Kemba Walker e la decisione più dura della sua carriera

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Chi sono le uniche tre guardie che nella stagione 2018/19 hanno avuto una media al di sopra dei 25 punti/partita, 35% da tre e 5 assist? Il primo è facile, Stephen Curry. Al secondo ci arrivi dopo un momento di riflessione, Damian Lillard. Ma dal terzo giocatore tanti rimarranno sorpresi: Kemba Walker.

In una lega dominata sempre più dalle combo-guard e dai freak fisici, uno come Kemba può facilmente essere dimenticato nella conversazione su chi di loro è il più forte. Le circostanze non aiutano: giocando a Charlotte, uno dei mercati mediatici più piccoli dell’America, non ha riflettori puntati addosso come altre guardie nelle grandi città. Walker è sempre stato un “underdog”, un giocatore fortemente sottovalutato, ma anche grazie all’All-Star Game di quest’anno giocato in casa, l’ex UConn ha potuto finalmente sentirsi come una stella vera e propria. Un giocatore cresciuto pian piano durante la sua carriera, migliorato in tantissime parti del suo gioco e pronto finalmente per giocare su palcoscenici importanti.

Scelta tra lealtà e opportunità

Mettendo da parte riconoscimenti personali, la carriera di Kemba non è stata piena di successi fino ad ora. Otto stagioni giocate, solo due apparizioni ai playoff, entrambe finite al primo round. Anche quest’anno le cose non sono andate bene per gli Hornets: record deludente,39-43 che vale il nono posto a Est, e playoffs mancati ancora una volta.
Ed è proprio qui che Kemba arriva a un bivio: questa estate sarà la prima possibilità per lui di essere un unrestricted Free Agent, cioè di scegliere se lasciare Charlotte o meno. Walker si è spesso detto fedele a Charlotte e di voler continuare a rimanere, ma si sa, a luglio tanti cambiano idea.

Stesso sentimento dall’altra parte del tavolo, con Mitch Kupchak e Michael Jordan che hanno già affermato di essere pronti a offrire a Kemba il max contract. Scelta facile per loro, visto che rimane l’unico giocatore importante a Charlotte dopo numerosi colpi sbagliati nelle ultime annate.

Però, come la NBA ci ricorda quasi ogni anno, le promesse rimangono solo promesse finché non vengono messe su carta. Ricordiamo tutti la storia della Free Agency di DeAndre Jordan o della decisione a sorpresa di Durant nell’estate del 2016. Proprio per questo non si può mai dare per certo un sentimento di un giocatore che per la prima volta arriva alla Free Agency. Walker potrebbe essere sorpreso da una presentazione di qualche squadra in cerca di un playmaker, come per esempio Phoenix oppure New York, senza dimenticare Lakers e Celtics nel caso Irving dovesse decidere di accasarsi altrove.

Una Free Agency da esempio storico

La risposta arriverà con l’inizio di luglio, giocatori come Irving e Durant probabilmente detteranno prezzo e destinazione di Walker (anche le scelte al Draft cambieranno le agende delle varie franchigie). Kemba potrebbe alzare il livello di qualsiasi squadra nella Eastern Conference, ha dimostrato leadership, capacità di segnare, è diventato un tiratore affidabile anche da tre (a inizio carriera il suo problema più grande), è un ottimo passatore, e sa giocare il run&gun come piace a tante squadre nella NBA moderna.

E sarà proprio il prezzo la più grande domanda per Kemba Walker: sssendo sicuro di poter prendere il super-max contract (vista la sua inclusione nel terzo miglior quintetto della stagione) a Charlotte, andrà a ricerca di offerte simili sul mercato estivo e potrebbe ritrovarsi deluso da quello che troverà. La decisione dipenderà dalla sua voglia di vincere: prendere più soldi possibile da Michael Jordan e restare a fare il leader a Charlotte, oppure accettare meno soldi ma giocare per una franchigia con obiettivi più importanti e magari insieme ad un altro All-Star che possa aiutarlo a fare strada nei playoffs.

Solo il tempo ci potrà dire come Kemba deciderà, ma comunque vada la sua decisione rimarrà nella storia della Free Agency come esempio per i giocatori in futuro su cosa scegliere tra possibile successo e soldi sicuri.