Una stella nel deserto: DeAndre Ayton e la miseria dei Phoenix Suns

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È stata un’altra annata da dimenticare per i Phoenix Suns, franchigia non proprio baciata dalla fortuna: tra le difficoltà di un allenatore al primo anno e un proprietario che minaccia di muovere la squadra, i tifosi nel deserto non hanno troppo da festeggiare.

La stagione iniziò bene, con un’estate che sembrava indirizzare i Suns ad essere più competitivi dell’anno scorso (21-61, ultimi nella NBA), assicurandosi la firma di Trevor Ariza in Free Agency e scegliendo con la prima scelta al Draft 2018 DeAndre Ayton e con la quindicesima Mikal Bridges. Grazie a queste addizioni, i Suns erano sicuri di poter avere una stagione simile a quella avuta quest’anno da Sacramento. Però solo otto giorni prima dell’inizio della stagione, il proprietario Robert Sarver decide di licenziare il general manager Ryan McDonough.

Così Phoenix, una franchigia senza una vera guida, inizia la stagione 4-24 (ad un certo punto con dieci sconfitte di fila). Questo inizio, a dir poco drammatico, riporta a galla i soliti problemi: 28esimi in OffRating, 29esimi in DefRating, ultimi nella % da tre e nel plus/minus. Queste statistiche confermano quanto visto sul parquet, con i Suns diretti per la nona volta di fila alla Draft Lottery.

Nonostante questo, Phoenix ha potuto osservare la crescita di DeAndre Ayton. Il 20enne delle Bahamas, cresciuto cestisticamente proprio a Phoenix (prima alla Hillcrest Prep Academy e poi a Tucson all’Università di Arizona) entra nella NBA come promessa infallibile e futuro centro del progetto dei Suns. Ayton misura 2.16 m con 113 kg di pura forza, usati già effettivamente a livello del college, dove vinse PAC-12 Player of the Year assicurando ad Arizona la partecipazione al Torneo NCAA:

Riguardando Ayton a Arizona fa capire perché i Suns lo avevano scelto con la prima chiamata al Draft. Riesce a combinare la forza di un giovane Shaq con l’agilità di un giovane Hakeem Olajuwon. Grazie anche al suo tocco da fuori (34.3% da tre) diventa impossibile da marcare durante la stagione collegiale per i suoi avversari.

Transizione alla NBA

Dopo una disastrosa sconfitta contro Buffalo nel Torneo NCAA (oscurata da un’indagine FBI sulla sua decisione di andare ad Arizona), Ayton è pronto per voltare la pagina e diventare professionista. Gioca bene nella Summer League, dove domina i suoi avversari con 14.5 PPG e 10.5 RPG. Impressionante anche il suo debutto nella Lega, con solo due delle sue prime 20 uscite che finiscono con meno di 10 punti e 8 rimbalzi a partita. Riesce a segnare facilmente, grazie alla sua forza e agilità combinate nelle sue mosse da post basso già molto avanzate:

Sembra anche essere l’unico rookie che non ha avuto un periodo di difficoltà durante la stagione, il temuto “Rookie Wall”. Ayton rimane fuori dalla discussione per il Rookie of the Year semplicemente perché gioca con Phoenix in uno dei mercati televisivi più deboli degli Stati Uniti. Guardano le statistiche il suo anno diventa ancora più impressionante: 16.3 PPG, 10.3 RPG su 58.5 FG% e 14.6 PIE (Player Impact Rating – secondo solo a Doncic nella classe dei Rookie), tutto questo in 30 minuti per partita. Da sottolineare resta anche il fatto che il sistema di gioco di Igor Kokoskov, focalizzato su Devin Booker e l’attacco dal perimetro, non favorisce Ayton (Ha un Usage Rate del 20.8% confronto al 29.5% di Doncic o il 23.1% di Bagley). Questo fatto è molto strano, perché ha dimostrato di essere capace nel tiro dal Mid-Range:

Tuttavia rimane parte essenziale dell’attacco e della difesa, dove è migliorato molto dai tempi del college. Dichiarato dagli scout come difensore occasionale e lento, Ayton ha dimostrato di poter diventare una vera e propria presenza difensiva grazie alla sua velocità. Come esempio queste sequenze difensive su Giannis, LeBron e Bledsoe, dove grazie alla sua agilità rimane con giocatori fisici e veloci senza commettere fallo e altera decisamente il tiro:

Il futuro per la stella nel deserto?

A dire la verità sono molto preoccupato per Ayton. Non perché non credo in lui come giocatore, anzi: DeAndre sembra avere tutto quello che è necessario per diventare una stella nella NBA, però non credo che sia possibile diventarlo a Phoenix se non cambiano atteggiamento e leadership. Devin Booker è un scorer di grande volume (pagato moltissimo da Phoenix), però non può essere l’unico giocatore che aiuti Ayton e i Suns a centrare di nuovo i playoff. Josh Jackson e Dragan Bender a questo punto possono essere considerati scelte sbagliate e giocatori come T.J. Warren e Kelly Oubre sembrano non valere il proprio costo. Comunque Phoenix avrà una scelta nella Top 5 del prossimo Draft e una chance del 12.5% di selezionare Zion Williamson o Ja Morant. Un giocatore del genere potrebbe cambiare le fortune di una squadra persa nel deserto e potrebbe convincere DeAndre Ayton e Devin Booker a restare e riportare i Suns alla vecchia gloria dei primi anni 2000.