Gli azzardi Payton e Randle, Davis e il futuro: cosa attende i Pelicans?

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Anthony Davis, New Orleans Pelicans – © 2018 Layne Murdoch/NBAE via Getty Images

In cinque stagioni da Pelicans, ovvero dal cambio di nome della franchigia nel 2013, mai si erano raggiunti risultati migliori rispetto allo scorso anno. E perfino nelle undici stagioni precedenti da Hornets, soltanto una volta, nel 2008, New Orleans aveva raggiunto le semifinali di Conference, poi perse in Gara 7 contro gli Spurs. E’ andata peggio quest’anno, quando, dopo un clamoroso sweep inflitto ai Blazers, la squadra di coach Alvin Gentry si è dovuta fermare al cospetto degli “invincibili” Warriors, poi campioni NBA. Un bel salto di qualità rispetto alle due stagioni precedenti, chiuse fuori dalla postseason e con un record nettamente negativo. Non ancora abbastanza, però, per poter competere con le migliori della selvaggia Western Conference.

PORTE GIREVOLI

Nulla è cambiato a qualche mese di distanza dal 4-1 subito da Golden State. Anzi, il rischio è quello di un ulteriore passo indietro rispetto alla scorsa annata. I Pelicans hanno perso due pezzi del quintetto titolare, con Rajon Rondo volato alla corte di LeBron James ai Lakers, con un annuale da 9 milioni di dollari, e DeMarcus Cousins ad accettare un annuale da 5.3 milioni agli Warriors, per rendere ancora più mortifero il già incredibile quintetto titolare dei campioni in carica. Al loro posto sono arrivate due scommesse da vincere, se New Orleans vuole strappare un biglietto per i prossimi playoff. Si tratta di Elfrid Payton dai Suns e Julius Randle dai Lakers. Payton porta aggressività difensiva e una maggior qualità rispetto a Rondo nell’andare a canestro. Non è un altrettanto eccellente passatore, ma l’autentica esplosione di Jrue Holiday, 23.7 punti e 6.3 assist nei playoff, può favorire la sua crescita in attacco. Randle, al contrario, è un innesto offensivo di assoluta qualità, con grandi abilità di footwork a consentirgli di utilizzare al meglio la propria stazza e il proprio atletismo. La grande pecca di non essere all’altezza da rim protector sarà alleviata dalla presenza al suo fianco del mostruoso Anthony Davis, 11.1 rimbalzi e 2.6 stoppate, oltre a 28.1 punti di media nella passata stagione.

IL ROSTER

L’arrivo che ha reso più emozionanti le ultime ore dei Pelicans è quello di Jahlil Okafor. Terza scelta assoluta al Draft del 2015, è reduce da un paio di deludenti stagioni tra Sixers e Nets, mai oltre i 10 punti e 5 rimbalzi di media. Da valutare la compatibilità di Randle con Nikola Mirotic, protagonista di un incredibile finale di stagione a New Orleans, dopo essere arrivato a ridosso della trade deadline dai Bulls, e fattore decisivo in post-season con 15 punti e quasi 10 rimbalzi di media. Completa il quintetto titolare E’Twaun Moore, che ha senza dubbio giocato la migliore delle proprie sette stagioni in carriera nella scorsa, ma resta un giocatore non più che nella media NBA. Il reale problema dei Pelicans continua a restare una panchina scadente, tra le peggiori nella Lega. L’assenza di scelte al Draft fino alla numero 51 ha portato al solo innesto di Tony Carr da Penn State, prospetto che però non farà parte del roster visto che giocherà in Italia con la Fiat Torino di Larry Brown. A completare il roster sono Ian Clark, DeAndre Liggins, Darius Miller ed Emeka Okafor (probabilmente il centro sarà tagliato): non propriamente innesti capaci di svoltare una panchina con forze fresche dalla panchina.

OCCHI AL FUTURO

La forza degli accordi con Payton e Randle sta nella loro breve durata, l’uno con un annuale da meno di 3 milioni di dollari, l’altro con un biennale da 18 milioni in tutto. Azzardi che non compromettono il futuro delle casse della franchigia, che prospettano una situazione davvero interessante in vista dell’estate del 2019. Verso il 2020, infatti, ci sono soltanto i contratti di Holiday e Davis, per oltre 50 milioni di dollari, oltre a quelli di Solomon Hill e Moore per 20 milioni e alla player option di Randle per 9, al momento sul payroll della franchigia. E soltanto i primi due, per altro, resistono fino alla successiva estate. Il che darebbe la possibilità di confermare Davis ai massimi contrattuali e di convincerlo con l’occasione di portare a New Orleans due stelle di prim’ordine al suo fianco. Saranno fondamentali, dunque, le prossime mosse del general manager, Dell Demps, per provare a costruire la prossima franchigia da urlo nel panorama della Western Conference. Per adesso, però, tocca restare aggrappati ai playoff: stagione difficile in vista, per i Pelicans.