Nikola Jokic tra punti, assist e difesa, ma il suo futuro è un rebus

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Nikola Jokic – NBA.com

Nikola Jokic è stata una delle maggiori scoperte prodotte dalla precedente stagione NBA, protagonista di prestazioni che gli hanno permesso di battagliare fino all’ultimo per il premio di Most Improved Player of the Year. 17 punti, 10 assist, 5 rimbalzi di media, una doppia-doppia ad ogni allacciata di scarpe e, quando particolarmente in serata, una manciata di triple-doppie come un qualsiasi giocatore di dimensioni più ridotte rispetto ai suoi 210 cm: così “The Joker” è diventato il fulcro del progetto dei Denver Nuggets, spedendo altrove, o relegando a ruoli marginali, i vari Jusuf Nurkic, Danilo Gallinari e Kenneth Faried.
Definirlo centro è riduttivo: Jokic è rivoluzionario, giocatore totale, atipico rispetto ai lunghi coltivati nell’Europa dell’Est. Eccellente passatore, ottimo realizzatore, pecca in difesa e in forza fisica, ma con impegno e dedizione può ambire ad alti, altissimi livelli.
Pressoché identiche le medie attuali, eccellente nel riempire ogni tabellino statistico, il centro serbo non è stato ancora in grado, però, di compiere il salto di qualità, il balzo da giovane promessa a fuoriclasse: causa di una discontinuità, di un’allarmante incostanza di prestazioni, che preoccupa non poco la dirigenza del Colorado; anche perchè, tra 18 mesi, il suo contratto da matricola cesserà i suoi effetti ed il 22enne, con ogni probabilità, chiederà il massimo salariale. A Tim Connelly, plenipotenziario presidente della franchigia, il compito di valutare se il serbo sia un vero franchise-man, tanto per il presente, tanto per il futuro dei Nuggets.

Visione di gioco

Peculiare caratteristica del serbo è la capacità di catalizzare il gioco attorno a sé, a volte prendendo conclusioni in isolamento, a volte fungendo da semplice boa intorno alla quale ruotano i suoi compagni. Abile nel muovere la palla, nel trovare soluzioni impossibili per mandare i suoi a canestro, Jokic ha una media assist (circa 5 a partita) migliore di numerose point-guard, rientrando in top 30 assoluta e, insieme a Demarcus Cousins, unico centro a comparire in questa speciale classifica. A dimostrazione di come Coach Malone sfrutti a dovere questa sua abilità, basti sapere che nella scorsa stagione i Nuggets hanno vinto 6 match sui 7 disputati quando il centro serbo è andato in doppia-cifra negli assist, ed anche nella regular season attuale l’andamento non è dissimile, con una media di circa 6 assist nelle finora 22 vittorie conquistate da Denver.

Fase difensiva

Non del tutto sufficiente, ma sicuramente in crescita, la fase difensiva del 22enne serbo. Quella che era la sua principale pecca, pian piano sta diventando un suo punto di forza, influendo positivamente sulle statistiche di squadra. Rispetto ai 109 punti ogni 100 possessi concessi nella precedente regular season, il Defensive Rating è sceso a quota 103. Un dato che, accompagnato al sensibile miglioramento avuto nelle palle rubate (da 1 a 1,3) e nella velocità di movimento sui blocchi e sui tiri contestati, è sufficiente quantomeno a dimostrare l’impegno di Jokic nel migliorare un suo difetto. Di conseguenza, i risultati di squadra non possono che beneficiarne: Denver è passata dai quasi 111 punti a partita concessi la scorsa stagione, agli attuali 105, e lo stesso coach Malone non ha potuto esimersi dal commentare:

“Ragazzi come Jokic, come Barton e Murray, hanno più voglia di difendere. Vogliamo e possiamo essere una squadra migliore in fase difensiva!”

 

Jokic realizzatore

Data la vasta e a tratti illimitata capacità di realizzare punti, sarebbe facile giudicare estremamente positiva la fase offensiva giocata dal Joker di Denver.

Invece, seppur statisticamente discreto, risulta essere un giocatore ancora piuttosto acerbo quando si tratta di trascinare i suoi, di prendere le responsabilità imprescindibili per il livello a cui ambisce, di diventare una macchina da punti. Jokic ha tecnica ed abilità tali da rendersi immarcabile a qualsiasi difesa NBA, per cui la sua incostanza nelle performance offensive non è giudicabile dai team affrontati: è stato in grado di metterne 41 a Brooklyn e 29 a Washington, per poi scivolare negli 0 di Sacramento e negli appena 6 contro i modesti Lakers e Blazers. Nikola deve evitare di accendersi ad intermittenza, ed imparare ad alimentare costantemente il fuoco che arde al proprio interno. Solo così potrà diventare una star NBA, dissipare i dubbi dei suoi dirigenti, rendere i Denver Nuggets un vero top team.