Love, Sexton e non solo: dove possono arrivare i Cavaliers senza James?

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Cleveland Cavaliers – © 2018 twitter.com/cavs

Dopo quattro Finals consecutive, delle quali tre perse al cospetto degli Warriors, i Cavaliers si trovano costretti a ripartire da capo. Di nuovo, come in quel 2010 quando LeBron James, dopo aver perso la semifinale di Conference contro i Celtics, fece i bagagli per volare a Miami e vincere i primi due titoli della propria carriera. Tornato nel 2014, il Re ha riportato Cleveland ai fasti cui si era abituata e, il 19 giugno del 2016, ha regalato un anello storico alla franchigia. In estate, dopo lo sweep in finale subito da Golden State, una nuova avventura, in Western Conference, ai Lakers. E per i Cavs è tempo di rinascere dalle proprie ceneri.

Fattore Love

Dei Big Three dei Cavaliers è rimasto soltanto Kevin Love. Dopo la partenza di Kyrie Irving verso Boston la scorsa estate e l’annunciato addio di James, non resta che il lungo ex Timberwolves in Ohio. Playoff sottotono per lui, al di sotto dei 15 punti a partita (14.9), pur con una doppia-doppia di media grazie a 10.2 rimbalzi. La scarsa efficienza offensiva è data da percentuali al tiro deludenti, con il 39% dal campo e il 34% da oltre l’arco, mentre in difesa non è stato al solito brillante, con la squadra che ha subito 108.8 punti ogni 100 possessi con lui sul parquet. Eppure, non c’era altra scelta per i Cavaliers, dopo la scelta di James. Il rinnovo a 120 milioni di dollari per le prossime quattro stagioni lo rende il fulcro della franchigia per gli anni a venire, nella speranza che possa tornare il fattore visto negli anni a Minnesota.

Speranza Sexton

Con la scelta numero 8 al Draft, unica a disposizione dei Cavaliers, è arrivato Collin Sexton, point guard da Alabama. Decisione interessante e oculata da parte della franchigia, che si assicura uno dei migliori talenti ancora a disposizione dopo le primissime scelte. A soli 19 anni ha un potenziale enorme sui due lati del campo e non ha problemi a segnare da ogni posizione, tanto in transizione quanto da oltre l’arco, anche se nella scorsa Summer League il suo tiro da tre punti è stato rivedibile, con appena 3 canestri su 13 tentativi. Resta ancora molto da migliorare l’efficienza come assist-man, oltre che, come giusto che sia vista la giovane età, la scelta dei tiri. Tutto considerato, i 19.6 punti con quasi 4 rimbalzi e 4 assist di media con cui si è presentato in Summer League possono essere un buon antipasto a una stagione già oggi da protagonista.

Il resto del roster

Al di là delle tre novità più clamorose, l’offseason dei Cavaliers è trascorsa senza particolari sussulti. Il resto del roster è stato confermato nella sua interezza e i 73 milioni di dollari bloccati la prossima estate per le conferme di George Hill (18), Tristan Thompson (18), J.R. Smith (15), Jordan Clarkson (13) e Kyle Korver (7) limitano le possibilità di scelta non solo oggi, ma anche in vista dell’estate 2019 per la franchigia dell’Ohio. Le grandi speranze, oltre alla rinascita di Love e al talento di Sexton, sono legate alla possibile esplosione di Cedi Osman, giovane ala turca di grandi prospettive, che ha dimostrato personalità, pur con qualche errore di troppo di gioventù, nella scorsa stagione. Decisamente troppo poco, però, per colmare il vuoto colossale lasciato dalla partenza di James.

Per farla breve, se i Cavaliers dovessero guadagnare la qualificazione ai playoff, sarebbe un mezzo miracolo. Dev’essere questo il grande obiettivo della stagione a Cleveland: evitare un secondo tracollo seguito alla nuova partenza del Re. Per la restante parte dei sogni di gloria, toccherà aspettare.