L’urlo di Marvin Bagley: i Kings vogliono sorprendere tutti

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La transizione dalla NCAA alla NBA non è facile. Ci sono tanti esempi di stelle del basket universitario che non ce l’hanno fatta a consolidarsi tra i professionisti (Tyler Hansbrough, Adam Morrison e Christian Laettner per fare qualche nome famoso). Tra le stelle recenti del College Basket non può senza dubbio mancare Marvin Bagley III, giocatore dell’anno nella ACC 2017/18 per i Blue Devils di Duke.

Selezionato con la seconda chiamata al Draft 2018 da Sacramento, è arrivato nella capitale californiana con i riflettori puntati su di lui come nuova star del post-Cousins. Usato poco da Dave Joerger all’inizio della stagione, partendo quasi sempre dalla panchina, si è però inserito bene nella squadra nel tempo, seppur rallentato da fastidiosi infortuni alla schiena e al ginocchio che gli fanno saltare 13 partite tra dicembre e l’inizio dell’anno (degli ultimi giorni la notizia che dovrà saltare qualche altra partita per un fastidio al ginocchio).

Bagley e Sacramento: matrimonio perfetto

I Kings però giocano bene e danno a Bagley l’opportunità di mostrarsi al mondo NBA: una volta guarito del tutto Bagley ha iniziato a fare vedere di nuovo le sue doti che lo hanno fatto salire nelle liste degli scout l’anno prima: ha una media di quasi 15.5 punti e 9 rimbalzi per gara nelle sue ultime 20 uscite per i Kings, pur partendo dalla panchina.
Già oggi Bagley può essere considerato uno dei migliori giocatori nell’arte del rimbalzo offensivo: è una delle ali più alte nella Lega con una verticalità importante, ha un grande senso per capire dove va a finire la palla e grazie alle sue doti atletiche riesce a segnare facilmente sotto canestro (70,9 FG% dalla distanza di 1 metro dal canestro).

In attacco, difesa e transizione

Il resto del suo gioco offensivo non è ancora del tutto evoluto, con maggior parte dei 15.6 punti a partita che arrivano da rimbalzi offensivi e occasioni in transizione. Però Bagley ha dimostrato di aver migliorato il suo repertorio di mosse dal post, cosa molto criticata dagli scout NBA prima del Draft.

In questi mesi ha dimostrato una crescita importante e una sicurezza in post mai vista a Duke.

Per permettersi di avere più occasioni del genere, Bagley dovrà migliorare per forza il suo tiro dalla distanza. Come per tutti i giocatori giovani dell’NBA moderna, il tiro da fuori è diventato un punto di svolta. Per poter giocare in questi nuovi Kings, inoltre, c’è bisogno di allargare il campo e la sua pericolosità dall’arco dirà quale tipo di futuro Bagley avrà nella Lega.

In difesa ha già un impatto decisivo. È ottavo nel Defensive rating tra i rookies e nella top 5 in percentuale di rimbalzo e stoppate. Guardando le partite si nota che Bagley ha il “pacchetto totale” per essere un difensore moderno: muove bene le gambe, riesce a difendere le guardie sui cambi nel pick and roll e grazie alla lunghezza delle braccia blocca o altera i tiri dei suoi avversari. Con Fox, Barnes e Cauley-Stein, Bagley potrà formate un nucleo difensivo importante nella Western Conference. Proprio l’accoppiamento con Fox dovrebbe far sognare i tifosi dei Kings. Come già detto da Dave Joerger, i due possono diventare giocatori speciali:

Quando abbiamo chiamato Marvin con la seconda scelta eravamo contentissimi. È il ragazzo giusto per noi. Ne riparleremo tra 5 anni quando lui e Fox saranno i nuovi Durant-Westbrook

Non sono certo basse le aspettative in casa Kings per i due talenti: Fox ha già dimostrato di aver grandi abilità da playmaker questa stagione e con un Marvin Bagley che sarà difficile a tenere in panchina nel futuro, i due gioielli di Vlade Divac potranno diventare una coppia dinamica e pericolosa in attacco, difesa e transizione.

Bagley come Webber a Sacramento?

Per tanti tifosi dei Kings Chris Webber rimane la faccia del periodo migliore della loro squadra tra il 1998 e il 2005. Con un probabile ingresso nella Hall of Fame nel suo futuro, l’ex membro dei “Fab Five” di Michigan ha cambiato lo stile di basket dei primi anni 2000, quando assieme proprio a Divac diede del filo da torcere a Shaq, Kobe e i Lakers. Bagley è ovviamente distante anni luce dal Webber migliore di quegli anni, ma paragonando le statistiche delle loro rispettive prime stagioni nella Lega non sembra essere così forzato metterli in paragone:

I Kings non raggiungono i playoffs dal 2006, la serie più lunga nella NBA. Vivek Ranadive, il proprietario, ha fatto sapere che è disposto ad essere paziente con la squadra e di dare a Bagley, Fox e compagnia il tempo necessario per capire come rendere i Kings una squadra vincente a lungo termine. Webber è riuscito a portare i Kings alle Western Conference Finals, fino a dove li porterà Bagley?