Boston Celtics, è finita la magia?

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Difficile capire e dare un giudizio a cosa sia successo in casa Boston Celtics negli ultimi mesi. La convinzione comune era che, con il rientro dagli infortuni di Irving e Hayward, la squadra sarebbe cresciuta facendo il decisivo salto di qualità che non era arrivato lo scorso anno.
Niente di più sbagliato: l’inserimento dei due leader tecnici è stato più difficile del previsto e al momento i biancoverdi si trovano al quinto posto nella Eastern Conference ad oltre 9 partite di distanza dalla capolista Milwaukee Bucks e distanziati anche da Pacers e Sixers che li sopravanzano.

Irving – © 2018 twitter.com/celtics

Problemi tattici e di personalità?

Il ritorno di Kyrie Irving ha ovviamente costretto i Celtics a cambiare il loro modo di giocare: meno operaio e di squadra, più di talento e individualità. L’ex Cavs sta vivendo una stagione di alti e bassi, con qualche problema fisico a limitarlo, e con i dubbi su cosa farà in estate (sarà free agent).
L’inserimento di Gordon Hayward è stato finora invece disastroso: l’ex All-Star esce dalla panchina ma a parte un paio di lampi sta giocando una stagione con cifre ed impatto molto sotto (10.9 punti di media rispetto ai 21.9 della sua ultima stagione ai Jazz) a quello che ci aveva abituato (ma c’era da aspettarselo perché un infortunio come il suo ha bisogno di tantissimo tempo per essere recuperato a questo livello).

Ovviamente di questo cambio di gioco ne hanno risentito i giocatori giovani che l’anno scorso avevano invece scintillato, ovvero Jayson Tatum, Jaylen Brown e Terry Rozier. I tre non riescono ad incidere, a fare le giocate che qualche mese fa accendevano il Garden e incendiavano l’anima operaia della squadra, sembrando spesso in grande difficoltà tattica ed emotiva. Tatum un po’ meno degli altri, probabilmente perché con il talento che ha a disposizione riesce a sopperire a questi problemi, ma Brown non è ancora riuscito a trovare il suo posto in questa squadra, venendo spostato dal quintetto alla panchina e viceversa, mentre Rozier, all’ultimo anno di contratto, sembra la brutta copia di quello dell’anno scorso che sembrava prontissimo per fare il titolare in una squadra di buon livello.

Irving contro tutti?

Che qualcosa nello spogliatoio biancoverde si sia rotto è piuttosto evidente. La squadra gioca in modo slegato e le tante, troppe, dichiarazioni rilasciate dai protagonisti non hanno fatto altro che alimentare il fuoco acceso sotto ai piedi dei giocatori. Irving sembra scontento e tutti i dubbi sul rinnovo del suo contratto hanno indispettito l’ambiente e i compagni. Si parla addirittura di una frattura interna tra lui ed il resto del gruppo.

Una frattura che al momento sembra difficile da sistemare e che sta pian piano minando la serenità di un gruppo che lo scorso anno aveva fatto proprio dell’unità la sua forza.

Stevens è l’uomo giusto?

Sicuramente è una forzatura perché il lavoro fatto dall’ex coach di Butler University in questi anni è stato ammirevole, ma in questa stagione, per la prima volta da quando è a Boston, aveva tra le mani una squadra in grado di vincere (almeno l’Est) e con ambizioni e attese importanti. Finora non sembra essere stato in grado di gestire questa pressione, la squadra gioca senza anima (l’hanno ricordato più volte sia lui, sia Morris, sia Smart) ed anche tatticamente non è al livello di Bucks e Raptors.

Riuscire a rispondere alle aspettative non è sempre facile e Stevens al momento è ancora alla ricerca di un leader in campo ed in spogliatoio che lo possa aiutare, ma non è detto che lo troverà in tempi brevi con il roster a disposizione.

Un’estate decisiva attende Ainge

I Celtics molto probabilmente saranno chiamati a giocare dei playoff davvero complessi, perché arrivare 5° vuol dire non avere mai il fattore campo a favore e dover sfidare subito una tra Sixers e Pacers (al momento 4° e 3°) e poi all’eventuale secondo turno i Milwaukee Bucks che stanno guidando l’Est e l’intera Lega.
In tutto questo le voci di mercato uscite poco prima della trade deadline non hanno aiutato anzi: Ainge in estate dovrà riuscire a convincere Kyrie Irving a rifirmare e legarsi a lungo con la franchigia biancoverde; se la firma pareva scontata a inizio stagione, adesso sembra invece molto difficile.

E poi c’è il capitolo Anthony Davis: il GM cercherà di portarlo a vestire biancoverde per battere la concorrenza dei Lakers (dopo aver convinto Irving a rifirmare). Per farlo però dovrà prendere la difficile decisione di smantellare l’attuale squadra privandosi dei giovani coltivati negli anni e delle importanti scelte al Draft che hanno portato a questo punto la franchigia. I Pelicans, si sa, vogliono Tatum come pedina principale dello scambio e sarà difficile smuoverli da questa volontà.
Ainge quindi dovrà fare una scelta, che potrebbe rivelarsi geniale o al contrario distruttiva per il futuro della franchigia.