Curry e Green da urlo, storici Warriors alla quinta finale consecutiva!

0
1333

Si può dire che non avevano avversari al loro livello, che gli Houston Rockets non hanno sfruttato una chance, che questi Portland Trail Blazers erano una vittima sacrificale, si può dire tutto, ma non che questi Golden State Warriors non abbiano firmato l’ennesimo capolavoro! Senza Kevin Durant, senza Boogie Cousins e la scorsa notte anche senza Andre Iguodala, hanno costruito l’ennesima rimonta, chiuso 4-0 la serie con Portland e staccato il pass per le NBA Finals!

Cinque finali di fila: un’impresa

I Dubs di Steve Kerr, quelli del mantra “Strenght in Numbers”, hanno conquistato il quinto viaggio consecutivo alle finali, dal 2014, un’impresa che solo i grandi Boston Celtics tra il 1957 e il 1966 riuscirono a fare. I Warriors, vincitori dell’anello in 3 degli ultimi 4 anni (il titolo sfumato nel 2016, l’anno del 73-9 in regular season, griderà sempre vendetta), vanno a caccia del Three-Peat per issarsi al pari dei Bulls di Jordan e Phil Jackson e dei Lakers di Kobe e Shaq, le ultime dinastie dell’NBA moderna.

Il ritorno degli “Original Warriors”

No, non cadiamo nel tranello che i Warriors siano più forti senza Kevin Durant, no assolutamente. KD è stato fondamentale nelle ultime due Finals per stendere i Cavs di LeBron James, ed è stato decisivo anche nella prima parte di questi playoffs. Però quando l’ex OKC è andato al tappeto per infortunio, tutti erano pronti a fare il funerale a Golden State e invece i Warriors hanno risposto ritrovando le proprie certezze, tornando alle origini. Hanno vinto gara 6 coi Rockets a Houston e poi le 4 gare con Portland da “Original Warriors”, con la pallacanestro che li ha resi grandi, quella basata sulla difesa imperniata su Draymond Green e con l’attacco costruito sulle letture, sul movimento di uomini e palla, sui blocchi, sullo sviluppo dell’azione dal post basso, sulla centralità degli Splash Brothers, Curry e Klay Thompson, e sul pick and roll tra Curry e Green, un’arma letale che genera giochi a tre e porta solitamente ad una schiacciata o ad un layup.

Trascinati da Curry, Green e Klay Thompson, oltre ovviamente a Iguodala e Livingston, anche gli altri hanno fatto un passo in avanti e hanno contribuito, in primis Looney (10 punti e 6 rimbalzi di media, il massimo in questa post season), poi Jordan Bell, Alfonzo McKinnie, Quinn Cook, Jonas Jerebko e Andrew Bogut. La grande qualità di Steve Kerr è quella di dare a tutti una chance, uno spazio, far sentire tutti importanti, e la sensazione è stata appunto che, con Durant ai box, tutti fossero invogliati a fare un ulteriore passo.

Golden State Warriors campioni Western Conference 2019 © twitter.com/warriors

Steph Curry e Dray Green in copertina

Draymond Green è stato criticato per tutta la stagione, per il suo rendimento molto altalenante e per il suo atteggiamento pessimo (giustamente); Steph Curry ha faticato tantissimo nei playoffs, per tutta la serie coi Clippers e per quasi tutta quella coi Rockets. Però non si è campioni per caso e infatti proprio questi due hanno cambiato marcia nel momento del bisogno: Dray dalla serie con Houston è stato devastante su due lati del campo, Steph è tornato il vero Steph dall’infortunio di Durant, si è preso la responsabilità dell’attacco, ha ribaltato i Rockets nella decisiva gara 6 (33 punti tutti nel secondo tempo) e poi è stato irreale nelle 4 gare con Portland.

Curry, pungolato forse dal duello con Lillard e dallo scontro col fratellino Seth, ha firmato 4 prove da 36, 37, 36 e 37 punti, con anche la tripla doppia in gara 4 e ha infilato 26 delle 46 triple dei Warriors nella serie! E’ passato dai 24 punti di media delle prime due serie ai 36.5 con oltre 8 rimbalzi e 7 assists contro i Blazers: irreale! E Green? Si è presentato ai playoffs in forma smagliante, dimagrito di 10 chilogrammi e con un atteggiamento diverso, come ammesso da lui stesso:

Mi sono reso conto di essere arrivato a un punto in cui passavo più tempo a piangere e lamentarmi con gli arbitri che a giocare. Sono sicuro che fosse abbastanza disgustoso da vedere anche perché ero il primo a sentirsi infastidito dal quel modo di giocare“.

La sua risposta? 12 punti, 8 rimbalzi e 8 assists di media contro i Clippers (con una tripla doppia), 13+11+8 contro i Rockets (con una tripla doppia), oltre 16 punti, quasi 13 rimbalzi, quasi 9 assists, 2.8 stoppate e 2.3 recuperi con Portland (e due triple doppie in gara 3 e gara 4, il primo in partite consecutive da Jason Kidd nel 2002). Non serve aggiungere altro, se non che Green e Curry sono diventati la prima coppia di compagni a stampare una tripla doppia nella stessa gara di playoffs NBA!

Riposo prima delle Finals

A prescindere da come finirà la serie ad Est tra Milwaukee e Toronto, le NBA Finals scatteranno il 30 maggio e questo vuol dire che i Warriors avranno 9 giorni per riposarsi e ricaricare le energie, soprattutto per permettere il recupero agli infortunati, Kevin Durant su tutti ma anche Iguodala e probabilmente DeMarcus Cousins. In sala stampa ne parla Draymond Green:

Abbiamo 9 giorni di riposo per recuperare Durant, DeMarcus Cousins, Andre Iguodala. Abbiamo bisogno di loro, perché il nostro obiettivo è vincere. Ho già perso una volta le Finals e non è affatto divertente: noi giochiamo per vincere“.

Chiunque si presenti tra Bucks e Raptors è avvisato: questi Golden State Warriors vogliono finire il lavoro, conquistare il quarto titolo in 5 anni ed entrare definitivamente nella storia. Poi quello che riserverà il futuro sarà un altro discorso, della free agency di Durant, Thompson e compagnia ci sarà tempo per discuterne in altra sede.