Dopo 18 anni Parker dice basta: si ritira l’ultimo “big three” di San Antonio

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In pieno stile San Antonio Spurs, ovvero basso profilo, sobrietà ed eleganza, Tony Parker ha annunciato il suo ritiro dal basket giocato. Formalmente, il franco-belga chiude la sua carriera con la canotta degli Charlotte Hornets, ma questa ha rappresentato in realtà solo una piccolissima tappa, una breve parentesi a margine di 17 bellissimi anni vissuti coi colori nero-argento sulla pelle.

Se non posso più essere Tony Parker e non posso giocare per il titolo, allora, non voglio più giocare a basket.” Queste le parole utilizzate da Parker in una lunga intervista ad Espn, dove, in tutta serenità e franchezza, ha spiegato le motivazioni del suo addio ed ha fatto un po’ il punto sulla sua lunga e sorprendente carriera. Il suo desiderio, fino a poco tempo fa, dice Parker nell’intervista, era quello di raggiungere quota 20 stagioni con i San Antonio Spurs. Purtroppo, per diverse ragioni, questo non è avvenuto. Pur sentendosi in grado di continuare perfettamente altri due anni con la maglia degli Hornets, perché fisicamente ancora in forma, Parker ha percepito che la sua enorme ambizione di giocare sempre per vincere non sarebbe stata appagata, e di giocare tanto per giocare non non se ne parlava nemmeno. Così, a tre anni di distanza da “Timmy” e uno solo da “Manu”, ora tocca a Tony dire addio; si chiude definitivamente il cerchio per quello che è stato uno dei trio più iconici di sempre.

La carriera

Partito letteralmente come un signore nessuno, Parker ha vinto tutto ciò che un cestista possa sognare di vincere. La sua storia professionale inizia in una piccolissima quanto semisconosciuta squadra di Parigi, Il Paris Basket Racing. Nell’estate del 2001 i San Antonio Spurs lo invitano a partecipare ad un summer camp, ma bastano dieci minuti di gioco perché  Popovich sia già pronto a rispedirlo a casa. Richiamato una seconda volta, su ripensamento dello stesso Popovich, il giovanissimo Tony Parker fa centro, impressionando il suo futuro head coach (che sarà per lui molto più simile ad un padre che ad un allenatore di basket). Scelto alla numero 28 al primo giro del Draft del 2001, il diciannovenne Parker fa così il suo ingresso trai i campioni NBA, e “the rest is History“, come piace dire dall’altra parte dell’oceano. 4 titoli NBA, 1 MVP delle finali – il primo europeo di sempre -, 6 volte All-Star, 4 All-NBA.
Insieme a Duncan e Ginobili, i compagni di sempre, ha dato vita al trio più longevo e vincente della storia NBA: 570 vittorie nella stagione regolare, 130 nei playoffs. E come se non bastasse, a questo si aggiunge l’Oro con la Francia all’Europeo del 2013, condito col premio di MVP del torneo.

Per dove è partito e visti i mezzi fisici a disposizione, non certo straordinari, la sua è stata una carriera davvero fuori dal comune.

Il futuro

Per il “dopo”, Parker ha dichiarato che seguirà ancora più da vicino le vicende dell’ASVEL, squadra francese di Lione, di cui è proprietario dal 2014. A settembre aprirà la sua Academy, una scuola internazionale aperta a ragazzi di ogni nazionalità; la vita per lui continuerà invece a San Antonio, diventata ormai sua patria d’elezione, cullando il sogno che in un futuro non troppo lontano possa riuscire ad indossare le vesti del proprietario di una franchigia NBA.