E’ l’anno di Scariolo e Marc Gasol! La Spagna è campione del mondo 2019

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Adesso posso solo peggiorare

A pronunciare queste parole, col sorriso e un’immensa soddisfazione, è Sergio Scariolo, l’allenatore bresciano che ha condotto la Spagna alla conquista della FIBA World Cup 2019, lui che meno di 3 mesi fa ha vinto il titolo NBA con i Toronto Raptors da assistente di Nick Nurse. Due trionfi condivisi con Marc Gasol, il faro assoluto di questa edizione delle Furie Rosse, evidentemente meno talentuose e profonde rispetto al passato, ma forse per questo motivo un gruppo più solido, compatto, con ruoli chiari, tanta consapevolezza e l’esperienza di chi sa come si vincono dei trofei (chiedere ai vari Llull, Rudy Fernandez, Pau Ribas e compagnia…).

Alla fine a fare incetta di premi è Ricky Rubio, MVP della finale e del torneo, autore di un Mondiale eccellente, leader di questa Spagna e braccio armato di Scariolo in campo, un giocatore che pare davvero aver trovato la maturità, a 28 anni. Un successo, per riassumere, di una squadra vera e propria, di un gruppo che ha saputo crescere durante il torneo, di superare momenti difficili e di sfruttare tutte le proprie qualità per vincere “eliminando” nell’ordine Italia, Serbia, Polonia, Australia e l’Argentina in finale.

Spagna campione del mondo – © 2019 fiba.basketball

Questa Spagna non finisce mai

E’ incredibile come le Furie Rosse del basket non finiscano mai di stupire e di vincere. Sembra ormai archiviata la generazione dei Navarro, dei Pau Gasol, dei Felipe Reyes, ma quella immediatamente successiva, dei Marc Gasol, dei Rudy Fernandez, dei Sergio Llull, ha raccolto il testimone e prosegue la collezione di medaglie. Negli anni 2000 infatti la Spagna vanta 8 podi a EuroBasket (3 vittorie), 3 podi olimpici (argento a Pechino e Londra contro degli USA ingiocabili) e 2 titoli mondiali, nel 2006 in Giappone, superando Argentina e Grecia, e l’ultimo domenica a Pechino in un torneo dove alla vigilia la squadra di Scariolo era considerata una outsider!

Don Sergio re di Spagna

Il titolo Mondiale era quello che gli mancava ed è riuscito a colmare il vuoto in bacheca col trionfo in Cina, una vittoria che ha tanto di suo, tanto di Sergio Scariolo, bravissimo ad assemblare questa Spagna con pazienza, calma, distribuendo ruoli e responsabilità, e sfruttando un rapporto costruito nel tempo coi suoi giocatori, di stima e rispetto reciproco. Una squadra che ha costruito il suo successo imponendo il proprio gioco ancorato a Gasol e Rubio, il proprio ritmo (controllato coi titolari, più alto quando entravano Llull, Rudy, Claver e Willy Hernangomez), e sulla solidità della difesa (la migliore per Defensive Rating a 93.4).

Abbiamo trovato una buona chimica, i giocatori sono stati estremamente disciplinati nel modo di affrontare le difficoltà. Un gruppo serio, unito. Quando rispetti un gioco come la pallacanestro – che si basa sulla condivisione, sull’essere una squadra, che richiede massima applicazione su entrambi i lati del campo – poi ti ricompensa con delle sorprese. E questa è decisamente la più bella di tutte“.

L’analisi di Don Sergio è lucida e perfetta, lui che in Spagna ha vinto ovunque, anche coi club (con Baskonia, Malaga e Real Madrid), ed è stato adottato al 100% (la moglie, ex giocatrice, è iberica, il figlio Alessandro ha vinto l’oro europeo Under 18 con la Spagna).

Marc Gasol è il vero MVP

Rubio è stato nominato MVP e non c’è alcun scandalo, un premio meritato per la continuità e la costanza in tutto il torneo. Però chi ha fatto davvero la differenza è stato Marc, gigantesco nel raccogliere l’eredità del fratello Pau che fu devastante al Mondiale 2006. In Cina Marc non ha avuto, per caratteristiche, lo stesso impatto offensivo, ma la sua intelligenza cestistica e il suo talento hanno fatto la differenza quando più contava, senza dimenticare l’impatto difensivo, il suo playmaking dal post basso e dal post alto, e l’incredibile intesa nei giochi a due con Rubio che hanno distrutto ogni avversario.

Decisivo, dicevamo… Solo 2 punti, ma determinanti nel finale contro l’Italia, poi gli 11 con 6 rimbalzi e 6 assist con la Serbia, 10 e 7 assist nei quarti con la Polonia e poi la clamorosa prestazione con l’Australia in semifinale: 33 punti (22 tra quarto periodo e i due overtime), 6 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate, 8 su 10 da due e 8 su 8 ai liberi! In finale ha tirato male, 2 su 9, ma ha “flirtato” con la tripla doppia da 14 punti, 7 rimbalzi e 7 assist ed è diventato il secondo giocatore dopo Lamar Odom nel 2010 a fare doppietta titolo NBA-titolo Mondiale nello stesso anno. Un gigante Marc!

Ricky Rubio e quella dedica speciale

Nel Mondiale di Bogdanovic e Jokic, di Mills, di Giannis Antetokounmpo, di Donovan Mitchell e Kemba Walker, di Gobert, del compagno Marc Gasol, a sorpresa è Ricky Rubio l’MVP, della finale e dell’intero torneo. Il futuro regista dei Phoenix Suns (triennale da 51 milioni di dollari firmato a inizio estate!) è stato impeccabile, sempre oltre i 15 punti (tranne i 5 con l’Iran), con 6 assist di media (12 contro l’Australia in semifinale) e con quella capacità di essere determinante con grande personalità, sia in difesa, sia in attacco, dove non ha avuto paura di raccogliere la sfida delle difese avversarie che lo invitavano a tirare (39% da tre su 4 tentativi di media). Un Mondiale che lo ha consacrato dopo tanti anni di lavoro (ha esordito a 14 anni con Badalona, a 17 ha vinto l’argento olimpico a Pechino) e una vittoria con una dedica speciale, la madre Tona Vives scomparsa nel 2016 a soli 56 anni per un tumore ai polmoni.

Era sempre al mio fianco, spingendomi per tirare fuori il meglio da me. Nessuno in questo mondo mi ama quanto lei: mi guida ancora ogni giorno, anche se non è qui la sento sempre con me. Sono molto orgoglioso di averla avuta, lei continua a vivere dentro di me“.