Paul, Capela, Anthony e le dolorose partenze: la pazza estate dei Rockets!

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Il miglior record NBA, il miglior record nella storia della franchigia, con la bellezza di 65 vittorie conquistate nelle canoniche 82 uscite di regular season. Playoff da carrarmato contro Timberwolves e Jazz, escluse senza pietà con un doppio 4-1. Poi l’attesissima e incredibile sfida contro gli Warriors nella scoppiettante finale di Western Conference. In vantaggio per 3-2, l’infortunio di Chris Paul pregiudica il successo finale e costringe a fermarsi a un passo dal ritorno alla prima serie per l’anello dal 1995. E’ un 3-4 che spiana la strada a Golden State verso il terzo titolo NBA negli ultimi quattro anni. Poi, un’offseason pazzesca a chiudere il cerchio: che annata per i Rockets!

LE CONFERME

Al fianco di James Harden, meritatamente premiato con il titolo di Most Valuable Player dopo una stagione da 30.4 punti, con il 45% al tiro e il 37% da oltre l’arco, cui ha aggiunto 5.4 rimbalzi e 8.8 assist di media, Houston ha voluto a tutti i costi Paul, croce e delizia dei fantastici playoff della franchigia texana. Tanto da aggiungere ai 169 milioni di dollari per quattro stagioni al Barba, uno stratosferico accordo da quasi 160 milioni per un giocatore di 33 anni suonati, convinto a restare ai Rockets per le prossime quattro annate.

Nessun dubbio, dunque, che la fiducia verso il proprio backcourt di superstar sia totale da parte di coach Mike D’Antoni e dell’intera società. E’ servita qualche settimana in più, non senza grandi rischi, per trovare un accordo con Clint Capela, tra i free agent più ambiti sul mercato dopo i 13.9 punti, 10.8 rimbalzi e 1.9 stoppate a partita della scorsa stagione. Meritatissimi, e assai più oculati per un centro che a 24 anni ha incredibili margini di miglioramento, i 90 milioni di dollari per i prossimi cinque anni a Houston.

FATTORE MELO

L’estate di Carmelo Anthony non è stata meno esplosiva di quella della sua prossima squadra. Dopo aver sfruttato la player option da 27.9 milioni di dollari con i Thunder, è stato spedito agli Hawks in una trade da manuale per Oklahoma City, che ha ricevuto Dennis Schroder da Atlanta, rimasta al palo con Melo ansioso di buyout e il solo Justin Anderson in arrivo dai Sixers, oltre a Timothe Luwawu-Cabarrot da Philadelphia, che ha ottenuto in cambio il centro Mike Muscala. Anthony non ha pensato nemmeno per un secondo al proprio futuro in Georgia e ha ottenuto l’addio, riconsegnando 2.4 milioni di dollari agli Hawks. Gli stessi che i Rockets gli hanno offerto, con un contratto da veteran minimum, per la prossima stagione, in cui si appresta a lottare in una squadra da titolo che, grazie al suo innesto, prova ad avvicinarsi ulteriormente agli Warriors. Anche se, in questa pazza offseason, non sono mancate le delusioni per Houston.

ARRIVI E PARTENZE

Due dolorose partenze hanno segnato l’estate dei Rockets. Arsenale offensivo da brividi per Houston, pericolosamente fragili, però, quando si tratta di talento difensivo. La qualità di P.J. Tucker in materia proverà a limitare i danni, insieme alla fisicità di Capela sotto canestro, ma le assenze di Trevor Ariza e Luc Mbah a Moute sono destinate a farsi sentire nel roster di D’Antoni. La quintessenza dell’ala 3-and-D, fattore da oltre l’arco, da cui ha colpito con il 37% su quasi 7 tentativi a partita nella scorsa stagione, e in difesa, ha scelto i giovani e rampanti Suns, con un accordo annuale da 15 milioni di dollari. Inspiegabile, invece, la decisione di Mbah a Moute. Colpito da diversi problemi fisici alla spalla, ha scelto di legarsi per un anno ai Clippers per 4.3 milioni di dollari e di lasciare Houston senza il proprio miglior giocatore per defensive rating nella passata stagione. In Texas sono invece sbarcati, con accordi di peso ridotto per le casse dei Rockets, James Ennis, con un biennale da 3.5 milioni di dollari, e Michael Carter-Williams, con un annuale da poco più di 1.5 milioni di dollari. In cerca di riscatto, i due se non altro abbassano l’età media del roster rispetto ai più esperti giocatori in partenza.

Trevor Ariza, Houston Rockets – © 2017 Nike

IL DRAFT

Per rafforzare l’anima difensiva si inserisce la scelta De’Anthony Melton, guardia tutta difesa e atletismo da USC. Reduce da una stagione difficile per questioni con la FBI legate ad alcuni pagamenti irregolari, è scivolato a sorpresa fino alla numero 46, dopo che da molti analisti oltreoceano era considerato “merce” da primo giro. Possibile gemma nascosta, dunque, per i Rockets, che non si armano di un ulteriore tiratore per favorire l’inserimento di un potenziale ottimo prospetto in difesa. Difficile che, allo stesso modo, possa incidere Vince Edwards, scelta numero 52, ala da Purdue, acquisita tramite una trade con i Jazz.

Roster più giovane, pur ricco di superstar affermate, e potenzialmente mortifero, anche per gli incredibili Warriors. Se D’Antoni sarà in grado di trovare la quadratura del cerchio con l’innesto di Anthony e una vena difensiva almeno accettabile, i Rockets possono ambire al titolo. Oggi più che mai.