NBA Draft 2018: da Ayton alla #1 e Doncic ai Mavs, fino alla caduta di Porter Jr.

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DeAndre Ayton, Phoenix Suns – © 2018 twitter.com/Suns

È stata, come ogni anno, una serata intensa e un po’ pazza. Il Draft NBA ormai ci ha abituato ad essere un momento concitato in cui scout e General Manager ribaltano le loro idee all’ultimo minuto, sorprendendo un po’ tutti. Tra vestiti appariscenti (pantaloni corti, richiami al film Black Panther, motivi floreali), tempi lunghi di attesa ed un obbligo di non spoilerare le scelte su Twitter, da parte dei tre maggiori giornalisti esperti, durato appena quattro giocatori, il Draft ha segnato lo spartiacque tra la stagione appena conclusa con la vittoria dell’Anello da parte dei Warriors, ed un’estate che si preannuncia bollente sul mercato.

Come prevedibile con la prima scelta assoluta i Phoenix Suns hanno scelto DeAndre Ayton. Erano promessi sposi da tempo, un giocatore già di fatto pronto per questo livello che con Devin Booker promette di firmare un duetto davvero molto interessante… nella metà campo offensiva. In quella difensiva c’è chi, in NBA, non pensa che il lungo da Arizona possa essere così determinante invece.

La prima mezza sorpresa è arrivata con la scelta di Marvin Bagley III da parte dei Sacramento Kings con la second pick, anche se anche questa era stata spoilerata con abbondante anticipo su Twitter. Il lungo di Duke non convince tutti ma a livello di talento è davvero intrigante e nella stagione NCAA ha viaggiato a 21 punti e 11.1 rimbalzi tirando il 61% dal campo.
Ne è convinto anche Vlade Divac, GM dei Kings, sicuro di avere un Superteam tra le mani, solamente che ancora giovane.

Grande attesa, soprattutto nel nostro continente, c’era per la chiamata di Luka Doncic: gli Atlanta Hawks l’hanno selezionato con la terza chiamata assoluta ma per conto dei Dallas Mavericks che con un colpo di coda sono riusciti a convincere la franchigia della Georgia (che voleva Trae Young) a scambiare le pick. Una trade che a detta di tutti è un grande affare per i texani visto che lo sloveno potrà trovare un mentore in Dirk Nowitzki ed un coach, Rick Carlisle, a cui piace avere più trattatori di palla in campo contemporaneamente oltre che condividere la palla con Dennis Smith Jr, giocatore con caratteristiche molto diverse da quelle dell’ex Real Madrid.

Un’altra consuetudine del Draft sono i fischi e i “boo” che i tifosi dei New York Knicks presenti riservano a qualsiasi giocatore venga scelto dalla franchigia. Al Barclays Center quest’anno è toccato a Kevin Knox sentirli e subirli, ma prima di lui è successo anche a Danilo Gallinari e Kristaps Porzingis ad esempio. I tifosi avrebbero preferito qualcun altro, tipo Michael Porter Jr., Mikal Bridges o Miles Bridges, tutti passati dalla dirigenza Knicks in favore di questo ragazzo 18enne che l’anno scorso ha viaggiato a 15.6 punti e 5.4 rimbalzi con Kentucky.

Il caso che ha tenuto banco durante le prime 14 scelte è stato però Michael Porter Jr. il vero mistero del Draft: proiettato alla #1 solamente un anno fa, l’infortunio alla schiena che l’ha bloccato quest’anno ha pesato tantissimo nelle decisioni dei GM. Nessuno se l’è sentita di sceglierlo fino ai Denver Nuggets che con la #14 hanno deciso di scommettere e prendersi questo rischio. Se sano, l’ex Missouri potrebbe diventare il vero steal of the draft 2018, perché ha tutto per diventare un vero campione; chiaro che la condizione fisica che ha spinto tanti GM a passarlo rischia di pesare tanto però.

Interessante infine la scelta di Grayson Allen da parte degli Utah Jazz che con la 21esima scelta è stato il primo senior chiamato al draft. La guardia ex Duke sembra essere un giocatore perfetto per il sistema di gioco di coach Snyder (ex giocatore di Mike Krzyzewski a Duke), è cattivo e con la faccia tosta come piace ai Mormoni e la sua pericolosità dall’arco potrà essere sfruttata al meglio grazie alle penetrazioni di Donovan Mitchell.
E proprio il candidato al premio di Rookie Of the Year ha sorpreso l’ex avversario al College e futuro compagno durante l’intervista.