TOP NBA: arcigni e determinati, alla scoperta dei nuovi Pistons

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Tra auto rombanti e la solita grigia routine classica di una città perlopiù industriale, Detroit, e la NBA tutta, hanno riscoperto i Pistons. Il ricordo dell’ottavo posto conquistato due stagioni or sono, sbiadito rapidamente nella deludente annata scorsa, è più vivido che mai: i nuovi Pistons vogliono i playoff, e difficilmente se li lasceranno sfuggire!
L’offseason ci ha consegnato un team forse migliorato dal punto di vista tecnico, tuttavia poco modificato rispetto all’assetto delle stagioni precedenti: le perdite di Marcus Morris e Kentavius Caldwell-Pope sono state rimpiazzate dall’acquisizione di Avery Bradley da Boston e dal giovane promettente Luke Kennard; in apparenza, dunque, niente di talmente eccezionale da riaccendere l’entusiasmo della piazza. Se a ciò si aggiunge che i movimenti compiuti dalla dirigenza sono stati dettati da esigenze di bilancio, finalizzate ad alleggerire un salary cap fra i più ingolfati della Lega, era lecito attendersi una stagione in tendenza con quella precedente, caratterizzata da alti e bassi e un piazzamento ai playoff che diventava progressivamente un lontano miraggio.

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Invece, dopo nemmeno 20 partite di regular season, Detroit occupa la terza posizione ad Est (11-6 il record), dimostrando di disporre di un attacco che funziona, ma soprattutto di una difesa arcigna e solida. Sebbene la regular season sia appena agli albori, e le sorprese (positive e negative) siano sempre dietro l’angolo, i Pistons sembrano aver ingranato la marcia giusta e, in una Conference che non fa della competitività la sua dote principale, immaginarli chiudere fra la quinta e la sesta posizione è più che una mera possibilità.

I punti di forza

Il fattore campo è stato spesso una delle armi principali vantate dai Pistons. Detroit non è LA, non è NY, non è Chicago: è una città dove divertirsi è difficile, lo sport è un momento di svago più unico che raro. La comunità ama i Pistons e li ha sempre spinti oltre gli ostacoli. Lo fa anche oggi, nella loro nuova casa: il Palace of Auburn Hill, cha ha ospitato la franchigia per quasi 30 anni, infatti, è stato sostituito dalla Little Caesars Arena. Nuovo ambiente, vecchie abitudini: Detroit è terza soprattutto grazie ad un rollino casalingo di 7 vittorie e 2 sconfitte (l’ultima nella notte contro Cleveland).
Seconda caratteristica dei Pistons è spesso stata una difesa solida, che controbilanciava un attacco quasi mai esplosivo. Un eccellente rim protector e rimbalzista come Drummond in mezzo, un grande difensore perimetrale come Bradley, giocatori versatili come Harris e Johnson, controllo del ritmo per evitare contropiedi: colpire la squadra di Van Gundy, quest’anno, risulta difficile anche ai migliori attaccanti della Lega.
Terzo punto di forza è il pick&roll Jackson-Drummond, principale freccia all’arco di Van Gundy quando si tratta di dover far male agli avversari. I due in questione, protagonisti in positivo nella cavalcata di due stagioni fa e in negativo nella delusione del 2016/17, sono tornati ad alti livelli. Drummond, non solo è il leader di questo team, ma è uno dei protagonisti di queste prime settimane di NBA, grazie a medie che si assestano sui 14 punti, 16 rimbalzi, 3.5 assist e 1.3 stoppate a partita. Miglior rimbalzista attualmente in circolazione, ha incrementato la sua pericolosità offensiva migliorando notevolmente la sua principale pecca, passando da un 40% scarso ai liberi ad un discreto 64%.

Sebbene stia disputando una stagione positiva (16 punti + 6 assist + 3.5 rimbalzi), il salto di qualità per questa squadra deve venire da Reggie Jackson. Personalità da vendere, sicurezza nei propri mezzi, capacità di leggere le situazioni e di dettare il ritmo del match: la point-guard nativa di Pordenone deve assumersi più responsabilità in fase offensiva e segnare qualche punticino in più.

Miglioramento totale

Avery Bradley è stata una piacevole scoperta, oltre che una fondamentale acquisizione. Difensore di elevata caratura, grandi doti morali e propensione alla leadership nello spogliatoio: la SG ex Boston Celtics, in un contesto che prevede spesso il tiro dall’arco, sta disputando la migliore stagione in carriera, tirando con il 46% a partita dalla linea del tiro da 3 punti (circa 2.5 triple di media realizzate). Ha spesso concluso i match come top scorer di squadra, segnando 18 punti di media (21 nel solo mese di Novembre). Van Gundy, per ora, se lo gode: a Luglio, però, diventerà free agent, e il suo attuale contratto da 8 milioni l’anno passerà a doppia cifra. Molto difficile, pertanto, vederlo con la casacca di Detroit anche la prossima stagione.
Migliore stagione in carriera anche per il “quarto violino” di questo team: Tobias Harris, giocatore irrinunciabile per coach Van Gundy, dimostrato dai circa 34 minuti di media che disputa a partita. Importante in attacco (19 punti di media), discreto a rimbalzo (5 punti di media), estremamente versatile in difesa, dal momento che riesce a difendere sia sui piccoli che sui lunghi. Che giochi da Small Forward o da moderno Stretch Four, questo non importa: lui è sempre in campo!