Dal cesto di pesche alle strutture mobili: l’evoluzione dei canestri

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Palaruffini Torino – © 2017 www.sportsystem.it
Ne è passato davvero tanto di tempo da quando il professor James Naismith nel lontano 1891 si inventò il gioco della pallacanestro. A Springfield, Massachussets, Stati Uniti d’America, il docente di ginnastica decise di appendere due cesti di vimini per le pesche alle estremità della palestra e due squadre composte da nove persone ciascuna dovevano lanciare una palla in quei recipienti sospesi, che all’epoca non erano aperti sotto e quindi ogni volta bisognava andare a recuperare l’attrezzo con una scala. Ad un secolo di distanza da quando il professor Naismith ebbe quella meravigliosa idea che diede vita ad una delle discipline sportive più amate e praticate al mondo, ecco che di pari passo all’evoluzione del gioco c’è stata anche quella degli impianti, in particolare quella dei canestri.

Nel 1894 fu introdotto l’uso del tabellone e il cesto di vimini fu sostituito da un anello metallico con una rete attaccata, poi nel 1912 quella stessa rete fu tagliata in modo che il pallone ricadesse da solo a terra una volta entrato nel canestro. Cambiamenti che ora appaiono scontati e quasi irrilevanti ma che in realtà sono stati epocali e sono il punto di partenza di un percorso che oggi si concentra su particolari, tipi di materiali e design diretti alla volontà/esigenza di garantire una sempre maggiore sicurezza agli utilizzatori.

Diverse sono le novità strutturali introdotte negli anni. Certamente una delle più importanti riguarda uno scanso sul tabellone in cristallo (prima era in legno) in posizione corrispondente all’attacco del canestro in modo da permettere il fissaggio diretto del canestro stesso alla struttura di supporto del tabellone. Con questo sistema le sollecitazioni trasmesse dal giocatore durante l’azione di gioco – soprattutto la schiacciata dove l’atleta sprigiona potenza e forza direttamente sulla struttura – passano direttamente dal canestro alla struttura senza interessare il cristallo del tabellone. In questo modo è stato notevolmente ridotto se non quasi annullato il fenomeno della rottura dei tabelloni con caduta a terra di pericolosi frammenti, più o meno grandi, di cristallo: è molto raro infatti vedere ora scene accadute in passato con strutture che andavano in frantumi dopo una violenta schiacciata.

Sempre legato alle sollecitazioni cui è sottoposto il ferro, e di conseguenza la struttura cui è collegato, è stato introdotto un sistema di flessione all’interno del canestro basato su un dispositivo meccanico a molle. In questo modo il canestro non è più fisso e totalmente rigido ma è flessibile sia frontalmente (si muove di 90°), sia lateralmente (si muove anche sui 180°) come sviluppato negli ultimi anni dai produttori. Questa evoluzione permette all’anello metallico di sganciarsi dalla sua posizione originale, adattarsi al movimento impresso dal giocatore che ad esempio schiaccia e di conseguenza assorbire e distribuire quelle sollecitazioni.

Novità riguardanti i tabelloni con i ferri annessi, ma novità riguardanti anche le strutture cui sono affissi. Sono infatti di diverso tipo per adattarsi al meglio agli impianti in cui devono essere collocati: si va da strutture fissate alla parete, che possono anche chiudersi appiattendosi lateralmente al muro, ad altre attaccate al soffitto, fisse o che possono richiudersi schiacciandosi al soffitto stesso, passando per canestri sempre attaccati alle pareti e che se necessario possono essere sollevati con funi e carrucole. Soprattutto però sono state sviluppate strutture mobili affinchè si possano levare del tutto dall’impianto, o anche sostituite in caso di rottura o altro.

A questo proposito un aspetto da non dimenticare è che queste strutture non devono in alcun modo alterare l’integrità del fondo su cui vengono poggiate, e allo stesso tempo devono garantire una certa resistenza e un equilibrio visto che sempre più su questi tabelloni vengono poggiate telecamere, macchine fotografiche e microfoni. Quindi i canestri devono essere leggeri, agili e maneggevoli per essere spostati, abbassati, chiusi (per far ciò ci sono sistemi pneumatici sia manuali, sia elettrici) o eventualmente sostituiti, ma allo stesso tempo resistenti e solidi per garantire stabilità e che restino ben piantati a terra nonostante le varie e importanti sollecitazioni, evitando che si ripetano scene viste in passato con strutture che si sollevino da terra e vadano a travolgere l’atleta che magari è rimasto appeso al ferro dopo aver schiacciato.

Va anche detto che ogni singolo produttore adatta poi dei dettagli e delle migliorie che lo identifichino, nei colori, nei loghi, nei ricami. Particolari importanti sono i rivestimenti e le protezioni della struttura e del tabellone stesso perché sono sempre di più i giocatori che, con le loro doti fisico-atletiche, rischiano di impattare con la testa e con altre zone del corpo. Quindi, aldilà del puro aspetto estetico, in cima alla lista delle priorità di un produttore c’è sempre quella di garantire all’atleta o utilizzatore il massimo della sicurezza.

Articolo scritto con il supporto tecnico di SportSystem

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