Non solo Irving: i Celtics padroni dell’Est sognano di tornare alle Finals

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Al Horford & Kyrie Irving, Boston Celtics

Sixers, Knicks, Bucks, Heat, Spurs, Kings, Thunder, Magic, Hawks, Lakers and counting, verrebbe da dire all’americana. I Celtics sono in piena striscia vincente e possono sperare di prolungarla oltre la decina, raggiunta nella sfida dal sapore storico sempre vivo contro Los Angeles, nelle prossime partite contro Hornets, Raptors e Nets. Si potrebbero presentare così nel pieno della forma, mentale e atletica, la notte del 17 novembre di fronte agli Warriors padroni della Lega, per avere un quadro più chiaro su quali possano essere ambizioni e sogni di chi già oggi ha praticamente due gare di vantaggio sulla prima inseguitrice in Eastern Conference.

DELIRIO VINCENTE

Dopo l’infortunio di Gordon Hayward a qualche minuto dal suo esordio in biancoverde, dopo le prime due sconfitte consecutive contro Cavaliers e Bucks, dopo le critiche, le preoccupazioni e le ansie di fallire dopo una offseason da protagonisti assoluti, Boston non si è mai persa d’animo. Merito, innanzitutto, di un Brad Stevens ormai nel novero dei migliori coach NBA del nostro presente. Non ha soltanto ricostruito la franchigia con pazienza e abilità fuori dal comune, ma ha saputo rivoluzionare tutto anche a stagione in corso, dopo il dramma Hayward. Un paio di partite sono state sufficienti per ricreare un’armonia nel quintetto e nello spogliatoio, per non perdere di vista gli obiettivi stagionali, resi ancor più vicini dalla crisi che ha colpito i Cavaliers in questo avvio di annata. Le dieci vittorie consecutive sono frutto di un piccolo gioiello difensivo, il migliore della Lega con appena 95.6 punti subiti ogni 100 possessi, un numero che, se mantenuto tale fino al termine delle 82 partite, sarebbe il migliore da oltre 15 anni. Il tutto senza dimenticare l’apporto offensivo, sceso rispetto all’anno passato a 104.8 punti ogni 100 possessi, ma utile a mantenere un net rating positivo di 9.2 punti, il secondo migliore dietro gli inarrivabili Warriors.

I MOTIVI DELLA CRESCITA

Il rientro di Isaiah Thomas a Cleveland potrà dare un quadro più chiaro sulla trade che ha sconvolto l’estate NBA. Quel che è certo è che Kyrie Irving sta dimostrando di essere quel leader che proclamava di poter diventare in una franchigia incentrata sul suo immenso talento. Partendo dal suo tallone d’Achille, la difesa: -11.4 punti ogni 100 possessi rispetto alla scorsa stagione a Cleveland, per un 95.9 che non si era mai visto nella sua carriera. E poi la magia quando ha il pallone in mano, con giocate da highlight tanto quanto concrete per guidare i suoi alla vittoria. Al suo fianco un Al Horford tornato All-Star, con una magistrale tenuta difensiva nel controllare sotto canestro qualsiasi avversario, pur senza grandi statistiche in stoppate o palle rubate. Un gigante nell’ombra, come ama essere in una NBA di protagonisti scintillanti, con la mano delicata di chi, nonostante la mole, sa essere anche un grande passatore. Il terzo Big Three, in assenza di Hayward, lo sta facendo Jaylen Brown, cresciuto in maniera esponenziale fino a 14.8 punti di media e 106.3 di offensive rating, frutto di un atletismo incredibile, che non sconfina più in eccessiva foga e rudezza sul parquet. Sotto la guida di Stevens, potrà presto diventare una stella di prim’ordine.

ROSTER COMPLETO

La grande bellezza dei Celtics, però, è la completezza di un roster costruito negli anni grazie all’estrema saggezza del pur giovane Stevens. Incredibile il salto di qualità di Terry Rozier ad esempio, uscito da Louisville come arma offensiva e reso eccellente difensore in accoppiata con Marcus Smart, più “esperto” in materia. Lo stesso vale per il rookie Jayson Tatum, terza scelta dello scorso Draft. Alcuni media locali già sognano il paragone con Paul Pierce e, sebbene sia presto per azzardare simili comparazioni, Tatum sta sorprendendo tutti: 13.5 punti di media, con 6 rimbalzi annessi, e statistiche difensive pazzesche per un esordiente, tanto da giocarsi i primissimi posti nella Lega in questo ambito. Con l’aggiunta del rientrante Marcus Morris, un’arma importante soprattutto considerata la pesante assenza di Hayward, e senza dimenticare Aron Baynes, Daniel Theis e tutti gli altri pezzi di un meccanismo a orologeria. Boston ha il roster per sognare in grande. Quanto in grande lo sapremo in primavera, con l’obiettivo concreto di arrivare ai playoff da assoluti protagonisti.