TOP NBA: Simmons-mania, Philadelphia sogna i playoff e scarica Okafor

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Ben Simmons, Philadelphia 76ers © 2017 Danny Bollinger/NBAE via Getty Images
Ben Simmons, Philadelphia 76ers © 2017 Danny Bollinger/NBAE via Getty Images

Un’offseason da incorniciare, la prima dopo anni deludenti, aveva fatto balzare i nuovi Sixers in cima agli onori della critica, tanto da renderli fra le franchigie top della Eastern Conference. Il GM Bryan Colangelo aveva assemblato una squadra composta dai migliori prospetti futuri dell’intera Lega, accompagnati da veterani vincenti e stabili fisicamente. Il famoso “The Process”, termine con il quale si intende definire il processo di ricostruzione avviato dalla franchigia diversi anni fa, era finalmente giunto al termine.
Aspettative, queste, che si riferivano ai mesi scorsi, quando, magari da un lettino in riva al mare, si avevano notizie di quanto accadeva nella stanza dei bottoni di casa Sixers. Adesso, con circa un mese di stagione regolare alle spalle, è tempo di fare i primi bilanci.

Dopo un avvio di stagione difficile, fatto di un solo successo nelle prime cinque partite stagionali, Philadelphia ha inanellato una striscia convincente di 7 vittorie nelle successive 9 partite, impreziosita, peraltro, da ottime performance su parquet difficili quali Houston e Salt Lake City. Stabilmente in zona playoff, sono quantomeno autorizzati a sognare, dal momento che la concorrenza non è particolarmente folta. La fase offensiva gira bene, producendo circa 107 punti a partita, sufficienti per posizionarsi nella top 10 dell’intera Lega; peggio, invece, ciò che avviene dall’altro lato del campo, dove i Sixers subiscono mediamente gli stessi punti che realizzano (ossia 107), in conseguenza dei quali si assiste, spesso e volentieri, a match mai del tutto conclusi fino allo scadere dei ’48. La sconfitta subita a Sacramento è piuttosto esemplificativa di quanto detto: match passato per larghi tratti in svantaggio, recuperato ma alla fine perso con una tripla allo scadere. Sicuramente ci sono tempo e talento necessari a limare questi difetti, per presentarsi ancora più convincenti nella seconda parte di stagione.

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La nota più lieta è, senza ombra di dubbio, Ben Simmons. Al di là dell’Oceano c’è già chi lo ha etichettato “The next big thing”, aggettivo che, in gergo NBA, si riferisce ai prospetti migliori, a coloro che un domani domineranno questa Lega, così come oggi fanno Lebron, KD, Curry, Harden e Westbrook. Ed in effetti, guardando la sicurezza, la leadership, la qualità e la condizione fisica con cui mette piede in campo, si ha la sensazione netta di assistere alle origini di un fenomeno. Le sue statistiche attuali sentenziano circa 18 punti, 10 rimbalzi e 8 assist di media, conditi da due triple doppie già all’attivo: numeri che, se già quasi impossibili da realizzare da un veterano che non sia fra i giocatori citati in precedenza, fanno ancor più scalpore se si considera che il ragazzo in questione è appena 21enne e alla prima esperienza in NBA. Coach Brown è talmente entusiasta, da schierarlo spesso e volentieri nel ruolo di point guard; ruolo che, sebbene non sia propriamente il suo, è in grado di condurre alla perfezione.

Chi l’appoggio di tutta la piazza se l’è già conquistato nei mesi precedenti è Joel Embiid, al quale la dirigenza di Philadelphia ha offerto un’estensione contrattuale di cinque anni al massimo salariale. Un azzardo per un giocatore che, seppur di grande talento, ha disputato soltanto 31 partite nelle tre stagioni precedenti? Mica tanto, considerando che il contratto firmato dal camerunese autorizza i Sixers a tagliarlo qualora nelle prossime stagioni si procuri un infortunio grave alla schiena o alle ginocchia, i punti nei quali soffre maggiormente. Tutti contenti dunque, primo su tutti il giovane centro, che si è detto volenteroso di passare la sua intera carriera in questa franchigia, diventando una leggenda del calibro di Kobe, Duncan o Nowitzki. Contenti, però, anche i Sixers, dal momento che è riuscito ad incrementare le sue già discrete medie, assestandosi sui 23 punti e 11 rimbalzi di media: a tutti gli effetti già un top centro NBA.

Flop

Dov’è finito Markelle Fultz? “Mr. First Pick”, colui per cui Colangelo e staff hanno spedito a Boston la terza scelta assoluta dello scorso draft più una pick al primo giro del prossimo, non ha praticamente mai iniziato la stagione regolare. O meglio, è sceso in campo per pochi minuti nei primi 4 match, senza lasciare più di tanto il segno, e poi si è fermato dallo scorso 25 ottobre per il riacutizzarsi di un dolore alla spalla destra, che lo tiene out a tempo indeterminato. Di certo il suo apporto non è stato ancora valutabile, il talento tanto decantato nei mesi scorsi non è sparito da un giorno all’altro: resta da capire il perchè, già dalla pre-season, Coach Brown abbia deciso di inserire la prima scelta assoluta al draft 2017 nella second unit. Dubbi che saranno diradati soltanto quando il giocatore scenderà nuovamente in campo, per il quale si deve attendere il prossimo responso medico.

Philadelphia 76ers – © 2017 twitter

Chi invece è in odore di addio è Jahlil Okafor, impiegato per soli 25 minuti complessivi in questo avvio di stagione. Le voci sulla sua partenza continuano a rincorrersi a partire dall’esplosione di Embiid nella passata regular season, che lo ha di fatto relegato al ruolo di comprimario; si sono fatte più fitte pochi giorni fa, quando, decorso il termine ultimo, i Sixers hanno deciso di non esercitare l’opzione prevista sul suo contratto da rookie, facendolo divenire unrestricted free agent a partire dal prossimo giugno. Okafor avrebbe richiesto il buyout immediato, per il quale non è stato accontentato, dal momento che Philadelphia è convinto di poter giungere ad una soddisfacente trade in cambio del giovane centro. Sul prodotto di Duke, infatti, è partita l’asta per accaparrarselo: Boston, Chicago e Atlanta sarebbero già in prima fila.