New York Knicks nel tunnel e la luce è lontana

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New York è la mecca del basket e abbiamo sentito persone, giocatori, rappresentanti di chi vuole venire… posso dirti che da quello che abbiamo sentito, avremo una offseason di grande successo quanto si tratta di Free Agent.

Questo è un virgolettato di James Dolan, proprietario dei New York Knicks, del 12 marzo 2019 quando in una intervista con Michael Kay gli era stato chiesto il suo pensiero sulla estate dei Knicks. L’intervista aveva da subito scatenato un’onda d’euforia ed eccitazione tra i tifosi della squadra di New York e qualche Insider l’aveva vista come conferma che i Knicks avevano già una specie di accordo verbale con Durant e Irving per averli nella Grande Mela.

Le scelte in Free Agency

Qualche mese dopo queste parole di Dolan non fanno altro che aumentare i rimpianti e il nervosismo dei tifosi di NY che hanno visto Durant e Irving arrivare a New York, ma sbarcando nel Borough sbagliato: Brooklyn. I Knicks sono stati ignorati e dimenticati da praticamente tutti i free agent di alto livello, e sorpresi dalle decisioni dei top player hanno deciso di rilasciare una dichiarazione ancora più insolita alla fine della prima giornata di free agency:

Sebbene comprendiamo che alcuni fan potrebbero essere delusi dalle notizie di stasera, continuiamo a essere ottimisti e fiduciosi nei nostri piani per ricostruire i Knicks e competere per i campionati futuri, sia attraverso il draft che con gli free agent da noi mirati.

Questa quotes di Steve Mills, capo del front office dei Knicks, si è rivelata preoccupante, non solo perché non c’era la necessità di rilasciare testimonianze sulla free agency, cosa che nessun’altra squadra ha fatto, ma perché i Knicks erano i primi a non capire come approcciare la free agency appena iniziata. Il tutto è stato corroborato dalle successivi firme, con addirittura quattro ali forti: Julius Randle (tre anni, 56.7 milioni), Bobby Portis (due anni, 30.7 milioni), Taj Gibson (due anni, 20 milioni) e Marcus Morris (un anno, 15 milioni).

Poche idee ma molto confuse

I Knicks hanno ancora una volta dimostrato di non avere un piano specifico da seguire nella offseason. I soldi spesi per questi quattro giocatori non sono giustificabili soprattutto pensando a come potranno essere schierati in campo. Randle sarà probabilmente la stella di questa squadra mentre Gibson e Morris porteranno esperienza per far crescere i giovani Barrett e Knox, ma rimangono comunque tutti giocatori di contorno, ben altro rispetto a quello che ci si aspettava dalla franchigia newyorkese.
Facendo come hanno fatto i Knicks proveranno (di nuovo) a vendere l’illusione della flessibilità salariale nel futuro, cosa per altro vera ma che già in questa free agency non ha portato i frutti sperati. I giocatori più forti al momento sembrano “spaventati” non dalla pressione di New York come succedeva un tempo, ma piuttosto dall’instabilità e dall’incapacità della franchigia di riportarsi sui binari migliori con un’idea e una strategia. Nessuno vuole rischiare di fare degli anni nella mediocrità e senza un progetto più o meno serio alle spalle. Così già nel 2010 il trio James, Wade e Bosh rifiutò i Knicks e poi ancora Durant nel 2016 decise di non andare a New York perché non voleva far parte di una organizzazione con una leadership instabile. E qui entra in campo la figura di James Dolan, padre-padrone della franchigia da anni, che ormai sta allontanando completamente i giocatori per il suo carattere e le sue idee.

Da dove ripartire?

Non aveva torto Steve Mills quando disse che la squadra deve essere costruita attraverso le scelte al Draft. New York nelle ultime annate, tralasciando Frank Ntilikina, scommessa non andata a buon fine, hanno scelto bene con Kevin Knox, Mitchell Robinson ed ora RJ Barrett che nelle idee di Fizdale potrebbero avere tanti minuti nelle sue rotazioni, per svilupparne il talento. L’idea è quella giusta, anche se appaiono ancora più incomprensibili le scelte fatte in free agency visto che Knox dovrà scavalcare tanti veterani (Portis e Bullock (2 anni per 21 milioni) ad esempio) mentre Barrett dovrà convivere con Dennis Smith Jr (arrivato dalla trade per Porzingis con i Mavs) ed anche con Elfrid Payton, altra scelta incomprensibile dello staff (2 anni per 16 milioni). Il talento ex Duke ha mostrato di avere grande talento e tantissime potenzialità, ma di essere un giocatore che rende meglio con la palla in mano dove può creare per sè stesso o i compagni. Lontano dalla palla non è così pericoloso, così come non è un tiratore da 3 affidabile. Tutte caratteristiche che accomunano anche Smith Jr e Payton (e pure Ntilikina che è ancora a roster ma on the block).

Troppi giocatori tutti simili con caratteristiche che non si sposano bene tra loro. E come si è visto negli ultimi anni in NBA per arrivare in fondo c’è bisogno di trovare magari meno campioni ma più giocatori in grado di stare insieme in campo e rendere al meglio, tutti. A New York questo sembra molto difficile possa succedere, almeno per quest’anno, e a Fizdale sarà richiesto un lavoro davvero difficile per ottenere qualche risultato.
Con Brooklyn pronta a dominare il mondo della pallacanestro nel “Big Apple” per i prossimi anni, i Knicks dovranno guardarsi allo specchio e provare a imparare dai propri errori, per cercare di costruire qualcosa di solido e vedere una luce, finalmente, in fondo al tunnel.