Trae Young: partenza lenta, finale col botto! E’ l’uomo franchigia per Atlanta?

0
1633

21 giugno 2018: con gli occhi del mondo della pallacanestro puntati su Brooklyn, New York, va in onda la 71esima edizione del Draft NBA. È una delle date più importanti della stagione, un giorno che può cambiare il corso di una franchigia per anni. Una di queste sono gli Atlanta Hawks, che un anno prima hanno dato inizio a una ricostruzione del roster necessaria dopo le partenze di Teauge, Korver, Millsap e Horford. Per Travis Schlenk, GM degli Hawks dal maggio 2017 (arrivato dai Warriors), questo Draft rappresenta la seconda grande opportunità per selezionare un giocatore che può riportare Atlanta nei piani alti della Eastern Conference.

Hanno la terza selezione, numero che in passato ha già portato benissimo (scelti con la 3 Al Horford, Pau Gasol e Pete Maravich) e che sembra di nuovo dare ai Falchi la possibilità di scegliere un altro super talento come Luka Doncic.

Gli Hawks selezionano proprio Luka Doncic con la 3 però lo scambiano immediatamente con i Dallas Mavericks che lo acquisiscono in scambio della quinta scelta e una scelta chiamata di primo giro (2019). Cosi Dallas riesce ad avere Doncic, giocatore fortemente voluto da tutto lo staff, e Atlanta si ritrova con due scelte al prezzo di una e la possibilità di selezionare il giocatore sul quale Schlenk aveva puntato gli occhi fin da subito: Trae Young.

“Good stats, bad team guy”

La giovane guardia che arriva dall’Università di Oklahoma inizia così la sua carriera con gli Hawks subito con la lente d’ingrandimento puntata sulle sue prestazioni in comparazione con Luka Doncic. Young soffre moltissimo all’inizio, sottolineato da percentuali di tiro bassissime (alla fine di novembre 37.8 FG%, 24.8 3P%) e tante turnovers (3.8 a partita, primo tra rookies) classici per guardie alla prima esperienza in NBA. Dall’altra parte degli States invece Doncic inizia a estasiare, compresi i suoi critici, che lo vedevano come un altro giocatore europeo sopravvalutato. I Mavericks iniziano la stagione bene e si trovano nella lotta per i playoffs, mentre Atlanta e Young finiscono novembre con un record di 5-18.

Già ai tempi del college tanti vedevano Trae come un classico “Good stats, bad team guy“. Oklahoma, che anche con un Young che metteva a segno 27.4 PPG e 8.7 AST non era capace di passare il primo turno del Torneo NCAA. Questo effetto sembra estendersi agli Hawks, che non giocano per niente bene, ma danno a Young la possibilità di segnare tanti punti e di essere il focus offensivo. Però poi quando i ragazzi di coach Pierce finiscono dicembre con cinque vittorie nelle ultime sette gare, le cose cambiano. Young inizia a capire come essere più efficacie e come essere un leader nel gioco offensivo, assieme a Huerter e Collins inizia a formarsi un nucleo che viene supportato da altri giocatori interessanti come Price, Bazemore e un ritrovato Alex Len. Gli Hawks finiscono la seconda parte della stagione migliorando dal 5-18 iniziale (17-24 nella seconda parte della stagione) e le percentuali di Young salgono a 41.8 FG% e 32.4 3P%.

“Big time players make big time plays”

Più che solo statistiche, Young pare un giocatore che sembra aver capito di essere la chiave per Atlanta. L’esempio sono gare come questa contro i Bulls:

o questa contro Philadelphia:

dimostrano che l’ex Oklahoma si sente già (giustamente per altro…) uno dei giocatori più decisivi negli ultimi minuti di una partita. E poi ha anche il tocco magico:

Ci sono però tanti aspetti su cui deve ancora lavorare: non è migliorato nella gestione delle palle perse e rimane statisticamente parlando uno dei peggiori difensori della lega (Young è 485esimo di 516 giocatori in DefRtg) e grazie alla sua statura fisica (188cm, 81kg) sarà difficile cambiare questo fatto.
Comunque rimane il diamante di questi nuovi Hawks. Come già ha fatto intendere più volte Travis Schlenk (ex dirigente dei Warriors), lo vede come il suo Steph Curry, anche se Young si ispira a un altro due volte MVP:

So che abbiamo alcune caratteristiche in comune, ma più che a Steph mi ispiro a Steve Nash. A volte faccio segno facilmente, altre invece la palla non vuole entrare. Ma quello che voglio sempre mettere in mostra è la mia abilità a passare la palla. Per questo ho osservato il gioco di Nash“.

#TrueToAtlanta

Gli Atlanta Hawks non sono una squadra con tantissimi appassionati, ma quelli che tifano per davvero sono tosti e fedeli dai tempi di Pettit e Dominqieu Wilkins. Trae Young può diventare una grande parte della storia della franchigia, che ha un solo titolo i bacheca (1958). Il futuro? Con una percentuale del 10.5% per poter selezionare Zion Williamson alla 1 del Draft 2019, sono messi bene per provare a formare il nucleo giovane più importante dai tempi del “Process” di Philadelphia. E chissà, magari in un futuro non troppo lontano qualcuno rivaluterà lo scambio che mandò Young ad Atlanta.