Knicks sempre più barzelletta! Cacciato Fizdale, chi sarà la prossima vittima?

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Iniziata male, la stagione dei New York Knicks potrebbe finire malissimo. Anche se siamo appena a dicembre e la regular season è iniziata da poco più di un mese la franchigia della Grande Mela si trova davanti all’ennesimo bivio dopo una free agency sciagurata e all’ultimo posto dell’intera Lega con appena 4 vittorie e 19 sconfitte.
La dirigenza, poi, ha deciso di sollevare dall’incarico coach David Fizdale, reo di essere il colpevole del pessimo inizio di stagione e in seguito anche ai risultati dello scorso anno in cui NY ha chiuso con 17-65, pareggiando il peggior record di franchigia.

Le colpe di Fizdale

È indubbio che quando una squadra perde una parte della colpa è dell’allenatore. Fizdale paga soprattutto la sua idea di basket che strizza più l’occhio agli anni ’90/2000 che al 2020, con un gioco più lento (27esimi per pace a 98.65 punti) e più interno con tante azioni di uno contro uno in post basso e un’organizzazione difensiva lontana dall’essere considerata come valida: New York è ultima per offensive rating a 102 punti, ultima per effective field goal percentage a 48.3%, 24esima per defensive rating a 112.5, ultima per net rating a -10.5, ultima per percentuale da tre punti concessa agli avversari col 38.8% (la chiave ormai del successo di quasi tutte le difese).

Una offseason totalmente senza senso

Per New York si tratta del 13esimo diverso head coach dalle dimissioni di Jeff Van Gundy nel 2001/02. Un continuo cambio senza mai trovare una quadratura del cerchio, ma anche senza mai riuscire a dare un po’ di stabilità a un gruppo che, anche solo per vestire quella divisa, ha una pressione incredibile addosso.
Il tutto fa seguito a una delle free agency peggiori mai viste nella storia della Lega: la lunga attesa per le firme di Durant e Irving che poi non sono arrivate è sfociata in un piano B che ha puntato sulle firme di 3 lunghi perimetrali e di 2 playmaker che si sono aggiunti a RJ Barrett scelto al Draft. Una squadra costruita malissimo con tanti giocatori negli stessi ruoli, pochi tiratori, pochissima varietà di gioco, impossibile per qualsiasi allenatore farli rendere.

Un occhio al mercato

Ora, come ogni anno, quando si parla di Knicks si parla di mercato. La dirigenza sarebbe vigile per capire la possibilità di intavolare qualche trade soprattutto per liberarsi di alcuni contratti assurdi fatti firmare in estate, e magari anche per cercare di liberare un po’ l’area, costantemente intasata nelle azioni offensive di New York, e lasciare un po’ più libertà a Barrett e a Dennis Smith Jr, l’ombra del giocatore visto a Dallas, e ultimo arrivo in casa Knicks via trade (e anche qui la dirigenza non è andata benissimo visto che il suo arrivo è arrivato in cambio di Porzingis).

Cambi di allenatori, cambi di giocatori, cambi di dirigenti ma la sostanza rimane che nessun grande free agent negli ultimi anni ha preso in considerazione la possibilità di andare a giocare ai Knicks, dove manca totalmente un progetto tecnico e dove tutto sembra essere gestito alla giornata. Ogni stagione l’obiettivo dichiarato diventa la free agency successiva, con la convinzione di poter attirare i grandi giocatori solo grazie alla storia della franchigia e alla celebrità della città, ma ogni anno puntualmente le aspettative non vengono rispettate e i piani B sembrano sempre campati in aria.

James Dolan che da anni gestisce (male) la franchigia forse dovrebbe iniziare a pensare a fare un passo indietro cedendola, o almeno smettendo di intervenire pesantemente nelle decisioni societarie, affidandosi a dirigenti esperti e cercando di costruire con calma una squadra sensata.
La calma non è una caratteristica della città di New York e questo si riflette anche sulla franchigia. Nella NBA attuale, però, la calma è la virtù dei forti e gli esempi delle ultime stagioni dovrebbero averlo fatto capire anche nella Grande Mela.