Blazers, l’analisi di una disfatta su più fronti

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Una stagione regolare da 9 in pagella, una post season da 3. La media per i Portland Trail Blazers sarebbe 6, la sufficienza, ma nel basket e soprattutto in NBA le valutazioni non possono essere fatte su questa base. La disfatta subita nel primo turno di playoff contro i New Orleans Pelicans, un 4-0 nettissimo, mette la franchigia di fronte ad una situazione davvero complicata, con scelte estive importanti da prendere.

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Cosa non ha funzionato?

L’infortunio alla caviglia subito da Damian Lillard nelle ultime di regular season l’ha sicuramente condizionato, ma l’impatto del leader dei Blazers nella serie è stato nullo, anzi, perfino dannoso per la squadra. Lillard è stato ingabbiato dall’ottima difesa dei Pelicans ad opera di Rondo e Holiday, sparando a salve. La sua mancanza ha inciso sul resto dei compagni, incapaci di crearsi tiri e troppo spesso “timidi” contro una squadra come NOLA che invece ha messo in campo tantissima energia ed intensità.

Difesa inesistente

Il problema principale per la squadra di coach Stotts è stata la difesa, a tratti completamente assente, che ha subito Davis e compagni passivamente, senza mai riuscire a proporre degli aggiustamenti, necessari nei playoff.
Se la mancanza di un alter ego difensivo per Davis era chiaro a tutti fin da prima dell’inizio della serie, è stato sorprendente come i Blazers non abbiano trovato una soluzione alla coppia Holiday-Rondo, probabilmente i due giocatori più decisivi nel 4-0. Lillard, McCollum e Turner sono stati letteralmente spazzati via, mostrando gli evidenti problemi che nella regular season erano stati mascherati, ma che in questi playoff sono tornati a galla.

Attacco anacronistico

La formazione tattica e la costruzione del roster dei Blazers sembra più vicino agli anni 2000 che al 2017: Nurkic è un lungo tecnico ma non atletico che in difesa è pesantemente esposto nei pick ‘n roll e che in attacco chiude gli spazi. Turner, Aminu e Harkless sono tre esterni con poco tiro perimetrale, con cattive percentuali al tiro, che permettono alle difese di rimanere staccati occupando l’area e sconsigliando così le penetrazioni di Lillard e McCollum.

Confusione nelle rotazioni

Coach Stotts, che aveva fatto un miracolo nella stagione regolare, ha continuato però nella sua filosofia di cambiare le rotazioni senza dare una vera identità alla squadra. Si sono visti quintetti sempre diversi (anche per il problema fisico ad Harkless), sono entrati e usciti dalle rotazioni Davis, Connaughton, Baldwin, sono spariti Leonard e Napier, con Collins a giocare tanti minuti decisivi quando in stagione aveva fatto anche lui dentro e fuori dalle scelte tecniche.

Scelte future

La dirigenza dei Blazers in estate sarà chiamata a scelte importanti: tenere coach Stotts alla guida di una squadra che ha vissuto la miglior stagione regolare degli ultimi anni ma una serie di playoff imbarazzante per atteggiamento e intensità? L’allenatore sembra aver un po’ esaurito il suo ciclo con questo gruppo che potrebbe aver bisogno di una nuova spinta, oltre che di qualche cambio a livello di organico.

La seconda scelta sarà cosa fare con Jusuf Nurkic. Il centro bosniaco è restricted free agent e se Portland eserciterà l’opzione sul suo contratto, la prossima stagione sarà libero di accasarsi dove vorrà; l’alternativa invece è quella di rifirmarlo a cifre molto alte, blindandolo, ma blindando anche il proprio salary cap già ingolfato dai contrattoni dati a Lillard, McCollum, Turner, Aminu, Harkless e Leonard.

Un’estate molto complessa quindi, perché a questi Blazers è chiaro manchino almeno due giocatori di livello per poter ambire a risultati di un certo tipo nella Western Conference. O almeno una conformazione tattica ed un modo di giocare differente, più attuale, come hanno tutte le squadre di alto livello. Anche perché non è detto che Lillard accetterà di giocare ancora tanto in questo modo prima di chiedere un’eventuale cessione.