Preview NBA: Northwest Division 2017/2018

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La Northwest Division è tra le più intriganti dell’intera NBA. Cinque squadre pronte a darsi battaglia senza esclusione di colpi. A partire dai Thunder, favoriti assoluti nel novero dopo un’offseason da urlo. Ci si aspetta moltissimo dai Timberwolves, pronti a prendersi un posto tra quelli che contano e a tornare ai playoff. Blazers pronti a inserirsi da outsider, Nuggets con tante speranze, ma poche certezze. E i Jazz, dopo essersi presi la Division nella scorsa stagione, potrebbero finire questa da fanalino di coda.

1 – Oklahoma City Thunder

Che offseason pazzesca quella dei Thunder. Dopo aver proclamato Russell Westbrook come unico eroe per la passata stagione, la franchigia si prepara a tornare realmente ai vertici della Lega con due innesti da urlo: Paul George e Carmelo Anthony. I due, oltre a portare in città un nuovo concetto di Big Three, saranno di grande aiuto per inserirsi in quel meccanismo di squadra che ha funzionato solo a tratti l’anno passato. George è un eccellente difensore e, insieme ad Andre Roberson in quintetto, può fare faville contro qualsiasi avversario, senza dimenticare i quasi 24 punti di media ai Pacers nella scorsa annata. Anthony, invece, riporta a OKC quella straordinaria potenza offensiva che è mancata dopo la partenza di Kevin Durant verso Golden State. Occhio, poi, a Steven Adams, in crescita spaventosa nella passata stagione, e Patrick Patterson, che arriva da rincalzo, ma può giocare un ruolo decisivo se sfruttato a dovere. E poi c’è Westbrook. Se dovesse anche soltanto in parte ripetere la leggendaria scorsa stagione, i playoff non saranno più il punto di arrivo per questi Thunder.

2 – Minnesota Timberwolves

Ora o mai più per i Timberwolves. A proposito di estati roventi, quella che ha visto coinvolta la franchigia di Minneapolis è stata a dir poco scoppiettante, chiudendosi a dovere con il rinnovo quinquennale per 148 milioni di Andrew Wiggins ieri. Il quintetto, potenzialmente, è di quelli che spostano gli equilibri. A Wiggins e allo straordinario quanto purissimo talento di Karl-Anthony Towns, che sembra realmente pronto a dominare la Lega, si sono aggiunti Jimmy Butler dai Bulls, Taj Gibson dai Thunder e Jeff Teague dai Pacers. Il che significa aggiungere uno tra i migliori two-way player nella NBA attuale, oltre che ormai stella conclamata dopo l’esplosione a Chicago, per altro resa possibile proprio dal ritrovato coach Tim Thibodeau, un giocatore tosto e dall’atletismo sconfinato e un playmaker che non è praticamente mai sceso sotto i 15 punti e 6 assist di media nelle ultime quattro stagioni tra Atlanta e Indiana. Basta così? Neanche per sogno, perché dalla panchina è pronto ad alzarsi Mr. Sixth Man, Jamal Crawford, arrivato a dare man forte dai Clippers. Senza contare che, oltreoceano, ancora non si sono viste le reali potenzialità di Nemanja Bjelica. Tenetevi forte: i 13 anni senza playoff dei T-Wolves potrebbe restare soltanto un lontano ricordo.

3 – Portland Trail-Blazers

Attenzione ai Blazers, che potrebbero anche scalare qualche gradino sfruttando il periodo di rodaggio di tante squadre a Ovest. Damian Lillard e CJ McCollum compongono uno dei migliori backcourt nella NBA attuale e possono garantire numeri eccezionali per l’intera durata della stagione, sperando che possano essere anche più costanti sul lungo periodo. A loro si è aggiunto l’incredibile Jusuf Nurkic, letteralmente rinato dopo la trade che lo ha portato a Portland. Peccato che un infortunio lo abbia fermato sul più bello e abbia compromesso i playoff per la squadra di coach Terry Stotts. Non si vive di solo attacco, però: il meccanismo difensivo dovrà funzionare meglio di quanto visto nella scorsa regular season se non si vuole incappare nella seconda delusione consecutiva. Maurice Harkless si prende il posto in quintetto rispetto a un Evan Turner deludente e preferibile quando parte dalla panchina. Occhio ai rookie: Zach Collins può essere decisivo da subito, mentre Caleb Swanigan può essere la steal del Draft alla numero 26.

4 – Denver Nuggets

I Nuggets in offseason hanno fatto un solo cambio, ma assai significativo, rispetto alla scorsa stagione: fuori Danilo Gallinari, finito ai Clippers, dentro Paul Millsap, deluso e scontento dalla sua avventura agli Hawks. I 90 milioni di dollari spesi per un triennale sono un investimento non indifferente, ma Millsap è l’unica speranza concreta di Denver per sognare i playoff. Certo, la qualità a roster non manca: Gary Harris ha un enorme talento, pronto a esplodere in questa stagione, Nikola Jokic ha dimostrato una grande propensione alla tripla-doppia, resa possibile da qualità di passatore pazzesche per un centro di quella portanza fisica, mentre Emmanuel Mudiay e Jamal Murray, che si giocano lo slot di play titolare, devono alzare l’asticella dopo quanto mostrato, tra alti e bassi, nella loro giovane carriera finora. Attenzione a Kenneth Faried, mai così nel baratro in carriera e pronto a rialzarsi dopo le tante difficoltà vissute nell’ultimo paio di annate, e a Juan Hernangomez, che si propone di formare, insieme al fratello Willy dei Knicks, la nuova coppia “alla Gasol” di spagnoli oltreoceano.

5 – Utah Jazz

Dalla vetta all’abisso per i Jazz? La Division è estremamente combattuta, come abbiamo già anticipato, ma c’è il serio rischio che Utah crolli in questa stagione. Il motivo principale è la perdita del proprio miglior giocatore, Gordon Hayward, finito ai Celtics in sede di free agency. Non solo, però, perché anche la perdita di George Hill, ora ai Kings, si sentirà eccome a Salt Lake City. Senza Hayward, faro e cardine offensivo, la squadra resta un fortino a livello difensivo, ma potrebbe soffrire senza un leader in attacco. In città è arrivato Ricky Rubio dai Timberwolves per dare fantasia ed eccentricità alla manovra, ma il dubbio su chi possa prendere in mano le redini resta. A tutto questo si è unita la pessima notizia che Dante Exum possa saltare l’intera stagione per un grave problema alla spalla sinistra. Ci si aspetta tantissimo da Rodney Hood, primo indiziato a sostituire Hayward nei cuori dei tifosi, oltre che da Rudy Gobert, ormai pronto per lo status di stella, dopo la stagione da 14 punti e 12.8 rimbalzi appena conclusa. Il rookie Donovan Mitchell, scelta numero 13 al Draft, avrà fin da subito non poche responsabilità per aiutare ad evitare il crollo dei Jazz.