Stagione finita ancor prima di iniziare: il lungo calvario di Boogie Cousins

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DeMarcus Cousins – © 2019

Se in questo momento la cattiva sorte avesse un nome, sarebbe quello di DeMarcus Cousins. E’ di pochi giorni fa la notizia di un ennesimo, pesante infortunio: rottura del legamento crociato anteriore della gamba sinistra, tradotto, stagione già finita, a meno di miracoli. Il ragazzone ex Kentucky si è fatto male mentre si allenava a Las Vegas in vista del training camp con i Lakers. Le immagini sono eloquenti, Cousins, dopo una penetrazione in area, e senza il ben che minimo contatto con un avversario, si accascia al suolo cacciando un urlo straziante.

L’ultimo anno e mezzo è stato per Boogie un atroce dramma sportivo. Tre sono stati gli infortuni, tra cui una rottura del tendine d’Achille, e tutti violentemente concentratisi sulla gamba sinistra. Questo ulteriore stop è una mazzata non soltanto per la salute psicofisica del giocatore – già ampiamente minata -, ma soprattutto per gli equilibri tecnico-sportivi della sua nuova franchigia, gli L.A. Lakers. I Lakers, infatti, si trovano costretti a doverlo sostituire – Dwight Howard è in dirittura d’arrivo – ben sapendo, però, che una perdita del genere è enorme, di quelle che possono compromettere un’intera stagione. Di sicuro, getta parecchia acqua gelata sul fuoco degli entusiasmi iniziali.

A New Orleans in versione MVP

Gli infortuni, di qualunque entità essi siano, sono la cosa in assoluto più temuta da uno sportivo, pertanto, non esiste un momento più o meno buono in cui possano comparire. Ma la tempistica degli infortuni di Cousins ha davvero dell’incredibile, come se la cattiva sorte avesse deciso di accanirsi sul neo giocatore dei Lakers con un ingiustificato ed eccessivo sadismo.

La rottura del tendine d’Achille è infatti avvenuta nel momento migliore della sua carriera. Fino a quella maledetta notte del 26 gennaio 2018, Cousins, che allora vestiva la maglia dei Pelicans, viaggiava con numeri da MVP: 25.2 punti, quasi 13 rimbalzi e 5.4 assist a partita. Qualche giorno prima di quella fatidica notte, aveva fatto registrare una prestazione leggendaria: tripla doppia per punti, 44, rimbalzi, 24, ed asssit, 10, nella vittoria al doppio supplementare contro Chicago. Ed era arrivata, con estremo merito, la quarta convocazione consecutiva all’All-Star Game. A pochi secondi dal termine della sfida contro i Rockets, però, in quel freddo venerdì di gennaio, il tendine della gamba sinistra di Cousins fa crac.

Veniva così tranciata di netto la sua miglior stagione della carriera. Contestualmente, evaporavano le sue legittime speranze di riuscire a strappare il contratto della vita in estate.

Ai Warriors per un titolo ed un contratto

Nell’estate del 2018, allora, Demarcus opta per una scelta che spiazza l’intero mondo NBA: firma un contratto annuale con gli Warriors per la “risibile” cifra di 5.3 milioni. Una cifra che ovviamente non va neanche vicino al reale valore del giocatore, ma è il massimo che Golden State possa economicamente offrirgli. Cousins accetta perché vuole scommettere su se stesso. Sa che gli Warriors hanno tutto il tempo per farlo recuperare appieno, ed è determinato a fargli vincere per il terzo anno di fila il titolo, così da utilizzare lo spazio datogli dai californiani come splendente vetrina per un maxi-contratto da firmare con un’altra franchigia in estate.

La realtà è stata, purtroppo per lui, assai diversa. In gara-2 di Playoffs contro i Clippers, prima partecipazione assoluta per Cousins ai playoffs – ancora una volta, il sadico tempismo -, DeMarcus si strappa il quadricipite della coscia sinistra. Stringendo i denti, recupera per le Finali, ma il suo apporto non è proprio indimenticabile: appena 18 minuti di media, conditi da poco più di 8 punti e 4.7 rimbalzi a partita.

Cosa lo aspetta adesso?

I Lakers a luglio mettevano sul piatto un contratto annuale a cifre ancor più basse del precedente, 3.5 milioni. Ma Los Angeles sembrava l’ambiente tecnico migliore per Cousins, dove poter tornare ad essere pienamente il giocatore di prima. Il duo Cousins-Davis, che tanto bene aveva fatto a New Orleans, prometteva di far sognare i tifosi gialloviola, considerato poi che, a questo giro, avrebbe potuto contare sull’apporto di un certo LeBron James. Tuttavia, tale prospettiva non si concretizzerà mai sul campo, o almeno, non in questa stagione.

La faccenda si tinge di sfumature ancor più amare se si pensa al fatto che qualche giorno prima dell’incidente di Las Vegas, circolava sul web un video in cui Cousins strapazzava in ciabatte, ed in totale scioltezza, un ragazzo in un campetto scalcinato delle Bahamas, sotto gli occhi divertiti di Draymond Green, e degli ex compagni di college Wall e Bledsoe. Ecco, forse, questo si può imputare a Boogie, il fatto che sembra non essersi mai preso cura fino in fondo del proprio corpo. Una struttura fisica così massiccia e peculiare, persino per un lungo NBA, 2.11 metri per 122 kg di peso, avrebbe probabilmente avuto bisogno di un controllo ed un attenzione maggiore, al limite del maniacale. Cousins, nel corso della sua carriera, non è mai sembrato il più integerrimo dei professionisti, anzi. Questo non vuol dire affatto che non si sarebbe infortunato ugualmente, sarebbe folle sostenerlo, ma è fuor di dubbio che un talento racchiuso in un corpo del genere andava “preservato” meglio, tutto qui.

Ora, il futuro sportivo per lui non è dei più rosei, per usare un eufemismo. E’ difficile, ad oggi, che una grande squadra possa pensare di offrirgli un contratto importante, vista l’età (ha da poco spento le 29 candeline) ed il percorso clinico. Cousins potrebbe aver perso il treno più importante della sua carriera, ovvero quel maxi-contratto che giocatori del suo talento, o di molto inferiore, si sono già accaparrati. Non possiamo sapere in che condizioni fisiche ritornerà dopo questa ennesima “botta”, e cosa ancor più preoccupante, quali contraccolpi psicologici questa possa lasciargli. Si tratterà di recuperare, sopra ogni cosa, da un punto di vista mentale, il che è di una difficoltà indicibile, avendo, poi, la consapevolezza di non poter tornare ad essere il giocatore di un tempo. Con questo, non si intende necessariamente peggiore, ma indubbiamente diverso.

A livello umano, la vicenda di Cousins non può non toccare tutti gli appassionati di basket. Nonostante si è sempre tentato di dipingerlo come il “cattivo”, lo sregolato, l’irrispettoso ecc., la notizia del suo ultimo infortunio ha scosso profondamente il mondo NBA, ed in particolare modo i suoi colleghi, segno del fatto che sia molto più apprezzato ed amato dal suo mondo di quanto, in realtà, non appaia. In qualità di amanti dell’NBA, di gente che si è divertita nel vederlo giocare negli anni (nonostante gli evidenti limiti difensivi), non possiamo esimerci dall’augurare a Boogie una sorte finalmente migliore, e sperare che la ruota della fortuna torni a girare nella sua direzione, perché, semplicemente, lo meriterebbe.