NBA Finals 2018 Preview: Warriors-Cavaliers, ancora loro, sempre loro!

0
1891
Durant & James – Photo by Noah Graham/NBAE via Getty Images

A inizio stagione, e fino al primo turno dei playoffs, era difficile pronosticare una finale Warriors-Cavaliers, non tanto per Golden State, che mai ha perso il ruolo di favorita nonostante il secondo posto in regular season dietro i Rockets, quanto per Cleveland, disfunzionale, problematica e incostante più che mai. E invece, grazie ad un LeBron James leggendario, i Cavs sono alle Finals contro i Warriors per il quarto anno consecutivo, una roba che non era mai accaduta nella storia dello sport americano (NFL, NHL e MLB comprese). Nella notte tra giovedì e venerdì gara 1 a Oakland (tutte le Finals LIVE su Sky Sport).

Il miglior LeBron di sempre

Ormai è chiaro, LeBron James è come il vino, più invecchia, più è buono (forte, nel suo caso…). Ha trascinato praticamente da solo i Cavs alle Finals, in gara 7 contro i Celtics ha giocato la gara numero 100 della sua stagione (non ne ha saltata mezza) ed è ad un passo dai 4mila minuti sul parquet (3.769 per la precisione)! Il Re da Akron, 34 anni il prossimo 31 dicembre, è arrivato all’ottava finale di fila, la nona in carriera, e in questa post season sta viaggiando a 34 punti, 9.2 rimbalzi e 8.8 assist di media, con 7 partite oltre i 40 punti e 3 triple doppie, una con 42 punti (612 punti in tutti i playoff, record assoluto pre Finals)!

LeBron va ancora a caccia del titolo, vuole il quarto anello ma avrà bisogno che i suoi compagni vadano ben oltre il proprio livello: al momento, tolto Kevin Love, la cui presenza in gara 1 è in dubbio per il “concussion protocol“, nessun altro giocatore dei Cavs è in doppia cifra di punti in post season (dai 9.8 di Korver agli 8.3 di Jeff Green).

Difesa e terzo quarto, le chiavi di Golden State

I Warriors sono alle prese col dilemma Andre Iguodala, il cui problema al ginocchio lo tiene fuori da gara 4 coi Rockets e lo mette in dubbio per le Finals (salterà gara 1). L’MVP delle finali 2015 è uno dei giocatori barometro (13.6 di NetRating, il migliore tra quelli in rotazione) ed è fondamentale in chiave difensiva su James, ma Golden State può sopperire alla sua assenza magari reinserendo in rotazione West e McGee, oltre a Looney e Bell. I fattori da guardare per la squadra di Steve Kerr sono sostanzialmente due: il terzo quarto e la difesa.

Spesso Golden State spacca le gare nel terzo quarto, cambia marcia su entrambi i lati del campo e soprattutto trova i “suoi” tiri in situazione di contropiede e transizione: alla Oracle Arena sono ingiocabili quando Curry e Thompson iniziano a sparare. E questo è dimostrato dai numeri: in stagione, regular e post season, i Warriors hanno un +501 di plus minus nel terzo periodo (+130 col 51.9% al tiro nei playoffs)! E’ +130 nel 2° mentre nel 4° è +6 e nel 1° è -3, a testimonianza che la squadra di Kerr spesso fatica ad ingranare e anche a chiudere le partite punto a punto (vedere ad esempio gara 4 e gara 5 coi Rockets, perse in volata). Nel famoso terzo quarto invece i Cavs soffrono: in 18 partite sono stati battuti 438 a 437, e tirano col 34.6%!

E poi la difesa, il vero cardine dei Warriors, la fonte che genera l’attacco atomico che li rende celebri! Il sistema costruito dal guru Ron Adams nei playoffs è stato decisivo, soprattutto nella serie coi Rockets dove Mike D’Antoni è riuscito a bloccare il meccanismo offensivo dei Warriors e li ha obbligati a esagerare con gli isolamenti, in primis di Durant. La difesa però è stata strepitosa come dimostra il 99.7 di Rating (unico sotto i 100 in NBA) e che influisce sul 110 di Offensive Rating (2° dietro il 110.1 dei Raptors) e produce il miglior Net Rating a 10.3 (Pacers 2° a 4.4, Cavs 5° a 1.2)! E’ irreale se pensiamo che hanno tenuto Spurs, Pelicans e Rockets a 5.2, 9.2 e 11.9 punti su 100 possessi in meno rispetto alla regular season rispettivamente.

Pronostico chiuso, Warriors favoriti

E’ davvero difficile immaginare una serie lunga, sarebbe sorprendente se Cleveland riuscisse a vincere più di una partita considerando che i Cavs non hanno più Kyrie Irving e Kevin Love non pare essere al meglio. I Warriors invece, aldilà dei favori netti dei bookmakers di Las Vegas, non sembrano minimamente attaccabili e contro Cleveland avranno sulla carta un compito più agevole rispetto a Houston perchè si troveranno di fronte una squadra “più normale”, più tradizionale. Ok il fattore LeBron James, immenso, però il Re è solo mentre dall’altra parte oltre a Curry e Durant ci sono Klay Thompson e Draymond Green, e alla Oracle solitamente c’è un protagonista in più a turno, da Livingston a Nick Young passando per Cook. Diciamo 4-1 Golden State, come nel 2017. Buone Finals a tutti!