Toronto: Lowry e Casey restano al timone, è la scelta giusta?

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Toronto Raptors - © 2016 facebook.com/Raptors
Toronto Raptors – © 2016 facebook.com/Raptors

Per il quarto anno consecutivo i Raptors, reduci da una regular season soddisfacente, si arenano ai playoff. Superati gli ostici Milwaukee Bucks al primo round, Toronto si è dovuta arrendere, per il secondo anno di fila, allo strapotere di Lebron James e compagni, obiettivo tanto ossessivo quanto irraggiungibile per la franchigia canadese. Superata l’ennesima delusione del post-stagione, per la dirigenza di Toronto era arrivato il momento di decidere se provare imperterriti a proseguire la strada già intrapresa, che ha comunque portato la franchigia a traguardi importanti, o resettare tutto e ricominciare da zero. Perché la NBA è un campionato del tutto diverso da qualsiasi altro: l’obiettivo di ogni team è quello di porre le basi per raggiungere, un giorno, la vittoria del titolo; se un roster, un’ossatura solida, fallisce ripetutamente l’obiettivo, l’unica strada percorribile è quella della rifondazione. Eppure, dati i movimenti finora osservati in questa free agency 2017, in casa Raptors nessuno ha ancora gettato la spugna, sperando che questa possa essere la stagione giusta per sconfiggere l’ossessione chiamata Lebron James.

Nonostante le insistenti voci di rottura con il presidente della franchigia, Masaj Ujiri, coach Dwane Casey alla fine ha deciso di prolungare la sua esperienza sul pino dei canadesi, sul quale siede ormai dal 2011. Su di lui, però, permangono grossi punti di domanda: capace di riportare Toronto ai vertici della Eastern Conference, è ancora in grado di apportare upgrade a questo roster? Visto il calo di rendimento della squadra nell’ultimo anno, nel quale invece era attesa la definitiva consacrazione, probabilmente la scelta della dirigenza di puntare ancora sull’allenatore di Indianapolis potrebbe risultare infruttuosa, tuttavia in linea con la prosecuzione del progetto.
Il contratto al massimo salariale firmato da DeMar DeRozan soltanto 12 mesi fa faceva presagire la scelta della dirigenza di renderlo l’uomo franchigia, colui che avrebbe guidato i Raptors nella fase di transizione che si sarebbe dovuta aprire in caso di nuovo fallimento. Scaduto il contratto dell’altra stella Kyle Lowry, invece, la dirigenza ha fatto di tutto per convincerlo a restare in Canada, dimostrando di puntare tutto sulle elevate capacità realizzative del backcourt, formato da lui e dallo stesso DeRozan, che quest’anno ha viaggiato a circa 50 punti di media in coppia. D’altro canto Lowry, che a 30 anni era di fronte alla scelta più importante della sua carriera, non ha aspettato troppo tempo prima di firmare un triennale da 100 milioni di dollari, che lo legherà indissolubilmente ai Raptors nel pieno della sua carriera. Lo ha fatto scrivendo una lettera, pubblicata su The Player’s Tribune:

“Si tratta di una scelta facile. Torno a Toronto perché me lo dice il cuore, lì è casa mia.”

 

Sciolti i due nodi principali, la dirigenza canadese ha confermato anche Serge Ibaka con un triennale da 65 milioni di dollari. Arrivato a febbraio via trade da Orlando, il franco-congolese ha saputo inserirsi subito perfettamente negli schemi tattici di Casey, dimostrando fondamentale importanza a rimbalzo, nella protezione del canestro e nell’allargare il campo con la sua discreta abilità nel tiro dall’arco. Con 14 punti e 7 rimbalzi di media, l’ex OKC è stato, inoltre, fra i migliori dei suoi nelle 10 partite di playoff disputate quest’anno, risultando chiave tattica imprescindibile per abbassare il quintetto e alzare i ritmi. Oltretutto, con le cifre da capogiro che circolano in questi giorni, il contratto offerto al big man sembra una giusta mediazione fra il suo valore reale e lo stipendio che percepirà.

A pagare lo smacco del rinnovo è stato innanzitutto il GM Jeff Weltman, da tempo in rotta con Ujiri e ora ad Orlando. Il potente dirigente di Toronto, che nel frattempo era stato cercato da NY per sostituire Phil Jackson, ha scelto come sostituto di Weltman il suo ex assistente, Bobby Webster, che dal 2013 era all’interno dello staff dirigenziale canadese.
Non solo ai vertici: grossi cambiamenti erano e sono attesi anche nel roster. Se l’ossatura è stata confermata quasi del tutto, a pagare sono stati per ora i due giocatori in scadenza di contratto, PJ Tucker e Patrick Patterson, rispettivamente accasatisi a Houston e Oklahoma City. La firma di Lowry e Ibaka, però, impone un ulteriore alleggerimento del cap. Si sta cercando di scambiare Cory Joseph, al quale sono interessati gli Indiana Pacers, ma l’urgenza salariale potrebbe costringere la dirigenza a sacrifici ben più importanti: primo fra tutti DeMarre Carroll.
Questo perché il rinnovo tanto invocato potrebbe cominciare proprio dalla second unit, rimpolpata di giovani promesse a basso impatto economico: già conosciuti discretamente Poeltl, Siakam e Powell, la novità è OG Anunoby, esterno 19enne draftato alla 23, molto dotato atleticamente e in fase di copertura.

Se questa è la strada giusta per poter competere con le regine della Eastern Conference, Cleveland e Boston, lo si saprà solo fra qualche mese.