Wiggins chi? A Kansas la stella è Joel Embiid

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Forse si sta un filino esagerando ma è sempre più grande il partito che vede Joel Embiid prima scelta assoluta del prossimo Draft NBA. Il centro nativo del Camerun, che ha iniziato a giocare a pallacanestro soltanto tre anni fa dopo aver speso la sua infanzia e l’inizio dell’adolescenza tra calcio e pallavolo, sta attirando l’attenzione degli scout e sta oscurando sempre più gli altri grandi freshmen di questa annata di college basket come Jabari Parker, Julius Randle, Aaron Gordon e soprattutto il compagno a Kansas Andrew Wiggins, che sta faticando più del previsto nella sua prima e quasi sicuramente unica annata universitaria. Nonostante l’NBA stia andando sempre più verso una pallacanestro perimetrale, incentrata sul tiro da tre punti e le statistiche analitiche, ecco che un big man del calibro di Embiid potrebbe comunque sparigliare gli equilibri. Soprattutto se per lui molti spendono il paragone con Hakeem Olajuwon

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Già Olajuwon, pure lui venuto dall’Africa, da Lagos, Nigeria, e poi affermatosi all’università di Houston, prima di diventare una leggenda ai Rockets che ha condotto a due titoli NBA. Embiid viene da Yaoundè, Camerun, è nato il 16 marzo 1994, è alto 213 centimetri, pesa circa 113 chilogrammi, ed è arrivato negli Stati Uniti lo scorso anno, per disputare l’ultimo anno alla The Rock School di Gainesville, Florida. Ha approcciato il basket in un camp organizzato da Luc Richard Mbah-a-Moutè, camerunese ex UCLA e ora ai Minnesota Timberwolves, e poi in Florida ha chiuso la stagione a 13 punti, 10 rimbalzi e 2 stoppate di media, cifre che gli hanno permesso di giocare il Jordan Brand Classic e il Nike Hoop Summit, dove ha vestito la maglia del ‘Resto del Mondo’ insieme all’attuale compagno a Kansas Andrew Wiggins.

Studia a Gainesville, ha ricevuto l’offerta di Florida, oltre che di Texas, ma alla fine ha scelto Kansas: nei ranking di Espn era primo fra i centri e sesto assoluto in nazione nella classe 2014. Al campus di Lawrence si è subito trovato bene e sta ancora pian piano scoprendo l’America, come si legge sul suo profilo Twitter.

Ha ancora molto da imparare anche sul campo ma il suo livello è impressionante, considerato che ha iniziato a maneggiare la spicchia solo tre anni fa. Quello che impressiona è la coordinazione con cui si muove, la rapidità di piedi, la capacità di avere un tempismo perfetto, anche in difesa per il rimbalzo e le stoppate, ma soprattutto la tranquillità con cui gioca, le letture, la bravura nel giocare con i compagni e un arsenale offensivo che si amplia di partita in partita. Si va dal semigancio al tiro frontale, fino ad un sorprendente Dream Shake che a tutti ha fatto ripensare all’Olajuwon di cui sopra. Coach Bill Self ha detto di lui: “I suoi miglioramenti, se non sono quotidiani, sono almeno settimanali. Stiamo solo raschiando la superficie. Noi dobbiamo cercare di coinvolgerlo il più possibile. E’ efficiente, può influenzare la gara in ogni modo. Probabilmente non è il nostro miglior passatore, ma non è molto lontano dall’esserlo. Di certo è il più brillante, per le scelte che fa sul campo e per come legge le situazioni“.

In questo primo scorcio di stagione viaggia a 10 punti, 6.6 rimbalzi, 1 assist e oltre 2 stoppate in 20 minuti di media col 68% al tiro, ma nelle ultime gare il minutaggio è cresciuto e di conseguenza il rendimento: solo una volta in doppia doppia (16+13 contro IONA), ma 18 e 4 stoppate con New Mexico e 17 contro Georgetown. Difficile trovare un paragone per Embiid: troppo presto, quasi blasfemo, per parlare di Olajuwon, è decisamente più fluido di un Hibbert, più mobile e atletico di un Bogut, e più centro classico rispetto ad un Anthony Davis. Forse il paragone più corretto è quello con Greg Oden, anche se più attaccante e meno difensore per istinti. La stagione comunque è lunga ed Embiid avrà tempo per migliorare ancora, fermo restando che sia già ora un giocatore speciale. Vedere per credere…