Torneo NCAA 2018: “Big Ragù” DiVincenzo regala il titolo a Villanova

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Villanova Wildcats © 2018 twitter.com/NovaMBB

E’ stata una cavalcata con tante sorprese, molti upset e la solita follia della March Madness, ma alla fine a trionfare è stata Villanova, una, se non la grande favorita di inizio stagione NCAA. Per i Wildcats è il secondo titolo in tre anni, il terzo nella storia, ma stavolta è stato decisamente più netto, con una finale vinta per 79-62 contro Michigan e non come nel 2016, quando fu il buzzer beater di Kris Jenkins a piegare North Carolina. All’Alamodome il volto copertina è Donte DiVincenzo detto “Big Ragù”, sophomore nativo del Delaware di chiare origini italiane che esploso segnando 31 punti, suo career high, e che è stato eletto Most Oustanding Player!

La finale e i record dei Wildcats

Dopo aver spazzato via Kansas in una semifinale assolutamente squilibrata rispetto alle attese (95-79 con 18 triple a segno), la finale era iniziata a rallentatore per i Wildcats, sotto 21-14 dopo 10 minuti contro dei Wolverines spinti del centro di Berlino Mo Wagner e reduci da 14 vittorie di fila. Da lì, con l’ingresso di DiVincenzo, la gara è cambiata: 23-7 di parziale per andare al riposo lungo sul 37-28 (18 per Big Ragù) e dominio nella ripresa, con Michigan incapace di segnare e ‘Nova nei panni di tritatutto, fino al massimo vantaggio di +22 (74-52) con una bomba di Mikael Bridges, 19 punti quasi tutti nel secondo tempo.

Al suono della sirena esplode la gioia dei Wildcats e di coach Jay Wright, ora sì con uno spazio meritato al tavolo dei grandissimi: 2 titoli in 3 anni, come accaduto solo a Duke, Florida e Kentucky dal 1985, 136 vittorie nel quadriennio (primato assoluto NCAA nell’arco di 4 anni) e 36 successi in stagione, la migliore di sempre per l’ateneo di Philadelphia. Già Philadelphia, la città dell’amore fraterno, che nel 2018 ha vinto il SuperBowl NFL con gli Eagles e ora sogna coi 76ers di Simmons e Embiid nei playoffs NBA. Ma restiamo ai record di ‘Nova perchè questo trionfale dominio è testimoniato dai numeri: è la prima squadra da North Carolina nel 2009 a vincere ogni partita del Torneo con più di 10 punti di scarto (17.7 di media), le 26 triple tra semifinale e finale sono record assoluto per una Final Four NCAA ed è la prima da North Carolina nel 2005 a chiudere l’anno come leader per punti segnati e col titolo di campione nazionale.

DiVincenzo e l’italian connection

Da Rollie Massimino a Ryan Arcidiacono, fino a Donte DiVincenzo. C’è un filo conduttore a tinte italiane nei tre titoli NCAA di Villanova, ateneo con sede a Philadelphia, da qualche settimana casa di un altro giocatore proveniente dal “belpaese” come Marco Belinelli. Massimino è il coach che ha vinto il primo Torneo nel 1985, era vicino alla panchina nel 2016 per festeggiare il successo di Jay Wright, quello griffato anche da Arcidiacono, e la scorsa estate è venuto a mancare: la vittoria di stanotte è per lui e non poteva che essere un “paisà” come DiVincenzo a marchiarlo a fuoco. Il ragazzo dai capelli rossi nato nel Delaware il 31 gennaio 1997 ha spaccato la partita col suo travolgente fatto di atletismo, triple, energia e giocate da vero trascinatore: 31 punti, career high e record assoluto per un panchinaro in una finalissima, 5 triple e alcune giocate da highlight come la stoppata a Matthews. Ha rubato la scena a Brunson, Player of the Year NCAA 2018, e a due futuri giocatori NBA come Bridges e Spellman, e non è detto che anche lui non testi le acque al Draft. Intanto la Federazione Italiana potrebbe fare qualche mossa perchè uno così alla nazionale azzurra potrebbe far comodo…

Stagione 2018 in archivio

Scendono i “confetti” all’Alamodome di San Antonio e cala il sipario sull’annata 2018 del College Basket, un anno segnato da scandali, violazioni, indagini dell’FBI, ma anche una stagione che ha messo in mostra squadre organizzate, partite divertenti, talenti cristallini che rivedremo in NBA o in Europa, e un Torneo NCAA tra i più sorprendenti degli ultimi anni. Ora inizia l’avvicinamento al Draft e ritroveremo alcuni di questi ragazzi, come Ayton, Bagley, Young, i due Bridges. Per altri invece si torna sui banchi dell’università a studiare, per altri ancora la carriera collegiale si chiude e inizia la vita vera. Per tutti però, nessuno escluso, sarà come sempre un anno da ricordare e ognuno avrà il suo “One Shining Moment” che conserverà per tutta la vita.