Kemba Walker e Gregg Popovich: basterà a Team USA per vincere il Mondiale?

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Nemmeno la presenza di Gregg Popovich nel ruolo di commissario tecnico ha convinto le stelle NBA ad accettare la chiamata di Team USA per la FIBA World Cup che scatterà il 31 agosto in Cina. Tantissimi i ‘no’ immediati, da LeBron James a Stephen Curry, da Kyrie Irving a Kawhi Leonard, da Russell Westbrook a Jimmy Butler, da Kevin Durant a Klay Thompson (per infortunio). Altrettante le rinunce di giocatori che prima avevano aderito al progetto di USA Basketball e poi si sono tirati indietro, una serie di “cancellazioni” che adesso hanno diffuso il pessimismo e le solite domande tipo “sono gli Stati Uniti più deboli di sempre?”, oppure “riusciranno ad arrivare ad una medaglia?“.

Gregg Popovich e Team USA – © Foto usab.com

Chiaro è che gli Stati Uniti rischiano davvero di farsi sfuggire l’oro e tornare in discussione come successe nel 2002 ad Indianapolis, quando finirono addirittura sesti, e nel 2006 a Saitama, quando chiusero terzi, un risultato che generò la rivoluzione, l’arrivo di Bryan Colangelo e il ritorno di tutte le stelle: da Pechino 2008 infatti Team USA non ha mai più perso, centrando tre ori olimpici (2008, 2012 e 2016) e due successi iridati (Turchia 2010 e Spagna 2014). E adesso, come andrà in Cina?

I ‘no’ di Harden, Lillard e compagni

Rispetto alle convocazioni originali, hanno detto di no: Harden, Anthony Davis, Gordon, Beal, McCollum, Lillard, Harris, Millsap, Love, Drummond, più quelle di Redick, Harrell, Randle e Shamet, che erano pronti ad essere inseriti nel roster. Tutti, ognuno con le proprie motivazioni in vista della nuova stagione che sulla carta sarà all’insegna del grande equilibrio vista la scoppiettante free agency, si sono tirati indietro a cascata: una volta che Harden e Davis hanno rinunciato, gli altri li hanno seguito.

Un peccato ad esempio per un giocatore come Lillard, che poteva essere il leader e volto copertina della nazionale, ma anche per uno come Kevin Love, che dopo un anno ai box per infortunio poteva sfruttare il Mondiale come vetrina, oltre che per ritrovare pienamente la forma. Evidentemente la World Cup non attira per nulla, le Olimpiadi sono un’altra cosa e soprattutto non si vuole prendere il minimo rischio in vista appunta della stagione NBA, lunga e massacrante come da tradizione.

Kemba Walker, Middleton e i giovani: si va con loro

Salvo altre defezioni, Gregg Popovich dovrà scegliere i 12 per la Cina tra questi 16 che saranno al training camp di Las Vegas:

Guardie: Kemba Walker, Donovan Mitchell, Kyle Lowry, Marcus Smart, De’Aaron Fox
Ali: Khris Middleton, Jayson Tatum, Jaylen Brown, Harrison Barnes, P.J. Tucker, Kyle Kuzma, Thaddeus Young
Lunghi: Myles Turner, Brook Lopez, Mason Plumlee, Bam Adebayo

Un roster zeppo di giocatori probabilmente di quarta o quinta fascia, con tanti “role players” e diversi giovani in rampa di lancio, ma la cui affidabilità in un contesto FIBA è tutt’altro che provata. Di questi, Lowry e Barnes hanno vinto l’oro nel 2016 a Rio mentre Plumlee ha conquistato il Mondiale nel 2014 in Spagna. Inoltre, degli 11 americani che hanno chiuso nei tre quintetti All-American NBA della passata stagione, c’è solo Kemba Walker! E su 20 All Stars, ce ne sono appena tre: il già citato Walker, Middleton e Lowry, campione NBA coi Raptors ma in forte dubbio per la Cina a causa di un’operazione al dito fatta poco dopo la fine della stagione.

Kemba Walker sarà la stella, il volto copertina, lui che è passato dagli Hornets ai Celtics e che potrebbe già testare l’intesa coi futuri compagni Smart (ma è delle ultime ora la notizia di un infortunio al polpaccio per lui), Jaylen Brown e Tatum, un po’ come accadde a Rio con Kevin Durant che avviò la chimica con Draymond Green e Klay Thompson, poi suoi “soci” ai Warriors. In generale è un roster un po’ corto nel reparto guardie, a maggior ragione se Lowry non dovesse recuperare in tempo: Kemba e Mitchell sono grandi attaccanti, ottimi scorer, ma poco registi, e questo potrebbe essere un problema (anche l’eventuale convocazione di De’Aaron Fox non cambierebbe molto la situazione). A livello di ali invece c’è un buon mix tra il talento offensivo di Tatum, Brown e Kuzma, la duttilità di Middleton, e la versatilità di Tucker, Barnes e Young. E i lunghi? Anche qui ogni giocatore ha caratteristiche differenti, probabilmente Pop ne porterà due, al massimo tre, dei cinque di cui sopra, anche perchè non è escluso che possa anche giocare con quintetti “small” con Tucker, Barnes o anche Kuzma da 5, a meno che si trovi di fronte i vari Jokic, Marc Gasol o Valanciunas.

Team USA perderà davvero il trono?

Alla luce del roster con le tantissime defezioni di cui sopra, è chiaro che gli Stati Uniti non sembrano il carro armato a cui ci hanno abituati nell’ultimo decennio e di conseguenza non sarebbe una sorpresa così clamorosa se non dovessero vincere l’oro. Però si sta sempre parlando una squadra con 12 giocatori NBA di livello medio-alto, guidati da un coaching staff “5 stelle lusso” con Popovich, Steve Kerr, Lloyd Pierce e Jay Wright, due volte campione NCAA con Villanova nel 2016 e nel 2018.

Chiaro che le avversarie saranno agguerrite e alcune sono ben attrezzate, come la Serbia di Jokic, Bogdanovic, Bjelica e Teodosic, la Spagna di Marc Gasol, Rubio, Llull e dei fratelli Hernangomez, la Grecia dell’MVP NBA Giannis Antetokounmpo, di Calathes e Sloukas, la Francia di Rudy Gobert, Batum, Fournier e De Colo, l’Australia di Ingles e Mills (senza Ben Simmons) e il Canada di coach Nurse (senza però Wiggins, Murray e Barrett), ma dare già per sconfitti gli USA è un po’ prematuro. Seppur di poco, è ancora Team USA la favorita per vincere la FIBA World Cup in Cina.