Collin Sexton, il “Young Bull” che vuol far rinascere i Cleveland Cavaliers

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Con l’addio di LeBron James nell’ultima estate è finito il dominio dei Cavaliers nella Eastern Conference. Dopo annate di successi e contratti di lusso, la squadra di Dan Gilbert si ritrova dove è stata lasciata l’ultima volta quando LeBron decise di cambiare maglia: nelle ultime posizioni della Eastern Conference.

Inizio difficile

Ad inizio ottobre Cleveland veniva ancora data come potenziale squadra sorpresa nella lotta per le ultime posizioni della Eastern Conference. Con Kevin Love come nuovo focus offensivo, i Cavs potevano ancora contare sul servizio di maggior parte della squadra in ritorno dalle Finals dell’anno scorso. Però dopo sole quattro partite perdono Kevin Love e due gare dopo arriva l’annuncio dell’esonero di Tyronn Lue. I Cavs finiscono l’anno solare 2018 sotto la guida di Larry Drew a 8-29, ultimi nella Eastern Conference. Con le speranze da playoffs ormai andate, i Cavs iniziano a scambiare veterani per assetti futuri: è cosi che Korver, Hood e Hill (gli ultimi tre affari dell’era LeBron) lasciano i Cavs in scambio di due scelte di primo e sette scelte di secondo giro ai Draft dei prossimi cinque anni.

Così il focus della squadra finisce su Collin Sexton, ottava scelta al Draft 2018, che fino a febbraio non ha fatto impressione. Anzi, è stato più volte oggetto di critiche da parte di compagni di squadra, indicato di “non sapere come giocare a questo livello“.

Tuttavia Sexton, come da suo carattere, non si lascia scoraggiare e grazie al ritorno di Kevin Love dal suo infortunio al piede, inizia a far vedere cosa aveva spinto Koby Altmann a selezionare la piccola guardia da Alabama.

Una esplosione mostruosa

Come Trae Young, Collin Sexton inizia benissimo la seconda parte della stagione. Con 20.5 punti di media col 46.9% dal campo e il 41.3% da tre, Sexton rientra addirittura nella conversazione per i migliori rookies dell’annata. Incanta soprattutto il tiro, quello che era il punto debole primario da sempre di Sexton. Ha migliorato la sua meccanica e l’equilibrio in fase di lancio, dandogli più precisione e sicurezza nell’usare la soluzione dalla lunga distanza. Questo miglioramento è essenziale perché la difesa avversaria non può più lasciarlo solo sul perimetro. Grazie a questo nuovo atteggiamento difensivo riesce a sfruttare meglio il Pick and Roll, che gli apre il suo tiro migliore: il floater.

Ci sono partite dove metà dei suoi punti arrivano grazie a questo tiro, il che lo rende speciale perché ci sono pochi rookies con mosse già cosi evolute da essere letali (un altro esempio: lo step-back di Doncic).

Il tutto viene accompagnato da una capacità atletica imponente: Sexton viene considerato uno dei giocatori più energetici e veloci nella NBA, soprannominato “Young Bull” per la sua incredibile determinazione sul parquet. Ha anche migliorato il suo controllo nel dribbling, essenziale per poter rimanere il play dei Cavs.

I punti di domanda rimangono, ma…

Abilità difensiva e istinti da playmaker puro rimangono dubbi ma sicuramente il tutto rimane anche relativo, perché i Cavs come squadra sono ultimi nel DefRating (il rating peggiore di tutti i tempi) e penultimi in assists. Solo a vedere questa sequenza contro Irving si vede quanto c’è da lavorare sulla difesa individuale e di squadra:

Riassumendo Sexton sembra capace di essere un punto di partenza per la rinascita dei Cavs. Il suo stile di gioco ricorda quello di DeAaron Fox, però con un po’ più di fisicità e già una abilità come scorer più alta della giovane guardia dei Kings. Potrebbe essere anche paragonato a Dennis Smith Jr. dei Knicks, che come lui prova a riportare una squadra al successo. Comunque Collin Sexton rimane un nome interessante per il futuro. Come successore di Kyrie Irving non sarà facile conquistare il cuore degli appassionati di Cleveland, ma se ce ne è uno con la voglia necessaria per farlo, è di sicuro il “Young Bull”.