Miracolo Jazz: playoff alla portata? Tutte le ragioni della rinascita

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Donovan Mitchell, Utah Jazz

Chi l’avrebbe mai detto. In pochi, senza dubbio, dopo una offseason all’insegna della ricostruzione in seguito alla decisione di Gordon Hayward di trasferirsi ai Celtics. Ancor più in pochi, certamente, dopo le 17 sconfitte in 28 partite giocate tra dicembre e gennaio. Eppure, i Jazz stanno lottando con le unghie e con i denti per tornare ai playoff in una pazza Western Conference. Ed è tutt’altro che assurdo pensare che possano riuscirci.

LA RINASCITA

Non sarà iniziato con le migliori prerogative, dopo un mese di dicembre dal calendario infernale, ma il 2018 di Utah, dal 22 gennaio in avanti, è da sogno. Quel giorno i Jazz cadono contro i disastrati Hawks, di ben 14 punti, e li raggiungono sul fondo del barile per quanto riguarda il record in trasferta (5-19). Dalla successiva vittoria contro i Pistons in overtime, però, difficile trovare una squadra che abbia fatto meglio di loro nella Lega. Arrivano ben undici vittorie consecutive, prima dello stop contro i Blazers. In tutto sono 16 nelle ultime 18 partite giocate. Record, ora a quota 35-30, e stagione ribaltata e, ora come ora, la seria possibilità di sognare i playoff, considerando il calendario favorevole da qui a fine stagione rispetto a Clippers e Nuggets, dirette rivali per la post-season. E attenzione, perché il terzo posto di Conference, occupato dai Blazers (39-26) non è certamente irraggiungibile. Nel mezzo, Pelicans, Spurs, Timberwolves e Thunder a darsi battaglia frenetica in un ultimo mese di regular season da brividi a Ovest.

I FATTORI

Gli infortuni sono stati un fattore deleterio in casa Jazz nella negativa prima parte di stagione. Soprattutto, l’assenza per 26 partite di Rudy Gobert li ha privati di un centro da 13.5 punti, 10.5 rimbalzi e 2.3 stoppate, oltre che di un perno fondamentale nella devastante macchina difensiva di Quin Snyder. Il suo ritorno ha favorito ha aiutato a riportare Utah al quarto posto come miglior difesa della Lega, con appena 102.9 punti subiti ogni 100 possessi. In attesa di poter festeggiare anche il rientro di Dante Exum, quinta scelta assoluta nel Draft del 2015, perennemente ai box per problemi alla spalla, i Jazz si godono la vera e propria steal of the Draft dello scorso anno. Donovan Mitchell, chiamato con la numero 13, vola verso il premio di Rookie of the Year, conteso a Ben Simmons dei Sixers, grazie a 19.8 punti, 3.5 rimbalzi e 3.5 assist di media, ma non solo. Il carattere e la caparbietà del ragazzo lo rendono già una delle migliori scelte del passato recente dei Jazz, in attesa di una sua definitiva consacrazione a stella assoluta nel panorama NBA.

PLAYOFF ALLA PORTATA?

E’ innegabile, dunque, che ora i Jazz possano legittimamente contendere a un posto nei playoff. E, di conseguenza, Snyder possa ambire al premio di Head Coach of the Year, dopo aver messo in scena un miracolo dalla scorsa offseason a oggi. La partenza di Rodney Hood verso Cleveland ha privato la squadra del proprio secondo miglior realizzatore, ma Utah ha rivitalizzato un Jae Crowder persosi nel passaggio estivo dai Celtics ai Cavaliers. Insieme alla costanza di Derrick Favors, all’estro di Ricky Rubio e alla consistenza di Joe Ingles, la squadra sembra pronta a superare ogni avversità nel percorso che porta dritto a un ruolo da protagonista tanto in questa stagione, quanto nel prossimo futuro. Tutti i sopra citati, escluso Ingles, hanno al massimo 27 anni e i due pezzi più pregiati, Gobert e Mitchell, saranno con la franchigia almeno per le prossime tre stagioni. Niente male come ricostruzione per i Jazz.