Serie A: Gudaitis, Mbakwe, Jones, il ritorno del pivot “old school”

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Artūras Gudaitis – © twitter.com/OlimpiaMI1936
In una pallacanestro in continua evoluzione, interpretare il ruolo di pivot secondo i dettami del basket moderno può risultare un’impresa quantomeno ardua. La sempre maggiore attenzione rivolta al gioco perimetrale, al tiro da 3 punti, ai “piccoli” che devono saper giocare da “lunghi”, rischia di rendere sempre meno importante la figura di un centro alla Shaquille O’Neal, per fare un esempio nemmeno troppo datato. Eppure, guardando i tabellini delle partite della prima giornata di Serie A, pare siano stati proprio loro, i lunghi vecchio stile, a spostare gli equilibri in alcuni match.

Gudaitis: da riserva a pedina fondamentale per Milano

In primis, Arturas Gudaitis, che al PalaRadi di Cremona ha trascinato Milano alla vittoria con una prestazione sontuosa. Il lituano, che già era risultato tra i migliori dell’Olimpia in Supercoppa (9 punti e 9 rimbalzi di media nelle due gare), è stato autore di una prestazione da autentico dominatore d’area, difficilmente marcabile per gli uomini di Sacchetti: 17 punti, 8 falli subiti, 17 rimbalzi per un totale di 31 di valutazione. E pensare che era arrivato alla corte di Pianigiani soltanto per sopperire all’assenza di Young. Il 77 da Klaipeda sta invece dimostrando che, grazie ad ottimi fondamentali e una grande abnegazione al lavoro, può diventare tranquillamente uno dei migliori giocatori del nostro campionato. Non è un caso se l’anno scorso, nella regular season di Eurocup, è stato primo nella classifica di stoppate, falli subiti, rimbalzi offensivi e tiri liberi.

Jones: macchina da doppia-doppia

Non da meno è stata la prova di Shawn Jones di Sassari nella vincente prova dei suoi contro Cantù. Avevamo avuto modo di apprezzare il giocatore da Middle Tennessee State nel finale della passata stagione ad Avellino, in cui già aveva mostrato appieno le sue caratteristiche. Fisicità ed atletismo lo rendono un ottimo rimbalzista, oltre che un eccellente uomo d’area in entrambe le metà campo. Al di fuori del pitturato la sua pericolosità è quasi nulla (come Gudaitis d’altronde), ma ciò non gli ha impedito di esordire in campionato con una prestazione eccezionale da 19 punti e 17 rimbalzi per un totale di 28 di valutazione. Gli avversari non sono riusciti in alcun modo a contenerlo.

Mbakwe: ritorno in Italia da dominatore

Da sottolineare anche la prova di Trevor Mbakwe, nuovo centro di Torino, di ritorno nel nostro campionato dopo l’esperienza a Roma. Decisivo anche lui nella vittoria dei suoi a Brindisi, in cui se l’è dovuta vedere con un altro pivot molto interessante alla prima esperienza europea come Cady Lallane (9 pt, 12 rb, 3 rec, 21 val per lui all’esordio). Mbakwe ha chiuso il match con 14 punti, 5 falli subiti e 8 rimbalzi per un totale di 17 di valutazione (migliore dei suoi), dimostrando nuovamente di sentirsi molto a suo agio nel pitturato dove riesce ad esprimere al meglio le sue qualità.

Insomma sono solo alcuni dei lunghi prettamente interni che potrebbero risultare fondamentali per portare al successo le loro squadre. Nella lista non vanno però dimenticati i vari Fesenko e Lawal (Avellino), ieri out contro Reggio Emilia, lo stesso Reynolds della Reggiana, e ce ne sarebbero tanti altri.

Dunque non pare sia stato un problema il fatto che questi giocatori, al di fuori del pitturato, siano praticamente innocui palla in mano. Ognuno con le sue caratteristiche, chi con grande esplosività, chi con un maggiore tonnellaggio, è riuscito a sopperire a questa “mancanza” grazie ad una eccellente capacità di occupare il pitturato oltre che ad una spiccata abilità a rimbalzo.

Attenzione perché potrebbero essere proprio loro l’arma in più del basket moderno, l’anello di congiunzione tra un gioco sempre più perimetrale e la necessità di avere sempre qualcuno sotto i tabelloni in grado di fare la voce grossa e dare sicurezza a tutta la squadra.