Ayton, Booker e gli altri: gioventù al potere per i ‘rising’ Suns

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DeAndre Ayton, Phoenix Suns – © 2018 twitter.com/Suns

I Suns fanno parte del novero delle franchigie più disastrate nel passato recente della NBA. Da otto anni non mettono piede ai playoff, da quattro non concludono la regular season con un record positivo. Nelle ultime tre stagioni, in particolare, hanno raccolto la miseria di 68 vittorie complessive, senza mai nemmeno avvicinarsi alla lotta per la post-season in Western Conference. Talento e aspettative in continua crescita, ma un roster sempre manchevole di questa o quella componente per tornare ai fasti del primo decennio del 21esimo secolo. Dopo un’offseason caldissima, però, Phoenix reclama un posto tra le grandi. E, nel prossimo futuro, potrebbe perfino pensare di prenderselo.

Cambio al timone

I Suns non hanno trovato un head coach con un record positivo da Alvin Gentry, che ha tenuto in mano le redini di squadra dal 2009 al 2013. Dopo il buon triennio con Jeff Hornacek, dal 2016 in avanti è sopraggiunto il delirio tra Earl Watson e Jay Triano, che hanno raccolto appena 54 vittorie su 143 partite giocate. Motivo per cui era inevitabile un cambio di rotta, con la squadra affidata a Igor Kokoskov. Oltre ad aver “rubato” a Ettore Messina la palma di primo head coach NBA dall’Europa, il serbo si presenta a Phoenix dall’alto di una carriera da assistente iniziata nel lontano 2000 con i Clippers e che lo ha visto passare anche da Pistons, Suns, Cavaliers, Magic e Jazz, oltre che sedersi sulle panchine di diverse Nazionali, dalla Serbia alla Georgia, fino alla Slovenia nel 2016/17. Ora, la sua prima occasione al timone di una franchigia ansiosa di rivalutarsi e tornare a essere protagonista nel selvaggio Ovest.

Fattore Ayton

Kokoskov ha avuto dalla sua, come regalo di benvenuto, la prima scelta assoluta nello scorso Draft. La scelta di Deandre Ayton è comprensibile e sensata. Il centro da Arizona ha mezzi atletici spaventosi, che nessuno degli altri prospetti poteva vantare. Semplicemente, Ayton rappresentava il miglior giocatore a disposizione e Phoenix, che non ha più tempo da perdere, ha voluto prendersi meno rischi possibile. Servirà lavoro per colmare alcune lacune in difesa, dal timing all’intensità nel corso della partita. Il bahamense, però, porta con sé qualità in attacco potenzialmente esplosive, che hanno scaldato i paragoni con Shaquille O’Neal, anche se con un range di tiro molto superiore. E tutto ancora da dimostrare, per potersi anche soltanto accostare all’illustre predecessore.

Il rinnovo di Booker

Nella comparazione con i Lakers di inizio secolo appare anche Devin Booker, a giocare il ruolo di “Kobe Bryant dei Suns“. Phoenix, appena si è udita la possibilità di un suo possibile addio, ha voluto blindare quello che considera a tutti gli effetti il fulcro del futuro della franchigia. Ecco per questo arrivare un contratto ai massimi salariali per 158 milioni di dollari nei prossimi cinque anni. Difficile comprendere sul momento se possa valere un simile investimento, ma 24.9 punti, 4.5 rimbalzi e 4.7 assist di media a 21 anni d’età possono valere un simile azzardo. Nessuno ha raggiunto prima di lui quota 4.000 punti in carriera se non LeBron James e Kevin Durant. Capite l’investimento?

Le altre scelte

In aggiunta ad Ayton sono arrivati anche Mikal Bridges, con la scelta numero 10, Elie Okobo, con la 31, e George King, con la 59. Nel primo caso siamo di fronte al prospetto più interessante tra i cosiddetti 3-and-D, che sappiano essere un fattore sui due lati del campo. Okobo, poi, è un talento da tanti inserito in un ipotetico primo giro di scelte, anche se, così come Booker, ha mancanze evidenti in fase difensiva. King è un prospetto interessante, ma ha già 24 anni e dovrà giocarsi un posto a roster.

Il resto del roster

Talento in abbondanza, dunque, per Phoenix, che ai nomi sopra citati aggiunge anche Josh Jackson, T.J. Warren, Dragan Bender e Marquese Chriss. L’impatto di Jackson, quarta scelta assoluta dello scorso Draft, è stato leggermente al di sotto delle aspettative e ha portato alla causa 13.1 punti, 4.6 rimbalzi e 1.5 assist in oltre 25 minuti di media. Bender (6.5) e Chriss (7.7), messi insieme hanno di poco superato la quota del compagno di squadra, mentre Warren si è stanziato a ridosso dei 20 punti a partita (19.6). La mancanza di esperienza e di un leader è stata colmata da Tyson Chandler e, da questa free agency, con l’arrivo di Trevor Ariza dai Rockets, con un contratto annuale da 15 milioni di dollari.
Basterà per interrompere la lunga assenza dai playoff dei Suns?