“From hero to zero”: i Lakers la giusta soluzione al tracollo di Isaiah Thomas?

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Isaiah Thomas – © 2018 twitter.com/lakers

Quando il più bel lieto fine era pronto per essere celebrato, per Isaiah Thomas è arrivata una nuova – l’ennesima – destinazione: altro giro, altra corsa.
La sua storia, le sue gesta, più o meno note a tutti, avrebbero meritato una trasposizione cinematografica, se lui stesso non avesse rovinato il finale. Perché IT ha saputo sopravvivere ed imporsi in una Lega di giganti grazie ad una forza d’animo ed una determinazione senza precedenti con la quale ha combattuto madre natura (che gli ha donato un’altezza di appena 175cm), i pregiudizi (è stato scelto con l’ultima chiamata al secondo giro), la malasorte (ha perso la sorella durante gli scorsi playoff), è diventato Re di una delle franchigie più gloriose della storia del basket, temuto e rispettato dall’intero mondo NBA. Il suo carattere ed il suo ego, croci e delizie del suo personaggio, lo hanno reso una star, un underdog da celebrare, ma al tempo stesso lo hanno riportato al punto di partenza. Ora, dopo essere stato scaricato in serie da Kings, Suns e Celtics prima, e dai Cavaliers poi, il piccolo grande uomo riparte dai Lakers, sperando di aver trovato finalmente la sua dimensione, il suo posto al sole.

Thomas-Celtics: un binomio che appariva inscindibile

2 stagioni e mezza a Boston, una meglio dell’altra, sempre in crescendo: sulle rive dell’Atlantico, IT sembrava aver trovato finalmente il suo ambiente ideale, capace di valorizzare al massimo le sue capacità, di celebrare il suo ego. Isaiah e i Celtics avevano trovato l’uno nell’altro ciò di cui erano alla ricerca: lui una franchigia dove potersi esprimere da leader, loro un giocatore attorno al quale costruire un team per puntare al titolo. Dopo averli trascinati sorprendentemente ai playoff al suo primo anno a Boston, il processo di crescita della franchigia ha intrapreso un percorso lineare tanto nella regular quanto nella post-season: la tavola era apparecchiata per puntare in questa stagione al bersaglio grosso, o quantomeno alle Finals.
Pian piano, però, i tratti negativi della personalità di IT sono emersi, portando alla rottura del rapporto con lo staff dirigenziale. Prima le critiche, nemmeno tanto velate, ai metodi di allenamento di Brad Stevens, poi la pretesa di un onerosissimo contratto quinquennale alla scadenza dell’attuale (datata giugno 2018), hanno portato Danny Ainge a valutare la sua cessione e, in totale, il ripensamento del progetto dei C’s. La poco chiara entità del suo infortunio all’anca (che lo ha tenuto fuori da gara 2 delle scorse Finali di Conference fino a Gennaio) e la ghiottissima occasione rappresentata da Kyrie Irving ci hanno messo il resto. Risultato? Valigie pronte e una nuova destinazione!

Thomas-Cavs: cosa non ha funzionato?

 “Non mi adatto, mi distinguo”
 

E’ stata la frase con cui si è presentato ai Cleveland Cavaliers, regno incontrastato di Lebron James. Arrivato con l’hype dell’All Star, dell’uomo franchigia, si è ben presto accorto che lo spartito era piuttosto diverso da quello suonato a Boston, tanto dal punto di vista offensivo che difensivo. Isaiah Thomas è un giocatore atipico, che può esprimersi ad alti livelli se messo nelle condizioni di poterlo fare, in entrambi i lati del campo. A differenza da quanto accadeva nei Celtics, però, a Cleveland non poteva condurre il gioco a proprio piacimento, risultando spesso secondo o terzo violino alle spalle di Lebron James e Kevin Love, e vincolato da un sistema continuamente alla ricerca dello scarico perimetrale, meno dell’improvvisazione a cui era abituato. Meno tecnici ma più arcigni dei Cavs, i Celtics avevano protetto il suo difetto principale: i miss-match subiti in fase difensiva. Cleveland, che della difesa non ha mai fatto il punto di forza, è invece letteralmente collassata nei quintetti con IT in campo: poca voglia di aiutarlo, scarso impegno, un plus minus medio di -15 (il più basso di sempre per un compagno di Lebron James) ed un ambiente divenuto giorno per giorno esplosivo. Ancora una volta il tratto negativo della sua personalità ci ha messo il resto: accusato Kevin Love di aver abbandonato la squadra nella debacle subita da OKC, puntato il dito contro Tyronn Lue per non valorizzarlo come dovuto, Isaiah ha peccato di superbia ed è stato nuovamente scaricato destinazione Los Angeles.

Thomas-Lakers: un nuovo inizio?

Esemplificativo del momentaccio tecnico e psicologico vissuto da Thomas è stata l’espulsione guadagnata nel match tra Lakers e Pelicans, quando, dopo una serie di spintoni e frasi al vetriolo con Rajon Rondo, la terna arbitrale ha pensato bene di mandare entrambi negli spogliatoi.

Con pochi mesi a disposizione per dare prova, nuovamente, del suo reale valore, i Lakers rappresentano l’ultima spiaggia di Isaiah Thomas per provare a guadagnarsi un lauto contratto, suo obiettivo dichiarato da un anno a questa parte. Difficile pensare che qualche squadra sarà disposta a metterlo sotto contratto con il max contract, che solamente 9 mesi fa invece sembrava la cosa più naturale per Thomas.

I Lakers non sono di sicuro famosi per essere organizzati in modo serio sulla metà campo difensiva, ma l’arrivo di IT, numeri alla mano, ha portato ad un ulteriore tracollo. Numeri negativi già visti ai Cavs, che di sicuro non vengono ben visti dagli altri General Manager, sopratutto quando si parla di scegliere un giocatore vincolante dal punto di vista tecnico e salariale.