneapolis il sistema difensivo solido dei Bulls creato attorno a Butler per cercare di perseguire la sua idea di gioco e ambire ai playoff, che mancano da troppi anni.
Il problema più grande dell’arrivo di Butler è l’idea tecnico-tattica, perché in una NBA che predica sempre più gioco perimetrale, tiro da tre e quintetti piccoli, i Timberwolves avranno due giocatori interni come Towns, Gibson e Dieng, due penetratori e giocatori di isolamento come Wiggins e Butler e un play che non fa del tiro la sua arma migliore come Teague (35.7% lo scorso anno a Indiana). In pratica l’opposto dell’idea di Warriors e Cavs, che qualcosa nelle ultime tre stagioni avrebbero dovuto insegnare.

Dopo questa trade, ad ogni modo, l’altra scelta importante presa è stata quella di cedere Ricky Rubio agli Utah Jazz in cambio di una futura scelta al Draft 2018: il playmaker spagnolo faceva parte della “vecchia gestione” ed era stato messo nella lista dei partenti moltissime volte negli ultimi due anni. La scelta di cederlo in cambio di pressoché nulla è stata attuata per liberare spazio salariale utile a firmare come detto Jeff Teague, reduce da una stagione in chiaroscuro ai Pacers (e anche la precedente ad Atlanta non era andata benissimo), con un contratto di 3 anni a 57 milioni di dollari complessivi (Player Option per il 3° anno).
Successivamente lo sguardo è virato sul reparto lunghi, l’obiettivo principale era Paul Millsap, con il quale la dirigenza si è incontrata, ma le richieste erano probabilmente superiori alle disponibilità dei TWolves (l’ex Atlanta ha firmato nella notte un triennale da 90 milioni con i Nuggets), mentre la scelta è andata su un altro ex tassello della difesa dei Bulls, ovvero Taj Gibson, che ha firmato un biennale da 28 milioni.

Per liberare altro spazio salariale Minnesota aveva tagliato i giorni scorsi sia Jordan Hill sia Nikola Pekovic che avevano contratti non garantiti, mentre è di ieri la decisione di non estendere la qualifying offer a Shabazz Muhammad rendendolo free agent.
Butler nei prossimi tre anni percepirà 56 milioni (il terzo anno è una player option), situazione simile per Teague, questo permette ai Timberwolves di avere ancora margine per lavorare sia questa estate sui giocatori liberi, si parla di interessamento nei confronti di Thomas Robinson e C.J Miles per puntellare il roster, ma soprattutto in vista della prossima stagione, quando a diventare restricted free agent sarà Andrew Wiggins.

Dopo tanti anni di rebuilding, la dirigenza TWolves ha fatto la scelta di interrompere il progetto di ricostruzione futura della franchigia puntando al presente, per cercare di fare quel salto di qualità che ci si aspettava già lo scorso anno e che invece non è arrivato. L’arrivo di Butler, Gibson e Teague infatti porta un upgrade notevole soprattutto a livello di esperienza e leadership, per tentare l’assalto ai playoff e cercare di cambiare una mentalità che da troppi anni nel Minnesota è perdente.

4 COMMENTS

  1. Offtopic. Gallo va ai clippers! Io pensavo che con l addio di cp3 e jj i clippers fossero destinati a demolirsi… invece hanno fatto un ottimo lavoro. Puntando tutto su Griffin (evidentemnete era vero il problema con paul) affiancando giocatori di buon livello come gallo beverly e louwilliams… io a sto punto proverei la carta rondo con un annuale per vedere se con rivers e dandogli le chiavi del team riesca a tornare quel giocatore decisivo di un tempo. (Che nei p.o si é rivisto)

    • Intanto Gianlux occhio che rischi di cambiare sponda 🙂
      Cmq il progetto era irrimediabilmente perdente, hanno fatto bene a mischiare le carte. Ma se Rondo non è gia alla corte di Rivers mi sa che c’è un motivo. Pensiero stupido, se andava a est e faceva una stagione senza rompersi rischiava di diventare un all star

      • Impossibile… cmq che i clippers ormai fossero un progetto perdente lo si era capito. Però non pensavo riuscissero subito a ricostruire con l addio di paul. Certo molto dipenderà dalla salute di griffin però hanno una squadra da p.o

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