Una stagione fallimentare – A Milano è tutto da rifare?

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La stagione dell’Olimpia Milano era cominciata con i migliori propositi. Dopo la conquista, a settembre, della Supercoppa italiana, gli obiettivi per il resto della stagione, tutt’altro che impossibili da raggiungere, prevedevano la conquista dello Scudetto e della Coppa Italia, oltre all’approdo ai playoff di Eurolega. Infatti, il roster allestito in estate era veramente da top team, con la ciliegina sulla torta che corrispondeva al nome di Mike James.

Lo stesso che, subito dopo l’eliminazione della sua squadra dai playoff, ha twittato:

Una delusione dopo l’altra

Ma partiamo dai risultati. In ordine cronologico, c’è prima l’eliminazione dalla Coppa Italia. Nel momento clou della stagione, l’eliminazione al primo turno, per mano della Virtus Bologna, venne giustificata per l’imprevedibilità di una gara secca, ma anche e soprattutto perché Milano si stava preparando per il rush finale della regular season di Eurolega. Ma anche i playoff di Eurolega sfuggiranno, qualche settimana più tardi, ai ragazzi di coach Pianigiani che, collezionando quattro sconfitte nelle ultime quattro uscite europee, si precludono l’accesso alla fase successiva. Da questo momento le sirene d’allarme si faranno più insistenti, perché già due dei tre obiettivi stagionali erano sfumati e, con loro, si erano sgretolate anche quelle pochissime certezze sulle quali l’Olimpia sperava di poter fare affidamento. Era rimasto un solo obiettivo, lo Scudetto, che, viste le premesse (e il budget investito), sarebbe stato comunque un mero premio di consolazione (con tutto il rispetto per chi se lo porterà a casa). Se le difficoltà incontrate nella serie contro Avellino dovevano servire a mettere a punto il giusto assetto per il prosieguo dei playoff, così non è stato. Sassari ha strapazzato Milano in tutte e tre i match della serie, aprendo quello che si preannuncia un lunghissimo processo all’Olimpia e ai principali artefici di questa disastrosa stagione.

È proprio l’autore del tweet sopra citato, il bersaglio numero uno delle critiche rivolte ai giocatori dell’Olimpia, in quanto sarebbe dovuto essere il principale artefice dei successi milanesi. Arrivato per essere il leader tecnico e carismatico di Milano, ci ha spesso provato a ricoprire tale ruolo (a volte anche con discreti risultati), ma non è mai stato in grado, attraverso la sua leadership, di coinvolgere i compagni, creando una vera squadra che quest’anno a Milano non si è mai vista. Nei momenti chiave dei match decisivi è stato sempre lui a prendersi le responsabilità, come è anche giusto che sia, ma se Milano è fuori da tutte le competizioni, qualche domanda bisogna porsela. James è questo o il gioco di Pianigiani l’ha un po’ limitato?

Ecco, Pianigiani, il primo sul banco degli imputati, incapace di dare un’identità alla sua squadra, né dal punto di vista tecnico né da quello morale. Milano non è mai stata una squadra, non ha mai provato ad imparare dai suoi errori, come se questi potessero risolversi da soli in nome di una superiorità tecnica rispetto agli avversari. I giocatori della panchina sono stati coinvolti pochissimo, con gravi ripercussioni sulla chimica di squadra. Insomma, dopo il mercato estivo, non è stato fatto più nulla per rendere competitiva l’Olimpia. E le parole di Pianigiani (alla sua prima eliminazione da head coach in una serie playoff) dopo gara 3 di Sassari “Se ci fossimo stati tutti sempre sarebbe stata un’altra stagione. Abbiamo sprecato energie per il primo posto in regular season.” non fanno altro che aumentare l’arrabbiatura dei tifosi milanesi.
Sembra come se il coach non si renda conto dei tanti, troppi, errori che lui e il suo staff hanno commesso durante la stagione. Perché se si allena l’Olimpia, non basta essere in grado di “giocarsela con tutti”, perché una squadra come Milano deve vincere, e se non si vince si ha fallito.

Quale futuro attende l’Olimpia?

Pianigiani aveva detto che sarebbe stato opportuno esaminare la situazione a bocce ferme, con maggiore lucidità, dopo aver smaltito l’eliminazione dai playoff. Ma una squadra come Milano non può attendere. È già tutto in fermento su tre fronti: presidente, allenatore e giocatori. Come annunciato già da tempo, Livio Proli non sarà più il presidente dell’Olimpia, sebbene si stia dando da fare per reperire un suo sostituto. Se la decisione dovesse spettare all’attuale presidente, si punterà su una figura che possa dare continuità sia al rapporto con coach Pianigiani, sia con gran parte del roster. Nel momento in cui invece si dovesse decidere di cambiare tutto, in cima alla lista dei papabili ci sarebbero Maurizio Gherardini (nel momento in cui il budget della prossima stagione dovesse essere simile a quello di quest’anno) e Claudio Coldebella (in caso di budget ridotto).
In entrambi i casi, la scelta numero uno per la panchina sarebbe Ettore Messina (interessato a un ritorno in Europa). In subordine i nomi di Xavi Pascual e David Blatt.

Sul fronte giocatori, rinnovi in vista per Andrea Cinciarini (3 anni) e Vlado Micov (2 anni). Dovrebbero essere confermati anche tutti gli altri stranieri, eccezion fatta per Kuzminskas, Jerrels e Omic. In entrata si pensa a una guardia che si combini al meglio con le caratteristiche di Mike James e un’ala forte atletica, il nome più caldo pare essere quello di Ekpe Udoh, quest’anno agli Utah Jazz ed ex pupillo di Gherardini al Fenerbahce.