OKC Thunder il rebuilding è servito: Paul arriva ma non resterà

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In una NBA Free Agency letteralmente infuocata dalle firme a sorpresa dei free agent, non sono mancate anche delle trade che hanno di fatto cambiato il volto della Lega per la prossima stagione. L’ultima, in ordine cronologico, è stata quella tra Rockets e Thunder con l’incredibile scambio Russell Westbrook-Chris Paul!

Se Houston con l’aggiunta di Westbrook spera di aumentare le sue chance di vittoria del Titolo NBA, i Thunder hanno di fatto deciso di smantellare la squadra e ripartire con un’opera di rebuilding che probabilmente sarà piuttosto lunga e di sofferenza per i tifosi.

A Oklahoma City finisce un’era

Harden nel 2012, Durant nel 2016, Westbrook nel 2019. I Thunder come ce li ricordavamo non ci saranno più. La fine di un’era, 11 lunghi anni in cui la franchigia ha sfiorato più volte il bersaglio grosso perdendo una NBA Finals e tante Finali di Conference (ma anche 3 eliminazioni al primo turno dei playoff negli ultimi 3 anni). 11 anni in cui ci sono state delle ferite rimaste aperte, come l’addio con tanti strascichi negativi di KD, ma che Westbrook ha saputo assorbire con la sua solita ferocia restando il punto riferimento dell’intera comunità. Fino ad oggi.
Lo scambio forzato da Paul George desideroso di giocare insieme all’amico Leonard ai Clippers, aveva reso impraticabile il matrimonio tra Brodie e OKC, che infatti aveva fatto intendere alla dirigenza che una trade che lo coinvolgesse sarebbe stata ben accetta.

L’idea da cui ripartire

Il GM Sam Presti non se l’è fatto ripetere due volte, desideroso anche lui di abbassare il monte salari per cercare di evitare di continuare a pagare la luxury tax nelle prossime stagioni: ha spedito Westbrook a Houston per Paul e altre prime scelte al Draft, arrivando potenzialmente a 15 fino al 2026, un tesoretto invidiabile da usare come “assets” sia sul mercato, sia per ricostruire da zero la squadra con giocatori giovani in uscita dal college. Scelte che vanno a sommarsi a quelle ricevute dai Clippers nello scambio George.

Il rebuilding parte senza dubbio da queste scelte per il futuro, il metodo che sta funzionando per tante franchigie ma che richiede ovviamente tempo e pazienza. E potrebbe anche non essere finita qui perché da quanto trapelato l’avventura di Chris Paul a Oklahoma City non dovrebbe praticamente neanche iniziare. La franchigia non ha intenzione di tenerlo e di farlo giocare, vista anche la presenza a roster di Shai Gilgeous-Alexander e Dennis Schroeder come playmaker, e quindi sta già cercando acquirenti che al momento però latitano. Sul 34enne potrebbe ricadere l’interesse dei Miami Heat che stavano cercando un modo per affiancare Westbrook a Butler ma sono stati bruciati sul tempo dai Rockets. La franchigia di Pat Riley ha giovani interessanti e contratti in scadenza che potrebbero diventare molto interessanti per OKC, appunto per quel discorso di ricostruzione partendo dal basso.

CP3 quindi difficilmente potrà far coppia con Danilo Gallinari, anche lui volato a OKC inserito nello scambio George con i Clippers, ed anche lui con le valigie di fatto sempre pronte. Gallo infatti è in scadenza di contratto l’estate 2020 e quindi potrebbe essere scambiato dai Thunder che non hanno grande interesse nel farlo giocare. Magari non subito però, perché a differenza di Paul il suo contratto sarà di interesse per tante squadre anche a gennaio-febbraio (potrebbe anche essere tagliato e andare in una contender al minimo salariale).
Il contratto di Paul invece è di quelli pesanti (144 milioni per i prossimi 3 anni, l’ultimo con player option), per questo motivo per convincere una squadra a prenderlo (ad esempio Miami) servirà cedere anche qualcuna di quelle scelte al Draft che Presti ha accumulato, e che nella NBA moderna valgono spesso più di un giocatore.