Milano campione d’Italia, applausi per Trento! Una finale che potremmo rivedere presto

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Non si può dire che non sia stata una finale entusiasmante. Impossibile trovare qualcuno, appassionato o non di pallacanestro, che non si è emozionato guardando il finale di Gara-5: dalla grinta di Trento, al cinismo di Milano, dalla stoppata di Goudelock alle lacrime di Shields. È stata una finale in cui sono scesi in campo, oltre a valori tecnici, anche valori umani, persone che hanno messo in campo tutto quello che avevano per raggiungere l’Obiettivo. Alla fine, ha prevalso la squadra tecnicamente più forte, ma non sarebbe giusto parlare di Trento come di una squadra sconfitta perché, per l’ennesima stagione, i ragazzi di coach Buscaglia hanno dimostrato che essere una squadra vera significa essere molto più della somma dei singoli giocatori.

E’ iniziata l’era dell’Olimpia Milano?

Prima di tutto complimenti. Perché se sulla carta Milano poteva non avere rivali, quando si scende in campo è tutta un’altra storia (vedasi i risultati della passata stagione). Ma complimenti anche perché, seppure a sprazzi, in questi playoff abbiamo potuto apprezzare un’Olimpia come mai si era vista durante il resto della stagione: difesa, aggressività e determinazione da grande squadra. Anche se l’emblema di questo scudetto rimarrà la stoppata di Goudelock su Sutton in Gara-5, questi playoff per i ragazzi di coach Pianigiani (che nel frattempo è diventato l’allenatore più vincente nella storia dei playoff) devono rappresentare il punto di partenza sul quale costruire il futuro che, ora più che mai, si preannuncia ricco di successi. Ebbene sì, perché il nuovo regolamento sul tesseramento di giocatori stranieri (5+5 oppure 6+6), che quindi non permette, almeno in campionato, di schierare 7 giocatori non italiani (formula adottata fino a questa stagione da molte squadra di vertice), attribuirà un peso specifico maggiore agli atleti italiani. Non a caso Milano si è già mossa sul mercato nazionale, mettendo sotto contratto tre tra i migliori giocatori azzurri: Della Valle, Burns e Brooks (anche se non è ancora detto che gli ultimi due potranno essere tesserati entrambi come italiani). In ogni caso, l’Olimpia ha sottratto alla concorrenza tre giocatori di primissimo livello, che avrebbero fatto comodo alle avversarie, soprattutto con la nuova formula. Insomma, se si riusciranno a sfruttare al meglio tutte le opportunità che si presenteranno, il basket italiano potrebbe essere all’alba dell’era Olimpia Milano.

Solo applausi per Trento

Sicuramente è bruttissimo vedere i propri avversari festeggiare lo scudetto in casa propria per il secondo anno consecutivo, soprattutto se il PalaTrento si era dimostrato un autentico fortino durante tutta la stagione, in particolare nei playoff. L’anno scorso aveva esultato Venezia, quest’anno Milano. Ma c’è un altro evento negativo che accomuna questa post season con quella della passata stagione, cioè l’infortunio di un giocatore chiave. Così come l’anno scorso era toccato a Sutton (che aveva comunque giocato ma in condizioni precarie), quest’anno la sfortuna ha colpito Diego Flaccadori, al quale è stato diagnosticato un piccolo problema cardiaco che gli ha impedito di scendere in campo durante la finale. Nonostante questo però, Trento si è battuta fino all’ultima goccia di sudore, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che la squadra del presidente Longhi è entrata a pieno titolo tra i top club italiani. Due finali perse in due anni, se da un lato rappresentano una grossa delusione, dall’altro confermano che l’Aquila è sulla strada giusta e che le soddisfazioni prima o poi arriveranno. Dunque, l’anno prossimo aspettiamoci Trento di nuovo lì, come la squadra più temibile dei playoff, magari dopo una regular season non proprio esaltante (ormai caratteristica distintiva di questa squadra). Probabilmente la concorrenza aumenterà (Bologna e Torino su tutte hanno dichiarato di voler allestire roster più competitivi), ma Trento ha dimostrato che quando è in forma non teme nessuno. E anche se il fenomeno di questi playoff, Shavon Shields, sicuramente andrà via, la società sarà in grado di pescare un altro semi-sconosciuto e farlo diventare un campione. Con una società e una squadra del genere non si può assolutamente parlare di vinti, ma c’è solo da alzarsi in piedi ad applaudire.